Singapore e San Gregorio Magno non sembrano poi così lontane. Dall’Asia ha già bussato a rinforzi più d’una volta Antonio Conte, da qualche settimana tecnico dell’Inter, scuotendo la sua nuova società. Con uguale carisma da ex ct, Gian Piero Ventura, che tre anni fa subentrò proprio all’allenatore salentino sulla panchina della Nazionale italiana, fa lo stesso parlando dell’opera di (ri)costruzione della sua Salernitana, senza tradire alcun nervosismo ma ostentando la sicurezza di chi non ha bisogno di retorica perché consapevole che sarà accontentato. L’estate, si sa, è stagione d’attesa. E sotto l’ombrellone, accanto al pallone, governa il politicamente corretto: il confronto con la società, il pensiero al campo e non al mercato, il lavoro che procede bene pure se al meglio non c’è mai fine. Demagogia a quaranta gradi all’ombra, buona per far sembrare chi comanda in panchina genericamente credibile agli occhi dei tifosi e aziendalista quanto basta con i dirigenti. Funziona così, nella stragrande maggioranza dei casi. È una convenzione per molti ma non per tutti: (ri)vedere per credere l’intervento di Ventura nella serata di Piazza Bacco, centro antico del piccolo comune del Tanagro che ospita il ritiro granata. Lì, a poche ore dalla fine del primo test match sostenuto dalla squadra del cavalluccio marino, il trainer genovese ha abbattuto con un soffio il muro della prudente banalità ch’è regina del momento: «Arriveranno altri calciatori - ipse dixit -. Devono arrivare, per dare sostanza e qualità alla squadra. A quel punto non dovremo porci limiti».

Sezione: News / Data: Lun 22 luglio 2019 alle 14:00 / Fonte: La Città
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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