Palermo, Sampdoria, Sassuolo, Frosinone, Bari, Spezia, Cremonese. Senza sottovalutare realtà come Catanzaro e Pisa e quelle matricole di categoria del calibro di Modena, Cittadella e Brescia contro le quali è sempre difficile giocare.

Non è retorica affermare che la prossima serie B sarà una vera e propria A2, la categoria più affascinante e complessa di tutto il panorama calcistico italiano (e non solo) che eravamo riusciti a superare grazie alla bravura della società precedente e nella quale ripiombiamo a testa bassissima dopo uno dei campionati peggiori della storia e con una serie di incertezze che mettono i brividi ripensando alle promesse fatte nel gennaio del 2022 e alla grande festa di Piazza della Concordia che diede a tutti la sensazione netta di essere entrati in un'epoca felice per il calcio salernitano.

Si fossero chiamati Lotito, Mezzaroma e Fabiani, oggi leggeremmo striscioni, comunicati di dissenso, prese di posizioni dure anche da parte degli organi di informazione che, invece, in questi due anni hanno preferito sostenere tesi deliranti o fungere da veline piuttosto che raccontare la verità, anche a costo di contraddire un maestro di calcio come Sousa che, in fondo, ha avuto il merito di aver capito l'andazzo prima di tutti. 

E' questo che non si riesce a capire. Si è passati dalla contestazione a prescindere nei confronti di una società vincente, con tanto di diserzione e teorie di galleggiamenti volontari ovviamente smentite dai fatti, a quei tappeti rossi ancor prima di vedere all'opera l'attuale proprietà. Intendiamoci: nessuno invoca contestazioni, offese e proteste che vadano oltre una dialettica costruttiva. Ci mancherebbe altro. Ma a volte una presa di posizione intelligente e collettiva può sortire effetti migliori del sostegno a prescindere. Sotto il piano dell'appartenenza non c'è ormai più nulla da dimostrare.

D'altronde è una piazza che spesso si schiera in base a simpatie e antipatie, basti pensare a quanti alibi sportivi sono stati concessi a un dirigente che ha speso 1,3 milioni di euro per Manolas e Boateng, che ha garantito un ricco quinquennale a Sepe, che prese Perotti, Mikael e Mousset e che ha chiuso il pessimo mercato di gennaio con la ciliegina sulla torta Liverani mentre chi c'era prima e portava Gabionetta e Di Napoli in C o Ribery senza società e con un trust era visto come il diavolo impersonificato. A volte un po' di equilibrio e onestà intellettuale non guasterebbero.

Siamo retrocessi virtualmente a febbraio, dopo la sconfitta interna con l'Empoli e la conseguente scelta di Sabatini di affidare la panchina a Liverani. Eppure, tre mesi dopo e a 30 giorni dalla partenza per il ritiro, è ancora tutto in alto mare mentre altrove presentano direttore sportivo, allenatore e primi innesti. Ne stiamo leggendo tante, in queste ore. C'è chi attribuisce alla società l'alibi della politica, come se poi fossero stati De Luca e Napoli ad allestire una delle rose peggiori di sempre affidando le chiavi dell'attacco a Ikwuemesi e quelle della retroguardia a Lovato, Bronn e Pasalidis.

C'è chi rimarca di continuo quanto Iervolino abbia speso dimenticando, però, i 32 milioni di euro all'anno di diritti tv, i ricavi da botteghino, la plusvalenza Ederson, il marketing e gli sponsor. C'è chi ha deciso di accantonare ogni sorta di legittima e civile contestazione prendendosela, però, con un calciatore da 502 presenze in serie A che è stato tra i pochissimi a sudare la maglia.

La verità è che, volendolo, si potrebbe presentare alla città uno squadrone per la categoria, senza scuse di alcun genere. 25 milioni di paracadute, una ventina tra cessioni e riscatti (per tenerci bassi), metà monte ingaggi già dimezzato, 7 milioni tra Sky e DAZN, abbonamenti e le risorse di uno degli uomini più facoltosi d'Italia e davvero non si può puntare da subito al ritorno in quella categoria dove è stata presa con bilanci ok e una cifra da affare vero? Si vuole propinare alla tifoseria una rosa di giovani di prospettiva?

Da chi palesava la volontà di portare la Salernitana nella zona sinistra della classifica in serie A, ci si deve aspettare il massimo in cadetteria. Unico modo per riconquistare la fiducia di chi, in fondo, ha deciso di attendere senza contestare in via ufficiale perchè continua a credere - come noi - che uno Iervolino di nuovo carico, entusiasta e motivato possa essere il vero colpo del mercato di gennaio. Non si perda ulteriore tempo, dopo aver dilapidato il vantaggio della retrocessione anticipata. Non si rincorrano dirigenti a fine carriera o giovani senza esperienza.

Con un progetto serio e investimenti, Salerno in B ha tutto per attrarre il top, per convincere allenatori di spessore, per spingere giocatori di categoria superiore a scommettere su questa sfida. Non vogliamo credere che un imprenditore di tale spessore, che ci ha regalato due campionati da sogno e che ha sborsato fior di milioni, voglia vivacchiare in B e non abbia le possibilità per rendere la Salernitana la squadra da battere. Da subito. Basta poco per trasformare lo scetticismo in applausi, lo insegna la storia del calcio. E' soltanto un discorso di volontà.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 11 giugno 2024 alle 00:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
vedi letture
Print