Proviamo ad analizzare in maniera asettica l'ennesima sconfitta roboante della Salernitana di mister Castori, che per la seconda volta consecutiva incassa ben quattro reti in un match. Partiamo dalle statistiche e dal possesso palla, dato che balza agli occhi in maniera più vistosa e positiva: la percentuale supera di poco il 40%, raddoppiando quella della gara interna con la Roma (dove non si raggiungeva nemmeno il 20%) e superando anche quella di Bologna (30%). La Salernitana ha tenuto dunque più palla tra i piedi, aumentando anche il numero di passaggi, che arrivano a 239 con 16 cross, e di dribbling tentati ed ottenuti, ovvero 9. Le azioni offensive che hanno portato pericoli verso la porta difesa da Milinkovic Savic sono state 8, di cui 2 verso lo specchio della porta e un palo. 

Con un risultato meno roboante e queste statistiche, oggi avremo parlato di tutt'altra prestazione dei granata, anche con un pizzico di speranza, ma l'ennesimo black-out degli uomini di Castori impone un dovere di cronaca ben preciso. La gara con il Toro è stata decisa da un fattore: le fasce. Nonostante un approccio diverso, con maggiore aggressività e personalità specie nel primo quarto d’ora, la Salernitana ha perso praticamente il 95% dei confronti sulle fasce, specie su quella di destra (sinistra per il Toro) dove Ansaldi sembrava essere tornato quello di 6 anni fa. Nello scontro personale Ansaldi/Pjaca vs Kechrida/Gyomber la Salernitana ha perso la totalità dei duelli, con l'esterno argentino che è andato al cross per ben 12 volte, di cui 4 anche con il piede invertito. Dato questo allarmante, se abbinato al fatto che 3 dei 4 goal subiti sono venuti dalle fasce e proprio da quella fascia. Anche sull’altro out la Salernitana ha sofferto le scorribande di Singo, ma Ruggeri è riuscito a tenere meglio, anche grazie all’attività di Bonazzoli sulla trequarti che frenava di tanto in tanto le discese dell'ivoriano. Da questo emergono due indicazioni importanti: oltre al fatto di non avere esterni in grado di garantire la giusta copertura al terzetto difensivo, la Salernitana ha la necessità di lavorare meglio sul raddoppio delle median (ad oggi poco incisivo) o di giocare con due mezze punte dietro la punta che in fase di non possesso ripiegano e limitano l’offensiva sulle fasce (un po’ come ha fatto Bonazzoli).

Altro dato allarmante sono le palle alte, sia da calcio da fermo che da palla attiva: dopo i due goal di De Silvestri alla prima giornata, a Torino Bremer, Sanabria e Pobega (il cui goal nasce da un batti e ribatti sugli sviluppi di un cross del solito Ansaldi), hanno avuto vita facile sia grazie a marcature sbagliate (Gagliolo) sia per via di un Belec che sembra terrorizzato a lasciare la linea di porta.

Infine, ultimo dato da segnalare e una costante della squadra di Castori, è l’aspetto psicologico: la squadra appena subisce una rete tende a sfaldarsi, ha una piccola reazione (Bonazzoli con la Roma, Djuric e Bonazzoli col Torino) ma poi cade a picco e imbarca un goal dopo l’altro. Gli uomini di Castori sembrano entrare in un loop di paura non appena gli avversari fanno possesso palla e aggrediscono la trequarti dimostrandosi timorosi e con poca personalità. Inoltre, sotto di due reti, alla prima occasione che non permette di riaprire il match, gettano la spugna e colano a picco con tutta la nave.

C’è molto da lavorare per Castori, ma il tempo inizia a stringere.  

Sezione: Esclusive TS / Data: Lun 13 settembre 2021 alle 13:30
Autore: Roberto Sarrocco
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