Inesistente, senza grinta, senza coraggio, distratta, svogliata, praticamente non scesa in campo la Salernitana nell'anticipo del venerdì sul campo della capolista Inter. Divario tecnico troppo ampio tra le due squadre, che doveva essere affrontato con una cattiveria agonistica che invece è mancata totalmente. La squadra di Simone Inzaghi ha giocato col coltello tra i denti dal primo all'ultimo minuto, come avrebbe dovuto fare una squadra con l'acqua alla gola come la Salernitana. In campo invece si è vista una compagine sfiduciata e che sembrava aver già mollato la presa sul campionato, come se avesse già alzato bandiera bianca. Stessa impressione avuta nella partita di sette giorni prima contro l'Empoli.

Eppure la classifica e il calendario danno ancora una chance, sette punti da recuperare sono tanti ma non troppi, ci sono molti scontri diretti da giocare e alcuni precedenti invitano anche all'ottimismo. A patto che non si ripetano prestazioni come quella del Meazza di Milano. Un brutto spettacolo davanti a 70 mila tifosi assiepati sugli spalti (di cui 1500 di fede campana) e milioni di telespettatori dalle tv di tutto il mondo, che hanno assistito ad una partita in cui una squadra ha fatto solo da sparring partner nei confronti della più forte, come una sorta di allenamento del giovedì. Nessun rispetto per una tifoseria che fa sacrifici, segue la squadra in casa e fuori, non fa mai mancare la propria vicinanza anche in una situazione così negativa e con spettacolo così indecorosi.

Ci sono giocatori che dovrebbero innanzitutto ringraziare la Salernitana per l'opportunità concessa, giocatori che nessuno voleva e nessuno conosceva ma che ora hanno un nome solo grazie alla società granata. Mal di pancia, atteggiamenti di insofferenza come se qualcuno li avesse costretti a firmare contratti pluriennali con la Salernitana. Potevano anche rifiutare l'offerta granata se pensavano di meritare squadre più blasonate. Si può anche retrocedere, può succedere ma bisogna farlo con dignità, da uomini prima che da calciatori, come capitato lo scorso anno con Cremonese e Sampdoria per esempio, che erano praticamente spacciate già a metà stagione ma hanno comunque onorato le gare fino alla fine. Chiudere quindi il campionato a testa alta è un dovere, provando a ripetere il miracolo di due stagioni fa o del Crotone di Nicola del 2016/2017, che recuperò da una situazione ancora più complicata di quella attuale della Salernitana. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Lorenzo Portanova
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