Intervistato in esclusiva dalla redazione di TuttoSalernitana, l'imprenditore Gerardo Soglia si è soffermato sul momento vissuto dai granata. Chiaro il messaggio alla società, con quelle dichiarazioni post Sorrento che hanno fatto storcere il naso a tantissimi tifosi:
"Ho scritto un post su facebook che ha avuto un certo seguito, quel momento è emersa l'anima del tifoso. Il mio pensiero non è rivolto alla qualità della squadra, a mio avviso Faggiano sta facendo un buon lavoro e ho fiducia nel lavoro di Raffaele. Quello che dispiace è vedere che dopo una partita che contava poco siano emerse delle crepe. Questo deve essere l'anno del riscatto, tutta la città sta mostrano amore incondizionato e i 3000 abbonamenti sottoscritti dovrebbero far riflettere.
Siamo reduci da due anni disastrosi, questo evidenzia una passione che va oltre la categoria. Se questi sono i presupposti diventa difficile e, ribadisco, non sto parlando della qualità della rosa. Non mi sono piaciute le parole di Milan e del dottor Pagano. Delegittimi allenatore, direttore sportivo e calciatori, in questo modo si forniscono alibi e la società non può permettersi un errore del genere. L'unico risultato è aver manifestato crepe e frizioni tra le varie componenti e questo rischia di riflettersi sulla squadra. La C è un campionato difficilissimo e questa proprietà non ha ancora idea dei campi dove andrà a giocare. Cerignola non è San Siro, detto col massimo rispetto. Poi si renderanno conto che ci affronteranno col sangue agli occhi. Mio padre diceva sempre "tutti uniti", ma se le spaccature partono dalla società diventa complicato
Presidenti come suo padre, Aliberti e Lotito sono stati contestati spesso e in modo duro pur avendo vinto e dato tanto, crede che abbia inciso sul doppio salto all'indietro aver acclamato a prescindere la Salernitana targata Iervolino?
"La tifoseria della Salernitana è molto maturata in questi anni. Con la Sampdoria c'è stato un piccolo gruppo che ha agito in modo incivile, ma aver accantonato le contestazioni che mio padre ben conosceva è un salto di qualità. All'epoca non potevi uscire di casa e non avevi nemmeno la possibilità di passeggiare per strada, Piazza Casalbore si riempiva. Aggiungere ulteriori pressioni non è utile, chi rappresenta la Salernitana dovrebbe sentirsi stimolato a prescindere.
Se tutto andrà bene vedrete che saremo in 10mila anche in Lega Pro, numeri da far invidia anche in realtà di categoria superiore. Non prevaricare i limiti non vuol dire non essere attenti alle dinamiche, le due partite a porte chiuse e i vari Daspo certificano che ci sono conseguenze da evitare. E' lodevole che il pubblico abbia deciso di non contestare, ad averne tifosi come quelli granata. Per motivi professionali e privati non vivo a Salerno ma sono a Vicenza, tutti parlano con stima della città e del pubblico e questo è motivo d'orgoglio per me".
Le piace la scelta di Raffaele?
"Il Vicenza ha fatto una scelta precisa: vuol vincere il campionato e ha preso un tecnico come Gallo che l'anno scorso ha stravinto con l'Entella. Raffaele va sostenuto e incoraggiato e bisogna fidarsi della scelta di Faggiano. Ci vorranno tempo e pazienza, anche perchè Ferrari viene da un infortunio, Inglese ha 34 anni, Liguori si porta dietro un problema che sul piano mentale può incidere, Golemic ha avuto da poco l'idoneità sportiva. Proprio per questo dico che tutte le componenti devono remare nella medesima direzione, altrimenti vivremo un altro calvario.
Avendo vissuto l'esperienza di mio padre da piccolo e ricordando i due anni di Pescara dico che Salerno non può permettersi di stare in serie C, abbiamo una società che ha fatto investimenti che comunque vanno rispettati e che non giustificano la nostra assenza su determinati palcoscenici. E' evidente che i soldi non bastino per vincere, altrimenti saremmo tra le prime 7-8 in Italia".
Qual è l'errore da non commettere?
