Una stagione sulla panchina granata vissuta tra alti e bassi anche se con un rispettabile settimo posto finale all’alba del nuovo millennio, un rapporto di stima e conoscenza ultratrentennale con il collega Gian Piero Ventura e una forte amicizia con Pippo Inzaghi, lanciato appena diciottenne tra i professionisti a Piacenza. Luigi Cagni ha già prenotato un posto davanti alla tv per il derby di lunedì tra Salernitana e Benevento, match che l’esperto tecnico bresciano, alla Salernitana nella stagione 1999/2000, non vuole perdersi per nulla al mondo.
Mister, che gara si aspetta?
"Sicuramente sarà una bella partita, molto tattica ma anche molto tecnica, perché entrambe le squadre hanno in rosa giocatori di grande qualità, e due tecnici in panchina che sanno leggere molto bene la sfida, anche se uno è meno esperto. È un peccato che arrivi già alla terza giornata questo derby, sicuramente il risultato non sarà determinante per gli obiettivi finali delle due squadre. I veri valori del campionato devono ovviamente ancora delinearsi. Sicuramente la Salernitana ha allestito una rosa per competere per una medio-alta classifica".
Stupito dalla scelta di Ventura?
"Gian Piero lo conosco da oltre trent’anni, siamo quasi coetanei. Ci siamo incontrati prima che firmasse con la Salernitana in aeroporto a Milano, avevo capito che aveva ancora voglia di allenare, dopo la vicenda Nazionale, e poi Chievo, gli dissi scherzando: “Ma chi te lo fa fare?”; mi rispose “Gigi, io non ce la faccio a stare fermo”.
Una bella scommessa.
"Beh, sicuramente l’ha fatta lui più che il presidente Lotito. Ma se alla sua età è sceso in B, vuol dire che ha tutta l’intenzione di fare qualcosa di buono, anche la partenza in campionato qualcosa pure significherà, se non altro per le intenzioni della società. Se prendi un tecnico come Ventura e un giocatore del calibro di Cerci, vuol dire che c’è grande voglia di fare bene".
E invece Inzaghi? L’avrebbe mai detto che sarebbe diventato un suo collega?
"Certo. L’ho lanciato tra i professionisti che era un ragazzino, ma già allora parlava di tattica, era serio e metteva in pratica tutto ciò che gli veniva chiesto, ma soprattutto voleva capire il perché di alcune richieste. Il nostro rapporto non si è interrotto con gli anni, ho incontrato pure lui, a Formentera, abbiamo pranzato assieme e mi ha raccontato della sua grande delusione dopo l’esonero con il Bologna. Ha grandissima voglia di riscatto, ma soprattutto ha le stesse ambizioni che aveva quando era calciatore".
Ripensa alla stagione passata a Salerno?
"Spesso. Una delle più belle annate dal punto di vista calcistico. Avevamo una rosa fortissima, ho un grande rimpianto, con quella squadra avremmo potuto fare molto di più, anzi ne sono sicuro. L’anno dopo il settimo posto avremmo vinto il campionato a mani basse, purtroppo con il presidente Aliberti le cose non andarono benissimo...".
Cosa successe?
"Sapeva che non gli avrei mai permesso di vendere giocatori del calibro di Di Michele, Marco Rossi e Vannucchi, era una squadra davvero molto forte, ma lui aveva già deciso di vendere tutti i prezzi pregiati, ecco perché mi esonerò richiamando Cadregari. Poi quando tornai gli dissi che la gente era con me, avevo anche firmato un contratto biennale, ma lui sapeva già tutto. La bellezza della città, che mi è rimasta nel cuore, e il calore di quella gente, li porterò sempre con me".

Sezione: News / Data: Ven 13 settembre 2019 alle 13:30
Autore: TS Redazione
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