Da queste parti il 10 maggio non sarà mai una data come tutte le altre. Alzi la mano chi, ieri, non ha pensato alla straordinaria cavalcata della Salernitana di Castori che, grazie a Lotito, Mezzaroma e Fabiani, tornò in A culminando al meglio un decennio fatto di successi e crescita costante alla faccia dei più folli complotti del web e di teorie totalmente deliranti.
Se oggi c’è da fare i conti con lo spettro della seconda retrocessione di fila e della discesa in serie C, quattro anni fa, l’appuntamento che ha sancito il ritorno in serie A della squadra allora allenata da Fabrizio Castori. In giorni all’insegna dell’amarezza, per un’annata mortificante sotto ogni punto di vista, ripensare all’impresa della Banda Castori strapperà almeno un sorriso.
Come ricorda CalcioSalernitana, grazie al successo sul campo del Pescara la Salernitana tornava in massima serie dopo oltre 20 anni dall’ultima volta, centrando la terza promozione in serie A della sua storia. Un trionfo a tratti impronosticabile, specie pensando all’alba della stagione 2021-2022, iniziata con una forte contestazione alla multiproprietà e al duo Lotito-Mezzaroma, cui furono restituiti anche i famosi palloni, nonché ai malumori per il ritorno all’ombra dell’Arechi di Fabrizio Castori, tecnico che non si era lasciato benissimo con l’ambiente granata.
E invece giornata dopo giornata, pur senza brillare ma dannatamente cinica, generosa, e combattiva, la Salernitana “brutta sporca e cattiva” è riuscita a balzare in testa alla classifica, centrando un secondo posto mai più abbandonato, arrivato davanti a formazioni, almeno sulla carta, molto più quotate, come il Monza di Balotelli e Boateng o il Lecce di Maggio, Coda e tanti altri. Ma alle spalle c'era una grande società, con un ottimo direttore sportivo e un allenatore in panchina che seppe davvero fare una impresa sportiva diventando punto di riferimento imprescindibile per tutti. Il castorismo!
La doppietta di Gondo con il Venezia, il successo con l’Empoli, il blitz con il Pordenone a Lignano Sabbiadoro e quel rigore di Tutino “con tutta Salerno sulle spalle”, emozioni ancora vivissime, e tappe fondamentali di un percorso compiuto nel silenzio degli stadi, chiusi al pubblico per via del Covid. Fuori, invece, il popolo granata ha saputo spingere i suoi beniamini, fino al trionfo di Pescara.
Una città intera in festa, a esattamente 23 anni di distanza da quel 10 maggio 1998, quando la Salernitana di Delio Rossi centrò il ritorno in serie A a mezzo secolo di distanza dalla prima volta. La festa, allora, pure fu segnata dal silenzio dell’Arechi, ma non per il Covid, bensì per rispetto delle 161 vittime che l’alluvione di Sarno aveva provocato pochi giorni prima. Da queste parti, però, il 10 maggio resterà per sempre il Capodanno granata.
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