La straordinaria rimonta del Lecce sul Milan, il colpaccio dell'Empoli contro un Napoli apparso modesto anche la settimana scorsa all'Arechi ("Ma non sono queste le partite da vincere" cit.), la risalita dell'Udinese coincisa con il cambio di allenatore, il grande cuore del Cagliari che forse avrebbe meritato il pareggio a Torino con la Juventus, l'ennesima vittoria casalinga di un Genoa che, pur neopromosso, ha investito quasi 50 milioni di euro sul mercato riempendo contestualmente lo stadio. Quest'ultimo turno di campionato lascia in eredità la sensazione che la nostra Salernitana sia, purtroppo, la più scarsa di tutte.
E non ci riferiamo solo all'aspetto tecnico. E' vero che la difesa è costantemente in affanno, è vero che a centrocampo siamo numericamente pochi ed è verissimo che il solo Dia sembra in grado di garantire gol pesanti e numerosi, ma ben pochi possono contare su gente come Ochoa, Gyomber, Candreva, Coulibaly e lo stesso Dia. Calciatori che potrebbero trovare spazio in quasi tutte le formazioni che militano nel torneo di massima serie. La Salernitana è scarsa soprattutto dal punto di vista mentale. Squadra scarica, stanca, senza idee, divisa in gruppetti, con uno spogliatoio sovente in fibrillazione, gente che va per conto suo e che si lamenta in privato per lo scarso minutaggio e una panchina che vive passivamente quanto accade sul terreno di gioco.
Il derby col Napoli è l'emblema di quest'appiattimento generale, pericoloso e inspiegabile. Clima freddo sugli spalti, stadio mezzo vuoto, nessuna protesta per palesi torti arbitrali (idem a Reggio Emilia, c'era rigore netto), un solo ammonito, nessun intervento duro tipico di gare così sentite in cui l'agonismo è l'unica arma per colmare il gap tecnico, riserve sedute in silenzio a guardare la partita e un allenatore che si dice soddisfatto pur con zero tiri nello specchio della porta. Tutto davvero molto triste
Ancor di più perchè ci si aspettava una presa di posizione da parte della proprietà, trincerata invece dietro questo silenzio assordante che costituisce il vero campanello d'allarme. Perchè Salerno non ha paura di lottare per non retrocedere, nè abbandonerebbe la nave in caso di malaugurata retrocessione. Quello che sconcerta, però, è questo clima quasi di rassegnazione generale, in totale contrapposizione con quanto la proprietà aveva dimostrato nella prima parte del proprio percorso. Al di là delle promesse non mantenute (famiglie allo stadio, zona sinistra, mai più campionati di sofferenza, terzo anno come quello dei grandi investimenti), notiamo un trascinarsi e un "decidere di non decidere" che rischia di compromettere una situazione già drammatica.
Partiamo da De Sanctis, sul quale ci siamo già ampiamente espressi: è davvero incomprensibile che non sia stato ancora esonerato. Un anno fa ha speso 25 milioni per una difesa che sta mostrando lacune clamorose, mandando via gente di spessore e che oggi la tifoseria rimpiange. Poi il rapporto burrascoso con Nicola ("Moriremo insieme" cit.), un mercato estivo da 4 in pagella e, soprattutto, l'assenza di esperienza e di carisma tale da gestire lo spogliatoio e fungere da sergente di ferro. Chi tutela la Salernitana maltrattata dagli arbitri? Chi evita fughe di notizie o alza la voce con quei senatori che non mettono impegno nè sudano la maglia? Un "Sabatini" metterebbe d'accordo tutti, a gennaio serve gente scafata per fare mercato.
Poi c'è il discorso Paulo Sousa, quello che in estate veniva accusato di destabilizzare, di voler perdere appositamente per farsi esonerare, di demotivare il gruppo e di depotenziare i nuovi. Assurdo. Il tecnico portoghese, rispetto a chi affermava d'aver allestito una rosa superiore a quella dell'anno scorso, aveva fatto suonare in anticipo il campanello d'allarme portando avanti quell'operazione verità che ai fautori del "iat a mar" dava tanto fastidio. E' vero, dopo l'incontro col Napoli qualcosa si era rotto. Ma se le sue ambizioni fossero andate di pari passo con quelle della società, forse a quel punto non ci saremmo mai arrivati.
A nostro avviso Sousa ha una sola vera "colpa": aver fatto rendere una squadra già lacunosa l'anno scorso come fosse una corazzata imbattibile. Senza Sousa la Salernitana avrebbe rischiato grosso già pochi mesi fa, solo la mano del mister permise di fronteggiare alla pari le big del calcio italiano, di collezionare dieci risultati utili di fila e di salvarsi divertendo. Appena è venuta meno la "garra" del mister, ecco che la rosa si è espressa per quello che è il suo reale valore. Chi poi se la prende con la preparazione estiva provi a lavorare 50 giorni senza volti nuovi, con portieri schierati in attacco per far numero, gente con la valigia in mano, musi lunghi, litigi interni e l'assenza di aria condizionata nelle camere d'albergo.
Salerno non ha l'anello al naso e ha capito perfettamente quali dinamiche spingano taluni a perorare la causa di uno criticando aspramente l'altro. Gli stessi che, fino a giugno e per motivi evidenti, esaltavano Nicola e chiedevano l'esonero del ds. E gli stessi che in estate, fossero stati presenti sui posti e avessero operato in coscienza senza omertà per paura della gogna dei social, avrebbero dovuto raccontare quanto stava accadendo per far sì che oggi nessuno si meravigliasse di un ultimo posto, con zero vittorie in 12 gare e record negativi infranti in serie.
C'è tempo per recuperare? Assolutamente sì, pur col rammarico d'aver rotto per due volte di fila un giocattolo perfetto. Per essere credibili e alimentare la speranza, però, c'è bisogno di dare una scossa. E la scossa si chiama direttore generale. Uno che già oggi individui eventuali mele marce, che entri nella testa e nel cuore dei calciatori, che sotto traccia lavori per prendere giocatori da presentare alla città già il 2 gennaio senza aspettare i saldi o lo straniero sconosciuto. Mentre il medico studia il malato muore, a Sabatini bastò una frase per pungere nell'orgoglio ogni componente e ricompattare tifoseria, staff tecnico e spogliatoio.
Certo, non sempre il Cagliari si "suiciderà" a Venezia o si arriverà a novembre con Sampdoria e Cremonese già virtualmente retrocesse. Ma siamo certi che Iervolino sia persona troppo intelligente per gettare alle ortiche i sacrifici anche economici fatti in questo primo biennio da presidente granata. Mai crederemo alla folle teoria del paracadute, un dramma economico e personale per chi ha già dato tanto a Salerno e alla maglia granata e che forse, dall'amministrazione e dalla regione, avrebbe meritato quantomeno un po' di considerazione in più.
Un umile consiglio, presidente: la salvi, investa il dovuto a gennaio, compia quest'impresa, entri definitivamente nella storia .Poi a giugno, a bocce ferme, saremo tutti dalla sua parte se parlerà con chiarezza e spiegherà come si possa passare dai 30 milioni per Pinamonti all'algoritmo. Al suo fianco c'è un top player come Milan: aggiunga una figura di spessore, carismatica e credibile e saremo tutti di nuovo sintonizzati sulle frequenze del 7%. Forza Salernitana!
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