“Penso che si riprenderà. Nelle ultime ore abbiamo discusso in assemblea, resta da capire se il protocollo sia fattibile. Il problema non riguarda tanto le squadre meridionali come la nostra, ci dicono che la Nord ci sono delle situazioni abbastanza complicate e non si è concluso ancora nulla. La mia sensazione è che il campionato ricomincerà, a partire dalla serie A che sviluppa e genera tante cose di grande interesse. Ci sono posizioni europee da delineare e non è possibile fermare tutto. Serviranno, comunque, scrupolo e collaborazione: propongano soluzioni fattibili, pur consapevoli che le porte chiuse saranno una triste certezza”. Così il presidente del Cosenza Eugenio Guarascio, convinto che “ognuno ha una propria posizione che va rispettata. Riprendere a marzo come ha detto la Juve Stabia? A mio avviso il calcio va incontro ad un grande cambiamento, anche il prossimo campionato si disputerà a porte chiuse e viene meno il senso della nostra “missione”. Noi lavoriamo, spendiamo e sudiamo per la gente: serve consapevolezza e sono a favore delle riforme, è l’unico modo per ripartire da un sistema sostenibile per tutti. Non pensate che sia facile per i calciatori, tutt’altro che tutelati. E’ un contesto inimmaginabile, chi si aspettava questa pandemia? Ora tocca prendere atto, chissà che non possa essere proprio lo sport ad aiutare la gente a vivere un minimo di serenità e normalità”.
Il presidente del Cosenza affronta la tematica attuale a 360° proponendo soluzioni interessanti: “C’è chi vuole la promozione a tutti i costi, io preferirei mantenere un certo equilibrio. Siamo noi presidenti che decideremo, non c’è fretta. Se vogliamo procedere alla promozioni e alle retrocessioni dobbiamo completare il campionato: le regole parlano chiaro, sarebbe come interrompere una partita al sessantesimo e non al novantesimo. Mancano dieci partite, con 30 punti in palio: fino a quando la matematica non dà riscontri diversi è legittimo giocarsi le proprie carte. Certo, siamo a cospetto di una pandemia e, da persona responsabile,devo usare la ragione. Non si può passare dai cimiteri agli stadi come nulla fosse, 32mila persone non ci sono più. Tutti rischiamo di perdere qualcosa e di fare figuracce, cerchiamo di essere rigorosi ma allo stesso tempo consapevoli che è un quadro generale assolutamente nuovo. Il Benevento è forse l’unica squadra che merita la promozione, tra persone perbene e di buonsenso risolveremo la questione. Tutte le altre si stanno giocando qualcosa, mi concentrerei anche sulla serie C: 60 società, tanti presidenti con aziende in crisi e dubbi che aumentano sul passato. Questi imprenditori possono pensare al calcio? Dalla B a scendere è un sistema insostenibile, solo la A fornisce garanzie grazie ai diritti tv. Ho sentito di una cadetteria a 36 squadre, divise in due gironi da 18. Si potrebbero valorizzare strutture importanti proprio come Salerno, non è possibile promuovere in A squadre con scarsissimo seguito di pubblico. Le tifoserie devono tornare ad essere centrali nel progetto calcio”.
Sul Cosenza e sulla posizione di classifica precaria: “Braglia ce l’ha messa tutta. Da quando sono nel calcio ho sempre raggiunto gli obiettivi prefissati, purtroppo a volte si innescano meccanismi imprevedibili. Pensiamo al VAR, che stiamo aspettando da tempo e ci sono rinvii continui. Ci sono state tante situazioni in cui abbiamo perso punti per colpe non nostre, senza dimenticare quanti gol abbiamo subito nei minuti di recupero. L’allenatore è uno dei migliori, l’anno scorso siamo stati la rivelazione.Non sappiamo i motivi del calo, improvvisamente lui stesso era arrivato a un punto in cui sapeva che non si poteva andare avanti. Aggiungo un’altra riflessione: delle prossime 10 partite, 6 sarebbero state in casa e tutti scontri diretti. Potevamo ospitare 22mila spettatori, un tifo come il nostro conta tanto. Con gente come Asencio e Riviere dovevamo essere copertissimi, ma non hanno mai giocato insieme. Non credo che la nostra rosa valga quella classifica, la storia insegna che in molti erano virtualmente retrocessi a marzo e poi hanno mantenuto la categoria. Ecco perché vorremmo giocare. Rivolgo un saluto anche a Pillon: abbiamo giocato a porte chiuse col Venezia, col Chievo due calciatori non sono venuti e umanamente la situazione è stata pesante”.
Infine sull’ipotesi annullamento: “Secondo me ci sono tutte le ragioni per annullare il campionato, ma in quel caso non dobbiamo prevedere promozioni e retrocessioni. Bisognerebbe ripetere tutto, invalidando la classifica dal primo all’ultimo posto., Non escludo che ragioneremo in futuro sulla B a 36 con due gironi privilegiando chi, in Lega Pro, ha requisiti importanti e un bacino d'utenza di livello. Conosco club che hanno strutture migliori delle nostre, è una componente fondamentale. In cadetteria abbiamo una squadra che non ha nemmeno lo stadio, vi sembra giusto? I tifosi devono avere un impianto di riferimento, stile europeo e fruibile per le famiglie e i bambini”.
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