Ospite del ventesimo appuntamento della rubrica Instagram di TuttoSalernitana, “Due chiacchere con”, Giuseppe Capua. Centrocampista cresciuto nelle giovanili della Lazio e protagonista a Salerno, durante le stagioni 2012/13 e 2013/14. Durante la diretta abbiamo avuto modo di parlare dei possibili scenari futuri per la ripresa dei campionati, soprattutto nelle serie minori come la Lega Pro e la Serie D, e poi di alcuni ricordi della sua carriera. Per esempio l’esperienza di due anni a Salerno, quella nelle giovanili della Lazio e quella attuale al Lanusei. Infine abbiamo concluso l’intervista con un focus sulla Salernitana attuale di Giampiero Ventura. Ecco alcune delle sue dichiarazioni:
Come sta affrontando questo periodo di stop forzato, causa Coronavirus? Secondo lei sarà possibile riprendere i campionati anche nelle serie minori, garantendo il rispetto di tutti i protocolli di sicurezza?
“Fortunatamente sono rimasto in Sardegna, in cui la situazione è abbastanza tranquilla e sotto controllo. Allenarsi a casa non è semplice, però fortunatamente la società mi ha messo a disposizione diversi attrezzi e sto seguendo le direttive del mister. Per la ripresa dei campionati, in Serie C e D, è molto difficile garantire tutti i protocolli di sicurezza indicati dal governo. In generale in Italia quasi nessuna società di Serie C o D, ma anche qualcuna di B, ha strutture idonee per pensare di fare un ritiro ospitando i calciatori o per garantire la distanza di sicurezza negli spogliatoi per esempio. Detto ciò molte società e presidenti sono già in grande difficoltà economica, quindi riprendere i campionati sarebbe fondamentale”.
Dopo un stop così prolungato, è come se si iniziasse quasi un’altra stagione? Quanto peserà, dal punto di vista fisico e mentale, il dover giocare ogni tre giorni così frequentemente?
“Sicuramente sarà un campionato anomalo, ricominciando dopo mesi di inattività. Durante la stagione l’infrasettimanale capita spesso, però giocare ogni tre giorni per varie settimane sarà strano e molto difficile. Ultimamente si parla spesso della possibilità di aumentare le sostituzioni durante la partita, soluzione che secondo me potrebbe essere molto utile per aiutare le squadre a sopportare meglio lo sforzo fisico”.
Arriviamo alla sua esperienza attuale al Lanusei, in cui è approdato lo scorso Gennaio. Come si sta trovando in questa nuova piazza?
“Il Lanusei è una società modello della Serie D, esemplare sia dal punto di vista economico/organizzativo sia da quello umano e comportamentale. Rispetta sempre gli accordi con i calciatori, cosa non scontata in D, e per questo devo farle assolutamente i complimenti. Quindi mi trovo bene e non posso assolutamente lamentarmi”.
Passiamo ora alla sua parentesi a Salerno. Che ricordo ha della piazza, dei tifosi e della squadra in generale?
“A Salerno ho parecchi amici e ogni estate torno per andare a trovarli. Ho ricordi bellissimi perché ho avuto la fortuna di vincere un campionato, una Coppa Italia e una Supercoppa di C, con una squadra piena di nomi importanti. Essendo giovane in quegli anni, grazie a questi compagni, ho imparato moltissimo sia dal punto di vista umano che calcistico”.
Nella stagione 2013/14 ci furono vari cambi in panchina, cosa non funzionava in quella squadra da causare così tanti ribaltamenti della guida tecnica?
“Quella fu un’annata un po’particolare. La squadra era costruita per vincere, con nomi importanti come Pasquale Foggia, ma nel calcio capitano le stagioni in cui non tutto va per il meglio. Ci furono davvero molti cambi sia in panchina che tra i direttori quell’anno. Iniziammo con Sanderra, poi tornò Perrone, con il quale cominciammo un po’ a ingranare, ma dopo alcune sconfitte a Gennaio cambiammo ancora. Arrivarono così Gregucci come allenatore e Fabiani come Direttore Sportivo, il quale rivoluzionò un po’la squadra”.
Come mai non è rimasto a Salerno? C’è un po’ di rammarico per non essere rimasto più a lungo?
“Allora parto dal presupposto che il mio cartellino era della Lazio e non della Salernitana, seppur il presidente è lo stesso. Inoltre da Gennaio 2014, con l’arrivo di Gregucci e Fabiani, incominciai a non giocare più spesso. Non furono mesi facili per me e questo spinse, sia me che la società, a non far proseguire l’esperienza a Salerno. Mi dispiace aver lasciato così la Salernitana, però nonostante quei brutti mesi, porto la città e i suoi tifosi nel cuore”.
Un giudizio su Fabiani, con cui si è rapportato in quei mesi?
“Fabiani è un grande direttore, molto preparato. Io l’ho avuto solo per sei mesi, senza avere quindi la possibilità di conoscerlo a fondo. Personalmente con lui non ci fu un bellissimo rapporto perché, come ho detto prima, dal suo arrivo incominciai a giocare meno. Però devo dire anche che fu sempre trasparente e limpido con me e ciò gli fa onore”.
Lei è cresciuto nelle giovanili della Lazio, che tipo di ambiente è quello laziale e quanto è stata formativa quell’esperienza?
“Crescere da giovane in una società importante come la Lazio è stato un privilegio. Ho passato moltissimi anni li, partendo dai pulcini, giocando in primavera, fino ad arrivare a firmare 5 anni di contratto con la Lazio, seppur andando sempre in prestito. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere moltissimo quella di potermi allenare a Formello, con giocatori importanti e conoscendo dirigenti assolutamente validi”.
Sia nella Lazio che a Salerno ha avuto la possibilità di conoscere Claudio Lotito. Può descriverci un po’ che tipo di personaggio è il presidente?
“Ti racconto un aneddoto personale legato a Lotito. Il secondo anno a Salerno c’era da discutere riguardo al rinnovo del mio prestito in granata. Per fare ciò il presidente Lotito fece arrivare da Milano il mio agente e la trattativa si svolse a mezzanotte e mezza, compresa la chiamata per informarmi del rinnovo del prestito. Questo per farti capire quanto sia un presidente davvero vivace e particolare. A Salerno anche quando giocavo io non era amatissimo dai tifosi, che magari pensano non si dedichi al 100% alla Salernitana, avendo già una squadra di A come la Lazio. I tifosi granata sono la vera anima della squadra e assolutamente hanno il diritto di pretendere di più. Anche perché si Salerno merita di più rispetto a dove è ora“.
Un pensiero sulla Salernitana attuale di Ventura, può secondo lei avere un ruolo da protagonista nei play-off?
“Il campionato di Serie B è molto incerto e lungo, ma la Salernitana è forte e prima o poi deve salire in Serie A. Ha un allenatore importante come Ventura, giocatori importanti come Cerci o Cicerelli, ex. mio compagno all’Aversa. Quindi secondo me, come ho detto prima, essendo il campionato di B ancora lungo e incerto può succedere di tutto. La Salernitana può benissimo puntare e tentare di raggiungere anche la seconda posizione in classifica. Tolto infatti il Benevento molte squadre sono sullo stesso livello, compresi i granata”.
Ringraziamo Giuseppe Capua e l’ufficio stampa del Lanusei Calcio.
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