Chi pensa che le critiche odierne siano frutto della sconfitta con i campioni d'Italia è fuori strada. Chi vuol bene alla Salernitana non si è mai fatto trasportare da facili e pericolosi entusiasmi cadendo nella trappola di chi ha fatto passare questa rosa come una fuoriserie. Dice bene Nicola quando afferma che "rompe le scatole chi prospetta scenari differenti dalla salvezza", peccato però che queste aspettative siano state create da una società che ha salvato il calcio a Salerno, che in un anno ha compiuto un miracolo sportivo - anche con un pizzico di fortuna - ma che dovrebbe affidarsi a persone che abbiano esperienza in un contesto insidioso come quello calcistico. Sicuramente l'ossatura è buona: Dia e Piatek hanno giocato i mondiali, Bonazzoli è un attaccante che può far male a chiunque se messo in condizione, Bohinen e Coulibaly sono due garanzie, Fazio la guida esperta di cui tutte le squadre hanno bisogno, Gyomber quel muro che sta mancando tanto e a cui andrebbe rinnovato subito il contratto. Senza dimenticare Candreva, Mazzocchi, quell'Ochoa che finalmente darà sicurezza tra i pali. Facendo un'analisi a mente fredda, anche dopo il 4-0 sulla Sampdoria o il 2-2 dello Stadium, era comunque difficile immaginare - ad esempio - che una difesa che aveva subito 80 gol potesse fare il salto di qualità semplicemente con giovani di belle speranze e che, ad oggi, stanno deludendo molto come nel caso di Lovato. Uno che anche a Cagliari, per la verità, non aveva lasciato il segno.

A centrocampo, invece, è mancato da sempre un vice Bohinen e un vice Lassana, con Maggiore costretto a giocare fuori ruolo prima dell'infortunio, Kastanos e Capezzi bocciati dal tecnico e Vilhena che è passato presto da "colpaccio" a "oggetto misterioso". E sulle fasce le alternative Sambia e Bradaric, ad oggi, hanno dato poco o nulla alla Salernitana, stesso discorso per Valencia e Botheim che magari saranno fortissimi in prospettiva futura ma acerbi per chi "punta alla zona sinistra della classifica, subito dietro le grandi ci siamo noi". I se e i ma non fanno la storia e la controprova non esiste quando si ragiona per ipotesi, ma davvero la rosa che si salvò nella seconda parte della stagione, puntellata con un top player per reparto, avrebbe fatto peggio? 40 milioni di euro era budget tale da potersi muovere diversamente, mantenendo i vari Verdi, Ranieri, lo stesso Djuric che non saranno fenomeni ma che incarnavano lo spirito di una squadra che, ad ora, appare spenta anche sul piano agonistico. Quello che era il marchio di fabbrica di Nicola. Che ieri, diciamolo apertamente, ha sbagliato tutto. Anche chi non ha studiato a Coverciano sapeva perfettamente che opporre a Leao Lovato (ad ora impresentabile) e due difensori lenti come Fazio e Radovanovic fosse una "follia" tattica, con Sambia che non fa la fase difensiva. Giocare alti contro un avversario di quel livello significa consegnarsi alla goleada, evitata da un portiere incerto sullo 0-1 ma al quale non si può non tributare un applauso per lo spettacolo offerto nel secondo tempo. Stile, classe, reattività: a Cesare quel che è di Cesare, è stato un ottimo colpo di mercato. Ma non basta.

Alla ripresa era lecito attendersi almeno un centrocampista e un esterno destro, Nicolussi Caviglia è ok in prospettiva ma ora abbiamo bisogno di certezze. “Il mercato è lungo, si è appena aperto e in questa fase stiamo guardando con attenzione alcuni profili. Decideremo dopo la prossima partita di domenica contro il Torino”, assicura Iervolino. Non siamo in modalità Instant Team, ci mancherebbe, e il +8 resta traguardo per il quale tutti avremmo firmato 4 mesi fa, ma sottovalutare il problema e non ascoltare un campanello d'allarme che suona da tempo sarebbe un errore. L'anno scorso ci siamo salvati anche perchè tutti scommettemmo sul famoso 7% creando quel clima da battaglia sportiva che i calciatori avvertivano e che si tramutò in punti e vittorie. In quel caso davvero ogni componente ha fatto la differenza. Stavolta avvertiamo un rilassamento generale, al punto che una critica costruttiva viene vista come una lesa maestà. Non è così. In fondo non eravamo destabilizzatori quando, dopo il comunicato di novembre, raccontavamo di frizioni ancora esistenti tra le parti nè lo siamo oggi quando affermiamo che Nicola rischia grosso se non batte il Torino, che il ds ha responsabilità evidenti e che il presidente, al quale diremo sempre grazie, deve intervenire prima che sia troppo tardi.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 gennaio 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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