Parte una nuova iniziativa targata Salernitana, il podcast ufficiale del club chiamato 'Vianema', che vede come primo ospite l'ex calciatore e capitano granata Marco Pecoraro Scanio. L'ex centrocampista ha ricordato la prima partita giocata allo stadio Arechi dalla Salernitana: "Essendo il capitano in quel Salernitana-Padova, sono stato il primo calciatore a mettere il piede nel nuovo stadio. Mi fa enormemente piacere essere il primo di questa nuova iniziativa. La situazione attuale non deve condizionare. La squadra sta vivendo un momento difficilissimo, ma in questo momento tutte le componenti che hanno a cuore i granata devono cercare di dare una mano".
Sul tifo.
"Una volta facemmo una riunione a Coverciano con tutti gli arbitri e i capitani. Gli stadi possono dare qualcosa in più e qualcosa in meno, ma tutti sapevano che giocare a Salerno era come giocare anche contro tutto l'ambiente. Si sentiva questa energia positiva, che veniva trasmessa anche agli avversari. Anche gli arbitri sostenevano questo. C'era anche rispetto verso una tifoseria così attenta, calda ma sempre molto contenuta, a parte quelle tragedie che non dimenticheremo mai. Bisogna ripartire, come fatto negli ultimi campionati, con gli striscioni e le coreografie che hanno incantato tutti gli appassionati di calcio. Ritrovare l'entusiasmo non è semplice. I risultati sono il collante vero ma noi salernitani siamo capaci di sostenere la squadra nelle difficoltà. Nessuno ci piega. Siamo capaci di sostenere una squadra che perde ma da tutto e non quella che vince ma gioca male. Bisogna trovare la tenacia e la grinta. Questi valori che per una squadra come la nostra non si possono perdere”.
Su Breda.
"Breda è un simbolo che ha fatto tanto. Mi è piaciuta la dichiarazione dove ha detto che vuole essere giudicato per l'allenatore che è e non per quello che ha fatto da calciatore. Adesso deve dare sicurezza ed entusiasmo e far trovare le motivazioni giuste. Ha la caratteristica di essere una persona tranquilla, ma che nel momento giusto riesce anche ad arrabbiarsi. Io penso che sono 3 anni che 'bisogna squarciare il velo' anche sulle decisioni della società. Non possiamo pensare che una squadra non viva anche la situazione societaria. Bisogna riuscire a riconquistare l’entusiasmo del patron, penso sia la vera sfida. Non si può prescindere da ciò che fa sentire la proprietà. Bisogna ritrovare quella passione che ha portato alla prima salvezza. Mi auguro che Iervolino ritrovi entusiasmo e torni a investire come sempre fatto".
Sul mercato.
"È come se in una famiglia arredi bene il salone ma poi non c'è armonia tra i familiari. Nel calcio puoi fare tutto quello che vuoi ma poi devi trovare l'armonia tra tutte le componenti. L’acquisto vero da fare è il presidente Iervolino. Dopo 30 anni di multiproprietà, partiti da Casillo, oggi che abbiamo un imprenditore che da solo ha fatto un investimento tre anni fa penso che sia da riconquistare. È un acquisto che si può fare anche a febbraio. Bisogna riprenderci il presidente che, dopo la vicenda del trust, rilasciò delle interviste che fecero ben sperare. Non è mai troppo tardi, come diceva Troisi, ricominciamo da tre... anni fa. Una squadra di calcio rende felici tantissimi appassionati. Se le cose vanno bene anche il valore viene decuplicato. La nostra è una città che in termine di passione non è seconda a nessuno”.
Il rapporto coi presidenti da giocatore?
"Ho avuto Sibilia ad Avellino, Longarini ad Ancona. C'era Spinelli a Genova. Ho avuto rapporti sempre sinceri e lineari, erano uomini di calcio che investivano per avere poi relazioni importanti. Io credo che vada presa una decisione, non bisogna essere titubanti. Salerno sa amare se è amata. Lui ne è capace, se fossi il capitano gli andrei a parlare a cuore aperto. I fondi lasciamoli ad altre realtà, noi teniamoci stretti chi è responsabile di un progetto serio e lungimirante".
Sul calcio di oggi.
"Quello giocato si. Tutto ciò che riguarda il calcio invece sta diventando sempre più spettacolo e meno sociale. Questo non mi piace tanto. Entrano dei fondi in una città che ha persone appassionate da 30 anni e non hanno la capacità di seminare in provincia e nel territorio, come potrebbe essere per Salerno che ha una provincia con milioni di abitanti. Seminari valori sociali è un'occasione da non perdere e da questo punto di vista il calcio è diventato meno sport e più spettacolo. Dovremo riuscire a far crescere dal territorio i nostri campioncini, che possano diventare uomini seri prima che calciatori, avendo nello sport una palestra di vita".
Sugli inizi di carriera.
"Ho fatto le giovanili nell'Inter. A 14 anni sono andato a Milano e sono stato tre anni. È stata una palestra di vita. Lì è iniziata la mia carriera da calciatore e da professionista. Ti rendevi conto che guadagnavi tanto. Tra le prime spese la possibilità di avere una casa tutta tua. Si inizia ad avere la consapevolezza di una solidità economica. Se non hai una famiglia solida alle spalle può diventare però una cosa negativa, che ti porta a sperperare. Intorno al calciatore poi ci sono tante persone che vogliono solo raggirare per fare soldi facili. Le società devono quindi tutelarli".
La top 11 della storia granata?
"Di solito si mettono quelli della propria epoca, sbagliando perchè ce ne sarebbero altri di epoche passati che meriterebbero, Come Pierino Prati o Cominato. Io metto undici cuori con il 4-3-3, gli undici calciatori con più cuore. Chi non passava la palla, chi pensava ad andare fuori, chi non stava bene nello spogliatoio eccetera, non può stare in questa formazione. Potrebbero starci i vari Gattuso, Di Vaio, quello che ci hanno portato in A la prima volta. La nostra promozione in B del 90 poi ha colpito al cuore, chiudevamo il Vestuti e aprivamo l'Arechi. Il Vestuti oggi andrebbe recuperato e riportato agli antichi albori".
In conclusione.
"Non si può immaginare la polveriera di felicità di questa città se arrivasse una società seria che porti impianti o il centro sportivo. Le scosse del risultato non smontano la struttura di una società. Lo stile Juve è quello di una società che può vincere o perdere, ma sta sempre là. Se accadesse questa cosa a Salerno, non la smonti più"
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