"Ma è mai possibile che a Salerno non arrivi un presidente in grado di ripagare lo smisurato amore della tifoseria?". Dal 1919 il tormentone è sempre lo stesso e in tanti, ancora oggi, si chiedono come sia possibile che realtà come Sassuolo, Chievoverona e Livorno abbiano giocato finanche competizioni europee mentre la Salernitana debba preparare - con tutto il rispetto - le gare con Monopoli, Siracusa, Picerno e Cerignola. 

Il rammarico aumenta se guardiamo quello che sta facendo il Como, una società presa in serie C e portata in A a suon di investimenti milionari al netto della presenza sugli spalti di poche migliaia di spettatori e di una storia sportiva non certo tale da immaginare un tandem offensivo composto da Nico Paz e Morata. In fondo, a Salerno, questo tipo di percorso lo abbiamo sognato appena due anni e mezzo fa. Certo, le potenzialità economiche tra la proprietà lariana e quella granata sono palesi, ma in fondo si erano creati i presupposti quantomeno per essere protagonisti e per diventare una delle prime 10-12 realtà del calcio italiano.

Riavvolgiamo il nastro. Stagione 2022-23, sacrosanto esonero di un Nicola in confusione e che stava mandando la Salernitana in serie B al netto della memoria corta di parte della stampa e della piazza. Arriva Paulo Sousa, forse il più bravo allenatore della nostra storia. I granata ottengono 10 risultati utili di fila, comandano a casa delle big, si salvano in anticipo battendo l'Atalanta e si tolgono lo sfizio di dominare a Roma pur senza avere obiettivi schierando gente come Ochoa, Candreva, Piatek e Dia e con Ribery in tribuna con il cavalluccio sul petto. 

Dopo la serata di Piazza della Concordia si iniziava davvero a pensare che le promesse fatte dalla proprietà targata Iervolino fossero vere e che si stesse entrando in un'altra dimensione. E invece, improvvisamente, ecco Ikwuemesi, Stewart, Liverani, il disastroso Sabatini-bis, Legowski, Martegani, le stanze senza aria condizionata, la chiusura dei rapporti con la tifoseria e la retrocessione peggiore della storia del calcio. Una macchia incancellabile.

Ecco, a Como hanno dimostrato a Iervolino come si fa calcio. Rapporti con società di caratura internazionale (e non imposizione di "ponti" con club storicamente rivali e che misero in campo diverse iniziative di disturbo), investimenti milionari per creare un parco giocatori di proprietà, settore giovanile che cresce e dialogo con le istituzioni per le infrastrutture. Perchè non si può pensare di vendere un Ederson all'anno e vivere di rendita senza investire, la stessa Atalanta ha dovuto vivere diversi campionati d'assestamento spendendo milioni di euro prima di potersi permettere di cedere cinque titolari e alzare comunque la vecchia coppa Uefa.

E Paulo Sousa, in proporzione, poteva essere il Fabregas della Salernitana. Un manager a 360°, profondo conoscitore di calcio in grado di trasformare calciatori discreti o normali in gente che faceva la differenza in A. Improvvisamente Gyomber impostava il gioco, Botheim sfornava assist, Pirola migliorò le sue prestazioni e finanche Bradaric azzeccava qualche cross mentre Kastanos diventava un esterno destro che teneva testa a tanti campioni della massima serie. 

E invece, al netto della chiacchierata col Napoli autorizzata dal club e di una gestione del caso pessima, lo hanno fatto partire per il ritiro senza volti nuovi, con gente che litigava, altri che si allenavano a parte, stanze d'albergo senza aria condizionata e qualcuno che raccontava di allenamenti sbagliati propinando tabelle senza senso e dimenticando che Sepe doveva essere utilizzato in attacco per arrivare ad undici calciatori per la seduta tattica. Porremo sempre la stessa domanda, sperando di avere una risposta: nel giugno del 2023 c'erano tutti gli elementi per realizzare quanto promesso un anno e mezzo prima. Iervolino, cosa è successo?

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 27 agosto 2025 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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