"Non voglio criticare la società, Milan o il dottor Pagano che non conosco. Io credo che a questo club manchi una figura che sia presente al campo d'allenamento, che viva gli umori dei calciatori all'interno dello spogliatoio. Delegare tutto al direttore sportivo di turno vuol dire deresponsabilizzarsi, il presidente non è soltanto quello che paga lo stipendio. Farsi raccontare le cose senza viverle è un problema, c'è chi vuole semplicemente accaparrarsi la simpatia dei presidenti e racconta la sua verità. Forse ho una visione del calcio antica, ma quando si dice che la squadra deve essere una famiglia bisogna andare oltre la retorica e dimostrarlo con i fatti.
Qui ci sono calciatori oltre i 30 anni, pensate che vengono a dare l'anima a Salerno o tutelano gli ultimi anni di contratto? Non voglio essere pessimista, ma ormai ho capito come ragionano i giocatori. Se la società fa trasparire frizioni sarà automatico che un atleta dica "chi me lo fa fare di rischiare un grave infortunio in un contesto del genere?". Occorre una figura di fratello maggiore che sia un punto di riferimento, altrimenti sono solo parole. E le parole non fanno vincere i campionati".
Secondo lei la colpa di questo momento di tensione a chi va attribuita?
"A nessuno, bisogna guardarsi negli occhi e capire se c'è fiducia. Se oggi si mette già in dubbio l'operato dell'allenatore non andremo da nessuna parte. Avete scelto Raffaele su indicazione di Faggiano? Benissimo: fidatevi e andate avanti, facendo trasparire all'esterno compattezza e unità d'intenti".
La rosa le piace?
"Se volevi dare un segnale prendevi Fabio Gallo e costruivi la squadra attorno a lui. Raffaele è comunque persona d'esperienza in categoria, ha fatto cose buone pur non avendo vinto ma Salerno non è Cerignola. Se non hai mai gestito le pressioni è ovvio che l'insidia è dietro l'angolo. In un campionato lungo e difficilissimo come questo capiteranno situazioni che Raffaele non conosce e occorrerà anche un po' di fortuna, altrimenti ne pagheremo le conseguenze. E certo non è una squadra che può ammazzare il campionato come meriterebbe chi viene da due retrocessioni di fila".
Giusto guardare il bilancio o, pur di vincere, bisogna mettere in preventivo spese importanti?
"Il Vicenza spende da sei anni ma è rimasto in C. Io non mi soffermo sui soldi, ma sulla programmazione. Io non vedo un progetto. Bisogna iniziare a strutturarsi, a investire su un giovane che apra un ciclo a Salerno. Le premesse dovevano essere completamente diverse, ma so che è facile parlare con le tasche degli altri. Ma in C ci hanno portato loro e dunque ne pagano le conseguenze. Passare in due anni dalla A alla C è un qualcosa che non va bene".
Ci riproverà a prendere la Salernitana?
"Mi farebbe piacere. Ho fatto errori in una piazza della quale non ero tifoso, oggi ho più esperienza e ho tanti amici e conoscenze. Il primo contratto da professionista a Verratti l'ho fatto firmare io mentre mi dicevano che un ragazzino, a 16 anni, non può essere titolare in Lega Pro. Avevo però percepito potesse essere un boom ed è passato dal Pescara al PSG. Nel calcio tutti vogliono insegnarti come si fa, non a caso si dice che siamo 60 milioni di allenatori. Io invece dico che bisogna ragionare con la propria testa ed è il consiglio che dò a Iervolino. Lotito ha raggiunto risultati ottimi a Salerno e Roma, si è messo contro il mondo...ma avete visto cosa ha fatto?"
Se Iervolino non vuole investire, ma allo stesso tempo non cede la società che succederà in futuro?
"Anzitutto deve riportarla in serie B. Non conosco a fondo i numeri, ma ci sono perdite da coprire credo attorno ai 15 milioni. Non è che arriva un potenziale acquirente e li mette lì sul tavolo a scatola chiusa. Per cui credo che, per mille motivi, è opportuno tornare quantomeno in B. Poi si vedrà. Non può sottrarsi agli impegni presi con i salernitani. Ok la retrocessione in A, ok qualche episodio sfortunato, ma la C proprio no! E basta dire che abbiamo fatto decenni di C, i tempi sono cambiati. Nel 1990, quando mio padre ha riportato in cadetteria i granata, ha iniziato a costruire basi che sono state utili anche ai suoi successori. Da Soglia senior è iniziata la scalata verso altre categorie, negli ultimi 35 anni siamo stati quasi sempre tra A e B e dobbiamo ricordarcelo. Basta con la storiella dei sessant'anni di Lega Pro".
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