Facendo un bilancio della situazione attuale, ci rendiamo tristemente conto che in fondo basterebbe copiare e incollare l'editoriale di un mese e mezzo fa piuttosto che dilungarci con qualsivoglia tipo di analisi. Perchè, purtroppo, non è cambiato assolutamente nulla. La Salernitana ha chiuso la sua pessima stagione mestamente ultima in classifica senza che nessuno si scusasse con i tifosi rimborsando gli abbonati, avevamo una squadra che farebbe fatica in serie B e che, grazie a Iervolino, Sabatini e De Sanctis, ha battuto una serie di record negativi mortificando la propria tifoseria. Ciononostante c'è un assordante silenzio che rende misterioso il futuro di un club partito tra proclami e promesse, che giurava di parlare alla gente con costanza e che oggi non proferisce verbo anche a cospetto dello spettacolo offerto da quasi 1000 persone che hanno affollato Piazza Casalbore per festeggiare il compleanno numero 105 coinvolgendo bambini e famiglie.
Il presidente Iervolino e i suoi più stretti collaboratori avrebbero il dovere di uscire allo scoperto e di far capire al pubblico e alla stampa locale una serie di cose che non riusciamo proprio a comprendere. Questa metamorfosi così palese, emersa in pieno la scorsa estate con un mercato pessimo e un ritiro ricco di problematiche, non può essere giustificata soltanto da qualche critica social (giustamente condannata e segnalata all'ufficio legale) o dalla diatriba con la classe politica che non è mai stata d'aiuto, ma certo non ha scelto Ikwuemesi, Simy e Stewart per l'attacco o Pirola e Pasalidis in difesa. Nessuno vuole imporre nulla al patron, ci mancherebbe, e nessuno può disconoscere il grande lavoro fatto nei due campionati precedenti e gli investimenti certificati dai bilanci. Sarebbe intellettualmente disonesto. Tuttavia riteniamo che, dopo aver disatteso una serie di promesse portando in B un club preso in A, sarebbe giusto, rispettoso e doveroso riprendere la strada del dialogo. Perchè, ribadiamo, la retrocessione rischia di essere il male minore. E' nel diritto di un imprenditore fare un passo indietro se si accorge che il mondo del calcio è diverso rispetto alle aspettative iniziali. E' doveroso fare delle riflessioni se le spese superano i ricavi e si andrà a fare la B con un monte ingaggi spaventoso e introiti più che dimezzati. Se, però, ci ritroviamo in questa situazione, è giusto che gli artefici principali si assumano le proprie responsabilità spiegando con chiarezza e senza possibilità di fraintendimenti come si vogliano risollevare le sorti della Salernitana.
Le domande sono sempre le stesse: perchè Iervolino ha perso entusiasmo? Perchè si sta creando un clima tale da aver "paura" di manifestare un civile dissenso? Come è possibile passare dal sogno europeo ai dubbi sulla permanenza, ancor di più dopo aver ricevuto un'accoglienza da brividi, mai garantita a tutti i suoi predecessori? Perchè un pubblico che sta già soffrendo - sul piano sportivo - e che è stato "scippato" di un sogno atteso 23 anni non ha diritto di capire in che direzione si stia andando? Quasi tra l'indifferenza generale, Salerno e la sua provincia (per la stragrande maggioranza di fede granata) hanno perso una serie A che garantiva una vetrina importantissima alla squadra e alla città, un prestigio conquistato sul campo a suon di campionati vinti e con i tifosi che hanno avuto un ruolo decisivo. Si può almeno invocare chiarezza? Se proprio ci si vuol fare da parte, si può evitare di vivere nell'indecisione fino a luglio? E se nessuno si fa avanti, si resta con convinzione e voglia di vincere o si rischia di vivacchiare in B pensando alla salvezza? Che affidabilità può avere un fondo che non si sa a chi fa capo, che pone come condizione quella di pagare a rate e di cedere i calciatori più interessanti e che, da due mesi, non formula l'offerta vincolante?
Il ritiro di Rivisondoli sembra lontano, ma è tremendamente vicino se si pensa che, in 20 giorni, bisognerà collocare altrove una quindicina di calciatori, ragionare con altri in ottica permanenza chiedendo di abbassare gli stipendi, corrispondere buonuscite, piazzare chi rientrerà dal prestito o è attualmente fuori rosa, individuare un allenatore da progetto, con una rosa in odore di rivoluzione e che - sia chiaro - deve presentarsi ai nastri di partenza come una delle più forti. Senza se e senza ma. Presa in A, in A deve tornare. Petrachi è l'unica nota positiva di questi mesi così negativi, Fare peggio dei suoi predecessori è impresa impossibile, a lui ci affidiamo perchè serve anzitutto un sergente di ferro che stili un rigido regolamento interno dopo la totale anarchia della precedente stagione fatta di mugugni, mal di pancia e situazioni che non hanno fatto onore a nessuno. Cari calciatori, fatevi un giro sulle bacheche facebook o vedete le immagini proiettate oggi al Duomo. C'è gente che, tra mille difficoltà, vi ha seguito e sostenuto fino alla fine, che ha dedicato parte della propria esistenza ai colori granata. La Salernitana è qualcosa di famiglia, di viscerale, che ha portato centinaia di persone a piangere a dirotto per la morte di Gianni, Armando e Gerardo perchè erano "tre di noi", innamorati della Bersagliera. Noi non pretendiamo giocatori forti ma anzitutto uomini.
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