Il calcio è materia molto più semplice rispetto a quanto la si voglia far apparire. A volte basterebbe soltanto leggere i numeri e basarsi su dati oggettivi per capire dove intervenire. Se l'anno scorso si subiscono 60 reti (e potevano essere tante, ma tante di più senza i miracoli di Ochoa) e la dirigenza decide di mantenere gli stessi difensori, con un Troost Ekong in meno, Bronn non preso in considerazione e Fazio a fine carriera, non ci si può meravigliare delle otto reti incassate in 4 gare. Con 62 tiri subiti in 360 minuti, due gol annullati per fuorigioco e la scarsa capacità del centrocampo e degli esterni di seguire i trequartisti avversari, spesso lasciati liberi di calciare a centro area. E se Gyomber inizia la sua stagione al di sotto degli standard abituali, allora c'è poco da fare. 

De Sanctis lo disse nella conferenza stampa che chiuse la passata stagione: per la Salernitana non c'era necessità di intervenire in retroguardia. Eppure è evidente che Lovato (pagato 8 milioni nell'ambito dell'operazione Ederson!) abbia lacune e che Daniliuc e Pirola, per quanto di prospettiva, abbiano bisogno di tempo per crescere e per sbagliare. Eppure, al di là di tifosi e giornalisti, tutti gli addetti ai lavori rimarcavano che la Salernitana dovesse intervenire anzitutto lì, quantomeno per non soffrire costantemente su quelle palle inattive che sono tallone d'Achille della gestione Sousa. 

Fino a gennaio la rosa è questa e, salvo innesti improbabili dal mercato degli svincolati, c'è soltanto da sperare che si trovi una soluzione. Ma non investire in difesa e risparmiare su quello che doveva essere il primo colpo è sbaglio che si rischia di pagare a caro prezzo.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 19 settembre 2023 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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