E' stato uno dei calciatori più discussi degli ultimi anni, uno di quelli che ha diviso l'opinione pubblica tra chi lo reputava un ottimo portiere e chi invece lo ha criticato aspramente non perdonandogli alcun errore. Nel gennaio del 2022 fu il primo a sposare il famoso progetto del 7%, firmando un contratto quinquennale a cifre molto importanti. Lo prese Walter Sabatini a titolo definitivo dal Parma, ma anche Fabiani avrebbe puntato su di lui se fosse rimasto al timone di quella Salernitana che, evidentemente, non si fidava più di Belec. Sepe fece la sua parte, con qualche prestazione molto positiva (a Empoli soprattutto) e l'assenza per infortunio nel match finale con l'Udinese, culminato con un incredibile 0-4 ma anche con una miracolosa salvezza. Nel successivo girone d'andata fu titolare e, talvolta, capitano, prima di un infortunio serio e dell'arrivo di un big come Ochoa che, certo, non venne a Salerno per essere dodicesimo. E poi ancora il rapporto freddo con Sousa, la parentesi con la Lazio, il ritorno in B e una nuova esclusione dopo la vittoria con la Reggiana.
Intervistato da TuttoSalernitana, il pipelet napoletano ha raccontato la sua verità: "Non so cosa possa essere successo tra la stagione della salvezza e la retrocessione successiva. Mi sono fatto un'idea su tante cose, ma preferisco tenermela per me. Certo è che, sul piano qualitativo, era una rosa forte. Ma contano anche tanti altri fattori. Posso solo dire che, se passi dalla A alla C, è riduttivo prendersela con un paio di calciatori. Ci sono responsabilità di tutti e a tutti i livelli e la piazza non meritava di ritrovarsi in Lega Pro. Per me quella dell'anno scorso era una squadra che poteva ambire ai playoff, invece ci siamo ritrovati a retrocedere e dobbiamo stare zitti. Potremmo dire tante cose su quanto di incredibile accaduto nell'ultimo mese e mezzo, ma la realtà dice che la Salernitana è in C e la Sampdoria è in B. Stop. Avevamo delle potenzialità, poi però abbiamo avuto delle difficoltà e non siamo riusciti a venirne fuori. Ricordo che, prima della partita con la Reggiana, il direttore sportivo Valentini disse a me, Soriano e Ferrari che saremmo stati le colonne del progetto. Il venerdì prima di Pisa arrivò Christensen e fui messo sul mercato assieme a Soriano, mentre Ferrari divenne capitano. Qualcosa non tornava. Da professionista ho dato una mano a tutti fino alla fine, ma agirono diversamente e rimasi spiazzato".
Sepe, che in futuro sarà un allenatore, torna anche sul rapporto con Sousa e su alcune polemiche post Salernitana-Reggiana: "Non è certo un mistero che non andassi d'accordo con il mister. Avevamo litigato in modo pesante dieci anni prima a Firenze, l'ho ritrovato a Salerno e le cose non sono andate meglio. Non discuto le scelte tecniche, il mio giudizio su una persona va oltre il fatto che io possa giocare o restare in panchina. Sul piano professionale non mi esprimo, su quello umano posso dire che non c'è mai stata sintonia. Anche per questo poi decisi di fare altre scelte nei mesi successivi. Rapporto con la piazza? Molte volte mi dicono che sono freddo negli atteggiamenti, ma è il mio carattere.
I fatti sono noti. Vinciamo la partita con la Reggiana all'ultimo secondo col rigore di Cerri, tutta la squadra va sotto la curva a festeggiare e io resto un pochino più indietro. Mi avete mai visto esultare nei tre anni a Salerno? E' questione di carattere. Però ci sono quei calciatori che fanno 200 metri di campo di corsa quando segnano e poi magari hanno il muso lungo nello spogliatoio, c'è chi come me sembra distaccato e invece ha una gioia enorme nel cuore. Vi pare che non potevo essere felice per un successo arrivato in un momento difficile per noi? Mi hanno scritto tante cose che mi hanno ferito, come uomo e non come calciatore. Da lì Valentini mi disse che si era creato un clima ostile nei miei confronti e che preferivano affidare le chiavi della porta a Christensen.
Bravissimo ragazzo, avesse giocato sempre come contro la Cremonese sarebbe andato al Real Madrid. Cerco sempre di insegnare ai miei figli e a chi mi circonda che bisogna essere sempre seri e rispettare i contratti e il proprio lavoro, anche se vieni messo da parte e vengono meno a quanto ti hanno promesso. E' andata così, da agosto non sono più un tesserato della Salernitana ma anche a Cascia ho provato a dare tutto. Lo dovevo a me stesso, al club, a un direttore sportivo come Faggiano che capisce tanto di calcio e che è il valore aggiunto per questa rinascita al pari di un allenatore di categoria che è primo in classifica dall'inizio".
Infine sull'attualità: "Pochi giorni fa ho sentito Donnarumma, gli ho fatto i complimenti. Siete in buone mani, sta facendo grandi cose. Gli ho detto di non ascoltare nulla, a partire dai giornalisti. Salerno è una piazza che in un minuto ti porta in alto e poi ti butta giù, è un ambiente carico di pressioni nel quale non è semplice giocare. Ma conosco tanti ragazzi che fanno parte del gruppo, sono convinto che ci siano i presupposti per vincere il campionato".
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