La sconfitta con l'Empoli è stata fatale per Pippo Inzaghi, che già da diverse settimane non godeva della fiducia di parte dello spogliatoio. Era evidente a molti, forse non ancora a tutti, ma sicuramente lo era a Walter Sabatini che non ha mai stravisto per lui, come dichiarato già in sede di conferenza stampa di presentazione, e ha aspettato di fatto il momenti giusto per toglierlo dal timone granata. Alcune buone partite, Bergamo, Napoli e in casa con Juve e Roma oltre che i pari con Milan e Torino, avevano gettato fumo negli occhi aprendo ad una speranza che si è prima scontrata con la sconfitta interna col Genoa, per poi sprofondare durante la disfatta di venerdì scorso con l'Empoli.

Inzaghi non piaceva ad alcuni, forse ai senatori, che non sembravano gradire le sue scelte tattiche e personali. E così, partita dopo partita, le persone dalla sua parte sono diventate sempre meno, fino a lasciarlo quasi solo. L'arrivo, tardivo, di nuovi calciatori non è servito per rimettere in piedi la nave che ormai era alla deriva. E come nei migliori casi di ammutinamento, si cambia il capitano e si va avanti. E Sabatini non se le è fatto dire due volte. L'ambiente non si è mai liberato del tutto delle scorie della precedente gestione Sousa, che Inzaghi non è riuscito a far venire fuori e pulire a dovere.

Ora a Liverani l'addio compito di rasserenare l'ambiente, calmare gli animi, distendere le tensioni e ricompattare l'ambiente. Non semplice, ma sicuramente non impossibile. Un po' di pulizia dunque per poter preparare il tutto per tutto, da giocarsi fino alla fine, per tentare un'impresa che ha dell'impossibile ma che deve comunque essere fatta. Per l'ambiente, per la piazza, per la tifoseria, per tutti quelli che non hanno mai mollato, anche quando si è toccato il baratro, come contro l'Empoli. Forse non servirà ad evitare una retrocessione che sembra già scritta, ma va fatto, tutti insieme. Macte Animo. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 febbraio 2024 alle 00:00
Autore: Roberto Sarrocco
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