Nel corso di queste settimane abbiamo parlato diffusamente dei tanti protagonisti di una stagione che sarà ricordata a vita come una delle migliori della storia della Salernitana. Iervolino è il presidente vincente che, da due anni, garantisce investimenti e massima categoria. Milan il dirigente per eccellenza arrivato in punta di piedi ma in grado di fungere da collante tra pubblico, stampa, amministrazione comunale e società. De Sanctis il ds giovane, emergente e che, in questa fase finale, si è lasciato andare anche dal punto di vista umano e sentimentale conquistando il cuore dei più scettici. Poi c'è stato Sousa, bravo a sostituire un Nicola che stava conducendo questa squadra verso la zona retrocessione a suon di errori e strafalcioni. Ma oggi in copertina vanno i tifosi. Il dodicesimo uomo. Dalla prima all'ultima partita, in casa come in trasferta. Salerno è ormai una isola felice del calcio italiano che trascina, entusiasma, appassiona, fa la differenza e aggiunge punti. La Salernitana, in casa, ha tratto sempre enormi vantaggi quando ha attaccato sotto la Sud nel secondo tempo battendo Spezia, Verona, Atalanta e Udinese e rimonando tante gare come, ad esempio, quella con l'Inter. Una spinta incredibile, quella marcia in più che ha consentito ai giocatori di esaltarsi e all'allenatore di accettare la sfida. Oggi erano in oltre 27mila, di sabato pomeriggio e, di fatto, con l'obiettivo già raggiunto. Erano in 5000 a Roma, in 17mila sotto il diluvio a cospetto dell'Atalanta, in 6000 a Milano e mediamente in 2500 a Bologna, Genova, Monza, Firenze, Bergamo e Udine. Cos'altro aggiungere? La speranza è che, con l'apertura totale della curva Nord, si possa pensare ad una campagna abbonamenti ad hoc che miri a riempire l'Arechi in tutta la sua capienza fidelizzando le nuove generazioni.
Dal punto di vista tecnico, i numeri sono eccellenti. 13 risultati positivi in 15 gare, Sousa ad un punto dai 21 conquistati da Nicola pur avendo avuto meno gare a disposizione (la media di 1,5 contro lo 0,95 del suo predecessore), 48 gol segnati, quarto successo interno, quarta gara casalinga con tre gol all'attivo, altro gol in zona Cesarini, Arechi inviolato da metà febbraio, Candreva a quota sette al netto dei 36 anni. E, per fare una sintesi della stagione: Ochoa, mister 5 mondiali, tra i pali, Ribery che dà l'addio al calcio sotto la Sud e col cavalluccio sul petto, Mazzocchi primo granata in nazionale maggiore, Dia terzo nella classifica marcatori, salvezza con tre giornate d'anticipo, record di punti, risultati positivi contro 19 squadre su 19, tutte le big fermate tra andata e ritorno e, ad ora, un +12 sulla terzultima che certifica la superiorità di quest'organico rispetto alle potenziali dirette concorrenti. Sulla difesa c'è da fare invece una riflessone. Se manca Gyomber si fa fatica. Lo certificano i numeri, lo si evince dalle performance individuali di calciatori che, quest'anno, sono stati quantomeno discontinui. Troost Ekong ha segnato oggi un gran gol, ma senza la rete del 3-2 avrebbe preso forse all'unanimità un voto insufficiente al pari di Bronn, Lovato invece non ha mai trasmesso sicurezza mentre Daniliuc ha responsabilità su diversi gol subiti quest'anno. Troppo poche le gare senza reti al passivo, la speranza è che la dirigenza punti anche su profili esperti e non solo su scommesse e giovani di belle speranze. Per fare un calcio propositivo c'è bisogno di una retroguardia granitica.
Chiosa su Kastanos. E' lui l'emblema di questa Salernitana, della metamorfosi targata Sousa. Nicola lo teneva incomprensibilmente in naftalina concedendogli scampoli a risultati compromessi, oggi invece gioca a destra, mezzala, trequertista, mediano e garantisce il medesimo rendimento. Il gol di oggi è una autentica gemma, così come quello realizzato col Monza. La coesistenza con Candreva funziona alla perfezione, sarà certamente tra i punti di forza della prossima stagione. Nella quale Sousa, riconfermato, aspetta di guidare la stragrande maggioranza di chi c'è già. Ok le plusvalenze, ok la necessità di far quadrare i conti, ok la volontà dei tesserati di ambire a palcoscenici di livello internazionale, ma Salerno è una grande città, la Salernitana ha disputato una stagione ottima, la tifoseria è tra le migliori d'Europa e presentarsi ai nastri di partenza con Dia, Ochoa, Mazzocchi, Kastanos, Candreva, Coulibaly e Gyomber significherebbe lanciare un segnale straordinario. Ok i giovani di prospettiva, ok il parco giocatori di proprietà, ok attendere la crescita del settore giovanile (ed è stato bello, oltre che romantico, vedere l'esordio di Iervolino), ma le gare si vincono soprattutto con gente abituata a stare a certi livelli e che fa la differenza con una singola giocata. La gente chiede l'Europa, la proprietà fa bene a gettare acqua sul fuoco in nome della politica dei piccoli passi. Ma in fondo al Monza la cavalcata verso la zona sinistra è riuscita il primo anno e Salerno non ha poi tante cose in meno di Atalanta, Udinese, Sassuolo, Fiorentina, Torino e Bologna...
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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