Ancora poche ore e capiremo cosa vorrà fare la Salernitana da grande. Ridurre tutto ad una sola partita potrebbe essere eccessivo, sia chiaro, ma la classifica e il calendario impongono il colpaccio a Verona. In un ambiente caldissimo anche con un settore chiuso, contro un avversario che gioca molto meglio di quanto non dica la classifica e con diversi giocatori granata che sono consapevoli che saranno sacrificati a gennaio sull'altare della plusvalenza e dell'oramai famoso buco di bilancio. Del resto la Bersagliera ha appena 9 punti in classifica e il colpaccio è d'obbligo per arrivare alle prossime proibitive sfide (Juve, Napoli e Roma in un mese) con un distacco accettabile dalla zona salvezza. Iervolino, tuttavia, non è disposto a fare ulteriori sacrifici economici. E' vero che un ultimo posto impone equilibrio nelle spese (retrocedere appesantendo ulteriormente il monte ingaggi sarebbe pericolosissimo), ma dopo la campagna acquisti estiva tecnicamente fallimentare per alcuni investimenti che ad ora risultano non adeguati a ottenere una salvezza tranquilla, ci saremmo aspettati promesse differenti. Se Sabatini è tornato a Salerno per cedere i migliori sapendo che la piazza appoggerebbe ogni sua scelta è un conto. Se invece è stato richiamato alla base dopo il burrascoso esonero del giugno 2022 per capitalizzare al massimo la sua esperienza per convincere qualche top player ad accettare la sfida, allora ecco che il ribaltone avrebbe un senso.
Siamo certi che un uomo scafato come Sabatini non avrebbe accettato a scatola chiusa e senza garanzie rischiando di rovinare il ricordo dell'impresa del 7%. "In fondo può essere un risparmio anche acquistare un cartellino a 2 milioni di euro rivendendolo a 10 in estate" ha detto il DG lanciando un segnale alla proprietà pur ammettendo di aver trovato un "presidente diverso rispetto a quello che ho conosciuto, forse sfiduciato nei confronti delle persone". E francamente questo cambio di atteggiamento non lo comprendiamo. Iervolino è stato accolto con i tappeti rossi, fino a poche settimane fa era considerato il salvatore del calcio salernitano, ha ricevuto applausi a scena aperta e una visibilità che i suoi successi imprenditoriali pregressi avevano garantito solo in parte. Ha avuto da subito 18-20mila spettatori allo stadio che spingevano la Salernitana, 2-3mila in campo esterno, intitolazioni di club, striscioni di sostegno e un credito illimitato e, in buona parte, anche meritato. Se poi una critica dura ma oggettiva e un buco di bilancio al secondo anno di gestione sono tali da passare dalla promessa europea all'algoritmo e al no al dialogo con la stampa e con gli ultras, allora ci sarebbe da fare una riflessione più approfondita. Di certo c'è che ritrovarsi ultimi, come all'epoca del trust, con tre allenatori e due direttore sportivi avvicendatisi in meno di un anno fa riflettere e frena quel progetto che puntava a "tenere in alto la Salernitana, con me non si parlerà più di retrocessione".
Comunque vada a finire la stagione, a fine anno si tiri una linea e si spieghi concretamente il perchè di un passo indietro solo in parte giustificabile con la vicenda strutture e stadio. La politica ha le sue colpe, ma non è certo colpa di Napoli o De Luca se in attacco si schierano Ikwuemesi e Botheim, se Maggiore non ha azzeccato mezza partita in un anno e mezzo e se tanti calciatori hanno il mal di pancia e vogliono andar via. E la paura è proprio questa: a questa squadra, già così com'è, servirebbero almeno sei rinforzi veri per provare a salvarsi. Partissero anche i big (e chi vi scrive invoca la partenza di Dia già dalla scorsa estate, per mille motivi), ci sarebbero forza, soldi e volontà per un altro Instant Team? E pensare che pochi mesi fa chiudevamo il campionato con 6000 persone in festa alla Concordia, altrettante per strada il 19 giugno, un allenatore portato in trionfo, 30mila spettatori all'Arechi, una squadra da record capace di fermare tutte le grandi del campionato e De Sanctis che sembrava il direttore sportivo del futuro. Perchè questo ridimensionamento quando c'erano tutti gli ingredienti per far sognare Salerno come mai era accaduto nella sua storia? Intanto vinciamo a Verona, contro quegli ex che tanto farebbero comodo e che sarebbe bello ritrovare a Salerno nel girone di ritorno con un dirigente come Sabatini che è stato forse l'unico nella storia a toccare le corde giuste con un talento inespresso come Bonazzoli.
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