Sconfitta pesante, forse troppo larga, figlia evidentemente della differenza di tasso tecnico tra le due squadre. Analizziamo meglio la gara, partendo dalle formazioni schierate dai due tecnici e dai dati riportati nelle statistische del match.
Sarri non fa pretattica e conferma la formazione annunciata alla vigilia: Lazzari sostituito da Marusic, tridente pesante confermato e conferma di Cataldi in cabina di regia, come playmaker basso. 4-3-3 classico dunque per il tecnico ex Juve, con Luis Alberto e Milinkovic Savic "costretti" alle fasi di ripiegamento. Colantuono continua con il 4-3-1-2 reinventandosi il centrocampo vista la squalifica di Kastanos: Obi interno di sinistra e Schiavone interno di destra a chiudere la cerniera con Di Tacchio vertice basso. Davanti Ribery e Bonazzoli pronti a supportare inizialmente la prima punta Simy mentre dietro conferma per il quartetto ormai titolare Strandberg-Gyomber centrali e Ranieri-Zortea esterni.
Possesso palla nettamente a favore della squadra di Sarri, che supera il 60% con oltre 600 passaggi riusciti, 9 cross e ben 16 tiri totali, di cui 5 nello specchio (3 goal e 2 respinte di Belec) e un palo. Reina mai operoso con zero tiri subiti su 5 totali, di cui due legni (Djuric e Ribery). 373 i passaggi, sopra la media standard, e pochi cross, 9 come la Lazio. Statistiche che dimostrano comunque una Salernitana in partita anche se poco efficace dalla trequarti in su.
La lettura della partita è semplice ed in linea con le previsioni della vigilia: Lazio con possesso palla e baricentro alto, Salernitana dietro la linea della palla pronta a sfruttare le transizioni positive e ripartire per far male alla squadra di Sarri. L'approccio iniziale delle due frazioni di gara da parte della Salernitana è stato azzeccato: pressing alto a non far costruire dal basso la Lazio, costretta a cercare il lancio lungo per Milinkovic Savic o l'apertura veloce sui terzini, e ripartenze alla ricerca della verticalità rapida, affidata ai piedi educati di Ribery e Bonazzoli. Cataldi in chiara difficoltà si becca un giallo dopo dieci minuti che pregiudica la sua partita da incontrista e così Ribery ha più facilità di movimento in quanto il playmaker laziale non rischia mai il contatto per evitare il secondo giallo. Il primo goal è frutto dell'intelligenza tattica di Milinkovic Savic, bravo a leggere il movimento sbaglaito della catena di sinitra granata e scodellare al centro un pallone corretto da Pedro e orientato da Immobile. Il secondo invece è un errore individuale di Gyomber che si fa sorprendere dall'assistenza di Zortea e lancia praticamente Pedro in porta. Il terzo goal è invece figlio dell'errato posizionamento difensivo, con Zortea troppo alto e Gyomber troppo morbido, che ha concesso tempo e spazio a Luis Alberto che ringraziando, imbuca Belec. Nel mezzo buona la reazione nervosa dei granata, specie ad inizio secondo tempo, ma la manovra risultava sempre casuale e affidata al solito Ribery, accerchiato sempre da almeno due calciatori avversari.
Ancora una volta la Salernitana ha perso la gara sugli esterni difensivi, dove le due catene non ingranano e vanno troppo in difficoltà, poichè non ben coperte della cerniera di centrocampo. Zortea è un esterno alto, Ranieri un centrale: nessuno dei due è un terzino puro e a lungo andare la loro non capacità di posizionamento li porta a commettere errori. Dalla cintola in su poche idee, anzi nessuna, se non provenienti da Ribery, costretto ad abbassarsi sempre per farsi dare il pallone e far ripartire la manovra. L'assenza di Kastanos si è fatta sentire, con Obi e Schiavone davvero fuori categoria, così come Di Tacchio. I due legni granata sono azioni derivanti dall'estro di Ribery: la prima nasce da un suo cross, la seconda da uno suo strappo personale, con il francese che decide di mettersi in proprio e fare tutto da solo. Insomma, davvero poco per poter tentare di raggiungere l'obiettivo salvezza.
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