Rimonte incredibili, squadra che corre e combatte per 95 minuti e che tiene testa a tutte le big del calcio italiano, il coro-tormentone dedicato a Dia, 25mila spettatori contro Sassuolo e Udinese e non solo per le gare di cartello, la festa a Piazza della Concordia con oltre 5000 persone a cantare con la squadra e con lo staff tecnico, un presidente che promette investimenti e grandi colpi di mercato, quel Dia all'84' che resterà a vita nella storia della Salernitana e nei nostri cuori. Sembra passata una vita, invece stiamo parlando di tre mesi fa. Quando, grazie all'avvento di Paulo Sousa, una rosa allo sbando guidata da Nicola si era trasformata in una corazzata quasi imbattibile, capace di regalarci una quindicina di gare da brividi e che ci hanno emozionato. C'era l'obbligo morale di ripartire da lì. Non perchè Salerno pretendesse l'Europa o la zona sinistra, ma perchè effettivamente si era creato un qualcosa di bello tra tutte le componenti. E invece, per la seconda estate di fila, il giocattolo è stato rotto o, comunque, danneggiato. Prima Sabatini, mandato via improvvisamente per problemi di “comunicazione”, ora una serie di eventi che giustificano un avvio di stagione ben al di sotto delle aspettative. Sousa che flirta con il Napoli, abbonamenti dai costi alti, allenatore che in conferenza si lamenta e che deve fare un intero ritiro senza volti nuovi e con gente scontenta o fuori rosa, la prima trasferta a Roma con Motoc, Sfait e Iervolino come alternative.
Quel 2-2, fortunoso e frutto delle giocate di un singolo campione, ha ulteriormente offuscato chi vedeva in qualcuno di noi la volontà di destabilizzare e aspettare le sconfitte della Salernitana. Invece costoro (a proposito, se ne sono perse le tracce) avevano la presunzione di sentenziare sui social senza aver l'umiltà di immaginare che un giornalista che segue da vicino le vicende della squadra, parla con i diretti interessati e si confronta con dirigenti e procuratori ogni giorno, può avere una visione collettiva molto più ampia e precisa. E se questi personaggi, invece di pensare ancora alla vecchia società per giustificare tutto, avessero onestà intellettuale non potrebbero che riconoscere che, di questo passo, si rischia tanto. Ci voleva un grande stratega del calcio per capire che manca un difensore centrale a una retroguardia che soffre i corner come un calcio di rigore? Ci voleva l'algoritmo per rendersi conto che non si può fare la A con 4 centrocampisti, due dei quali reduci da infortuni seri? Ci voleva il tecno-entusiasmo per stabilire che nei mesi scorsi segnava solo Dia e che mantenere la stessa ossatura non equivale a risultati certi, soprattutto in un torneo senza la Samp con problemi societari e una Cremonese retrocessa a novembre? Già, l'ossatura.
Il nuovo tormentone estivo. Detto della difesa, antico cavallo di battaglia del sottoscritto e cronico tallone d'Achille della Salernitana, stanno venendo meno tutti i pilastri. Ochoa è insicuro, Lassana è out, Dia non aspetta altro che andare via, il Maggiore, bravo calciatore, è un fantasma da quando ha lasciato lo Spezia, Mazzocchi non gioca una partita sopra la sufficienza da prima della convocazione in Nazionale, Bradaric è un esterno normalissimo che fa fatica. Per non parlare di Kastanos, ormai studiato dagli avversari, e Botheim, uno che oggi non sarebbe titolare nemmeno in B. Per i nuovi acquisti, come sempre detto, giudizio sospeso. Cabral è giocatore vero, non a caso uno con pregresse esperienze in A. Martegani ha qualche colpo e siamo curiosi di vedere, nel tempo, Ikwuemesi e Legowski. Tuttavia, a loro, andava obbligatoriamente affiancato qualcuno d'esperienza, anche per tenere alto l'umore di un allenatore passato repentinamente da re Mida a parafulmine e che ha perso entusiasmo. E se Sousa non è Sousa anche l'ossatura torna ad essere quella della gestione Nicola. Stavolta con una falsa partenza e un calendario tremendo da marzo in poi…
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