Ne abbiamo lette davvero di tutti i colori dopo l'alterco in allenamento tra Lassana Coulibaly e Pasquale Mazzocchi. Cose di campo. Semplicemente cose di campo tra due calciatori che fanno dell'aggressività e dell'agonismo due delle doti principali. Non ci interessa sapere chi "abbia cominciato", chi abbia reagito male, chi debba chiedere scusa per primo. C'è una società deputata a far rispettare il regolamento interno, l'allenatore oggi ha preso una decisione escludendoli dall'amichevole col Picerno, forse pagheranno una multa e capitolo chiuso. La foto della stretta di mano è bella, sincera e testimonia maturità e consapevolezza d'aver commesso un errore umano che di tanto in tanto capita a tanti colleghi da quando esiste il calcio. Una bella cena offerta alla squadra, allo staff e alla dirigenza e amici come e più di prima per il bene della Salernitana nel rispetto di quelle persone che hanno assistito alla scena e alle quali hanno chiesto pubblicamente scusa. Certo, la solita ingenerosa caccia al "giornalaio destabilizzante" è stata del tutto ingenerosa e, a tratti, in malafede. C'è gente (i "nostri", i "concorrenti", colleghi anzitutto amici) che ha investito tempo e denaro per raccontare i fatti in tempo reale e che meriterebbe quantomeno rispetto da parte di chi usufruisce 24 ore su 24 di un servizio gratuito e ha pure il cattivo gusto di disprezzare. Nessuno obbliga a comprare il giornale, ad aprire un sito o ad accendere la televisione. Un grazie sarebbe cosa gradita, se proprio non si vuole essere corretti ed educati si evitasse almeno di puntare il dito contro chi ha fatto semplicemente il proprio mestiere. Stop.
E fa ancora più ridere che i contestatori del web sono gli stessi (razza in via d'estinzione, fortunatamente) che danno credito a qualche goffo tarchiato licenziato ovunque da quando ha perso la raccomandazione e che, senza avere un aggancio, una fonte, un contatto nè la stima della società è riemerso dal nulla per pontificare contro chiunque nel consueto sfogo fatto di vezzeggiativi, frecciate e riferimenti vaghi senza avere il coraggio di fare nomi. Anzi, complimentandosi al telefono "perchè lavorate bene, mica ce l'avevo con voi?". Se poi, dopo telenovele infinite e "Matador" a cena dirigenti, si vuol credere che chi non va in ritiro, non vede una partita, non sente un procuratore, non segue un allenamento, non va a una conferenza o non lavora per nessuno abbia fonti attendibili beh...vuol dire che a qualcuno piace essere preso in giro. E forse i colleghi che sono in Abruzzo e che sono stati tacciati di qualunque cosa dovrebbero prendere esempio. A che serve dare un'anteprima, fare un'esclusiva, realizzare un'intervista, raccontare la partita o disquisire di mercato se basta attaccare i più attaccati o scrivere demagogicamente ciò che la gente vuol leggere per accaparrarsi nientemeno che il like del nickname anonimo?
Tornando a cose più interessanti e scusandoci per la digressione, chiudiamo l'argomento "Lassana-Pako" con un pensiero che ci proietta all'argomento successivo: probabilmente la lite ha fatto più rumore del dovuto perchè si aggiunge ad una serie di cose che non stanno andando per il meglio. Forse senza alberghi privi di aria condizionata, lo zero alla casella degli acquisti al 24 luglio, le liti sui giornali coi procuratori e il caso Sousa sarebbe passato tutto sotto traccia, invece c'è stato il timore che i nervi siano saltati per l'accavallarsi di situazioni che potevano essere gestite meglio. Guai, però, ad appoggiare la tesi di chi propone gli allenamenti a porte chiuse. Perchè - e il bicchiere è mezzo pieno - è stato soprattutto il ritiro dei bambini e delle famiglie. Di uno store ufficiale organizzato e di un villaggio per i più piccoli. Dei convegni, dei concerti, degli spettacoli e dei dibattiti a tema. Della gente che gode le bellezze di un paese accogliente, bello, in cui si mangia bene e che ha accolto con affetto la Salernitana e i salernitani. Rispetto ad un passato fatto di chiusure, freddezza e distacco è già un enorme passo avanti, che vale più di un colpo di mercato. Perchè il via-vai di giovanissimi bardati di granata e i giocatori e il mister che camminano tra la gente creano attaccamento, generano nuovi tifosi e, di conseguenza, riempiono lo stadio e aggiungono punti. Sul piano calcistico, poi, si può discutere. C'è il partito degli ottimisti che parla della famosa "base da cui ripartire". E in effetti mica Lecce, Frosinone, Empoli, Verona, Genoa e Cagliari hanno Dia, Ochoa, Gyomber, Bradaric, Mazzocchi, Coulibaly, Candreva e Kastanos? C'è, però, la consapevolezza d'aver consegnato a un allenatore vero che sa lavorare sul campo una rosa con la stessa difesa che ha preso 60 gol dimostrandosi Gyomber-dipendente e senza attacco, con annesso rischio di perdere il bomber da un momento all'altro. Tra meno di un mese si inizia a fare sul serio, il calendario impone una partenza super ed entro una settimana 2-3 innesti devono arrivare. Ok l'autosostenibilità, ok che ci sono stati i riscatti di Pirola e Dia, ok che non serve rivoluzionare la rosa, ok che le altre non è che stiano facendo faville, ok che ad agosto diventa possibile ciò che oggi è proibitivo, ok che eravamo abituati al "i migliori acquisti sono le mancate cessioni dei migliori", con annessi casi Dezi-Ceravolo, ma nemmeno si può passare dalla critica ossessiva a prescindere all'osanna a priori. Con qualunque altra società al timone, 0 acquisti in un mese sarebbe stato motivo sufficiente per lamentarsi. La via di mezzo è sempre la strada maestra: siamo certi che i colpi arriveranno tra qualche settimana e condividiamo pure la politica sui giovani, ma se c'è il Sansone o il Saponara di turno svincolato è necessario farci quantomeno un pensierino. Ad ogni modo siamo sicuri che, al primo settembre, ammireremo una Salernitana competitiva. Con un grande allenatore, una società che ha largo credito nei confronti del pubblico dopo, di fatto, tre salvezze in un anno e mezzo e un pubblico che, senza la vergognosa querelle curva Nord, oggi avrebbe garantito già oltre 12mila abbonamenti.
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