Doppio ex della sfida in programma la settimana prossima tra Salernitana e Cremonese, il centrocampista Jadid è tra i pochi, dell'era Lombardi, ad aver lasciato un buon ricordo. Giocatore dai piedi buoni, sempre ultimo a mollare e primo a metterci la faccia nei momenti di difficoltà, arrivò a ottobre fortemente voluto dal direttore sportivo Nicola Salerno in una situazione, però, già piuttosto compromessa. Ecco quanto ha dichiarato ai microfoni di TuttoSalernitana:

Arrivasti a Salerno in un momento difficile, eppure sei ancora legato a quella maglia....

“Nonostante la retrocessione, conservo un ottimo ricordo della piazza di Salerno e, in particolare, di quel gruppo. Perdemmo quasi tutte le ultime partite e non riuscimmo a chiudere in modo dignitoso, ma vi posso assicurare che c’erano grandissime professionalità che, per tanti motivi, non ebbero la capacità di trasmettere sul campo il loro potenziale. Quando arrivai c’era una situazione di classifica già piuttosto compromessa, la gente contestava il presidente e chiedeva un cambio ai vertici societari. Direi cha avessero ragione. Quando non hai alle spalle qualcuno che ti spinge emotivamente ed economicamente diventa tutto più complicato. Personalmente fu un anno decisivo per la mia carriera, al termine del campionato firmai un biennale con il Parma e fu una vera e propria svolta”.

Esordisti contro il Crotone in uno stadio che si ricompattò al fianco della Salernitana. Vittoria per 4-1 e due assist di Jadid...

“Quello stadio ti dà la sensazione di giocare in serie A, credo che chiunque sia passato per Salerno ha un ottimo ricordo. Ci può stare lo screzio col tifoso, ci mancherebbe, ma quella piazza è di un altro livello. Devo dire che oggi, finalmente, c’è una società solida, con un bravo direttore sportivo e tanti allenatori competenti che possono fare la differenza. Da esterno e da tifoso non capisco come mai, in B, facciano fatica da esplodere. La tifoseria è esigente e i calciatori sono sufficientemente intelligenti da capirlo”.

Campionato 2009-10, leggendo quei nomi si fa fatica a credere che la Salernitana sia retrocessa. Cosa non funzionò?

“Non è mai una sola componente ad incidere. Un po’ la società, un po’ l’arrivo in ritardo di tanti giocatori che dovevano adattarsi. Una coppia d’attacco come quella formata da Dionisi e Caputo non poteva retrocedere, forse dovevamo averla dall’inizio. Nel girone d’andata si faceva fatica, purtroppo: c’erano Ferrara, Soddimo e Fava. Giocavamo anche benino, ma se non la butti dentro diventa dura. Le dirette concorrente facevano punti, non avemmo nemmeno il tempo per riavvicinarsi alla zona playout. Demmo tutto, posso metterci la mano sul fuoco, ma il calcio non prevede logica. La rosa era effettivamente competitiva”.

Avevate capito che la Salernitana targata Lombardi fosse destinata a retrocedere?

“Non ho mai cercato alibi. Sapevo che c’erano problematiche, ma mi affidavo molto al campo. Ricordo che lo spogliatoio ormai stava per esplodere, i veterani si sentivano presi in giro e facevano riunioni private per assumere decisioni anche drastiche senza, tuttavia, risolvere granché.  La fortuna fu avere tra di noi un grande direttore sportivo come Nicola Salerno, ma ci sentivamo presi in giro dalla società. Se poi abbiniamo i risultati negativi sul campo si può ben capire che quella proprietà non avrebbe avuto vita lunga. In città lo ricordano malissimo, se ti comporti in un certo modo lo vengono a sapere tutti e ormai c’era terra bruciata”.

Unica soddisfazione personale l'eurogol contro la Reggina...

“Il gol lo ricordo ancora adesso e lo rivedo con i miei figli, a qualcuno ricordava le reti di Recoba. Ma non ero affatto felice quel giorno, nella mia esultanza traspare uno sguardo amareggiato. Era un gol completamente inutile perché stavamo perdendo 3-0”.

Che campionato sarà questo di B?

“Il Frosinone, il Chievo e l’Empoli hanno fatto la serie A fino a poco tempo fa, Spal e Lecce hanno allestito organici di assoluto spessore. Ad ora la Salernitana se la sta giocando. Fare pronostici è difficile, l’imponderabile è sempre dietro l’angolo. Giocare in un Arechi vuoto, in questo clima di contestazione, può essere anche una liberazione se sei giovane e non hai una certa personalità. In quel caso il ragazzo non teme il fischio o il rimprovero del pubblico se tenta una giocata difficile. Ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro. Sicuramente i granata possono ambire ai playoff” .  

Che fa ora Jadid?

"Ho provato a cimentarmi nel calcio dilettantistico, ma ho abbandonato. Non perchè volessi fare la prima donna, ma quando sei abituato al professionismo non riesci sempre a calarti in un'avventura con la mentalità giusta. Non c'erano ritiri, non c'era pubblico, giocavi in campetti di periferia che ti trasmettevano genuinità, aggregazione, ma non quello stimolo di cui un calciatore ha bisogno". 

Sezione: Esclusive TS / Data: Ven 13 novembre 2020 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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