Tanto tuonò che piovve. E non ci voleva certo l'oracolo di Delfi per immaginare che, dopo il dietrofront post Bergamo, Nicola avesse comunque le ore contate. Non ce ne voglia l'ex allenatore della Salernitana, ma pare abbia fatto davvero di tutto per farsi licenziare. Già i numeri di per sè erano contro il tecnico granata (1 sola vittoria in 10 gare, peggior difesa, peggior media di tiri in porta a partita), se poi vai a Verona contro un avversario modesto e ti schieri di nuovo a tre in difesa, con Candreva esterno difensivo, Dia a 30 metri dalla porta e con i cambi offensivi ben oltre l'ora di gioco è evidente che - metaforicamente parlando - ti scavi la fossa da solo. Certo, umanamente dispiace e nessuno disconoscerà i meriti per la salvezza precedente, pur macchiata dallo 0-4 con l'Udinese che già fece trasparire lacune tattiche e di lettura piuttosto preoccupanti.

Ma ancora una volta Nicola ha fallito la missione quando chiamato ad incidere dall'inizio e non da subentrante in situazioni disperate.
Ne abbiamo visti tanti, troppi di errori, spesso associati a disamine in sala stampa a dir poco sconcertanti. Quantomeno per rivedere le partite, visto che i suoi racconti erano spesso opposti rispetto al pensiero comune. Voltiamo pagina, andiamo avanti e speriamo che un mese e mezzo di errori dettati dall'inesperienza non abbiano compromesso una stagione che, ora, va assolutamente salvata. Nemmeno in questo caso ci voleva il suddetto oracolo per capire che il +10 fosse vantaggio sul quale non cullarsi. Perchè era evidente già allora la spaccatura tra le varie anime del club, perchè molti dei volti nuovi non hanno reso, perchè giù giocano con grinta, cattiveria e attaccamento che sono doti clamorosamente venute meno a Salerno. Anche da parte dell'ambiente, quasi sereno per una salvezza tutt'altro che raggiunta. La Sampdoria, con mille problemi societari, è gagliarda e ha preso 2 punti a Monza e Inter meritandone almeno 4, il Lecce ha una rosa inferiore eppure ha giganteggiato contro Atalanta, Lazio, Roma e Milan, la Cremonese non vince ma a Napoli, sotto di tre gol, pressava a tutto campo.

Qui, invece, ci stavamo abituando ad accontentarci di una Salernitana spenta, abulica, che a noi ricorda quella della stagione ‪2018-19‬. Inizio promettente, poi l'addio di Colantuono, un mercato di gennaio fatto di dietrofront e arrivi poco efficaci e una serie di sconfitte di fila che, per poco, non causavano la retrocessione. "Ma in fondo ci basta una sola vittoria per salvarci"  era il mantra dell'epoca, quando qualcuno provò a dire che Gregucci fosse in confusione e che quel gruppo fosse spento. Le perdemmo tutte, o quasi, salvandoci anche per le sventure giudiziarie del Foggia. Ecco, la speranza è che l'esonero tardivo di Nicola e i mancati investimenti nel mercato di gennaio non siano propedeutici di un finale di stagione in apnea. Comunque vada a finire - e siamo certi che ci salveremo - a giugno occorrerà una riflessione a 360°. Caro presidente, lei ha speso tanto e ha fatto bene a fidarsi dei suoi tesserati e collaboratori. Ma se questo era l'anno zero per un progetto a medio-lungo termine forse c'è stato qualche passaggio a vuoto. Decidere di non decidere è sempre pericoloso. Tutto fa esperienza, siamo sicuri che alla fine festeggeremo un'altra salvezza. Intanto ci accontenteremmo di non far fare allenamento a porte aperte ad una Lazio che verrà qui agguerrita e desiderosa di riscattare l'umiliazione di ottobre sotto gli occhi di Lotito. Salerno chiede anzitutto undici leoni, maglia sudata e rispetto. In bocca al lupo al nuovo mister e che sia un Arechi che...faccia l'Arechi!

Sezione: Editoriale / Data: Sab 18 febbraio 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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