Grazie, eternamente grazie. Se oggi Salerno e provincia stanno vivendo un incubo sportivo, al punto che i tifosi si sono reinventati esperti di aritmetica tra calcoli e tabelle, la responsabilità è esclusivamente della società. Se in queste ore abbiamo tutti i nervi a fior di pelle e la tensione di respira nell'aria lo dobbiamo a chi, dopo una retrocessione a suon di record negativi, ci ha fatto vivere un periodo tra i peggiori della storia della Salernitana.
Breda Holdings, Maiorino, le dimissioni dalla carica di presidente, la distinzione tra stampa locale e nazionale, la chiusura dei rapporti con la piazza, un ritiro fatto in modalità cantiere aperto, Petrachi che sbaglia tanti acquisti e Valentini che riesce a far peggio dopo averci propinato il Colantuono-quater, un Breda irriconoscibile in panchina e un direttore sportivo che difende il suo allenatore dopo Pisa, dopo Carrara e dopo Castellammare salvo poi presentarsi al campo con Marino come se nulla fosse rivendicando l'acquisto nientemeno che di Cerri e Raimondo. Coppia che in C farebbe fatica.
Un excursus utile a ricordare a tutti che l'attuale e concreto rischio serie C non nasce dal nulla. Sicuramente gli arbitri ci hanno messo la loro mano, in alcune circostanze la Salernitana è stata sfortunata e qualche risultato a sorpresa non ha favorito la risalita pur con tre vittorie su quattro in tempi recenti. Ma se da due anni si assiste ad una involuzione del genere è ovvio che le colpe siano esclusivamente della Salernitana. Per il ridimensionamento, per aver investito cifre inferiori a quelle necessarie, per aver legato gli innesti alle cessioni, per essersi affidati di nuovo a quel Sabatini che preferì Liverani a Inzaghi, per non aver saputo porre rimedio a gennaio rinnegando quanto promesso ai tifosi nelle riunioni di inizio dicembre.
Scriviamo tutto questo non per mettere carne a cuocere a poche ore dalla partita che sarà più un test di cardiologia che una serata di sport, ma per rinfrescare la memoria a quei pochi che continuano ad esonerare da responsabilità una società che, un minuto dopo l'ultima partita e a prescindere dall'esito della stagione, avrà due possibilità: o chiedere scusa e allestire una corazzata a suon di milioni per riportarla dove è stata presa con bilancio in attivo o ammettere di aver sbagliato facendosi da parte. Con la politica che dovrebbe destarsi dal torpore e chiedere spiegazioni.
Nel frattempo c'è la Sampdoria e non ci stiamo preparando al meglio per questa partita. Anche una dichiarazione un po' più pepata poteva essere utile quantomeno a far alzare il livello di guardia e a far capire a chi comanda che nessuno ha l'anello al naso e che tutti temono più i fattori imponderabili che l'organico dei blucerchiati. Che, intendiamoci, è cinque volte superiore a quello della Salernitana che era, e resta, la più scarsa del torneo cadetto.
Ma oggi sui social non si parla d'altro: della designazione di quel Rapuano che ricordiamo bene, della presenza al VAR di un Mazzoleni che in Campania non è stato fortunatissimo (ricordate le parole di Vigorito?) , di un Mancini che dà comunque forza all'immagine della Samp, del gol di Coda a Catanzaro nato da un errore clamoroso della difesa di casa e di un Marassi da 35mila spettatori. Fattore che solo chi non capisce nulla di calcio può sminuire, o pensiamo che solo l'Arechi faccia la differenza? E sorprende non ci sia sold out nel settore ospiti...
Ad ogni modo salviamoci, sosteniamo la Salernitana, facciamo tutti il possibile per evitare un dramma sportivo. Ma che nessuno, a salvezza raggiunta, dica "alla fine la società ha conquistato l'obiettivo". Eh no, cari signori. Altro che favoletta del progetto triennale: c'era l'obbligo, tra paracadute, apporto dei tifosi e voglia di riscatto, di lottare da subito per vincere, investendo e assumendosi le responsabilità. E invece...
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