Intervistato in esclusiva dalla redazione di TuttoSalernitana nell'ambito della trasmissione SeiGranata in onda ogni martedì alle 20 su Seitv (Canale 819 del digitale terrestre, con la stretta collaborazione della redazione di GranataCento), l'ex centrocampista della Salernitana Joseph Minala ha parlato di passato, presente e futuro lanciando anche qualche segnale per un possibile ritorno...
Anzitutto come sta andando questa esperienza in Cina e come si vive dopo il Coronavirus? In Italia è un autentico dramma...
"Mi dispiace tanto per quello che sta succedendo da voi, è una situazione che nessuno si poteva aspettare. Qui, invece, le cose sono andate diversamente. Il virus è partito dalla Cina, ma qui hanno fatto i tamponi veramente a tutta quanta la popolazione agendo in modo diverso. Senza isolamento domiciliare o problemi di altro genere. C'è stato un rispetto delle leggi da parte dei cittadini, ma soprattutto una grande competenza delle forze politiche. Non mi va di parlare di questo argomento nel dettaglio, faccio il calciatore e non mi va di entrare in questioni più grandi di me. Ma c'è un dato inconfutabile e che fa riflettere: laddove tutto è partito è ritornata una vita assolutamente normale, i miei amici ancora non possono credere che ci sono 25mila spettatori negli stadi a vedere le partite. In Italia, così come in altre parti del mondo, si è pensato nuovamente al lockdown e la crisi economica è senza precedenti. La mia esperienza lavorativa qui è quasi finita, sono un po' spaventato da quello che troverò al rientro alla Lazio".
Tanti sacrifici, una vita non facile e pregiudizi a iosa. Come si supera la diffidenza della gente?
"So che ne hanno dette tante su di me. A partire dall'età. E' stato un piccolo freno per la mia carriera, non è bello fare un sacco di sacrifici, vivere lontano dalla propria famiglia, allenarsi anche dopo un lutto e poi vedere che c'è tanta ironia su una cosa assolutamente falsa. Non si arriva in serie A per caso, credo sempre nel lavoro e nella meritocrazia. Posso aver sbagliato qualche campionato, ma la mia faccia è sempre stata quella e non mi sono mai nascosto rispetto alle difficoltà".
Hai pianto, di gioia e di dispiacere, per la Salernitana. C'è chi dice che molti laziali vengano a Salerno solo pensando alla Lazio. E' così?
"Lo posso smentire, categoricamente. In tre anni avevo assunto anche un ruolo di rilievo all'interno dello spogliatoio e non permetteremmo a nessuno di scendere in campo con la maglia granata ma un pensiero biancoceleste. Anche perchè, se non dai il massimo e dimostri di essere bravo, la Lazio non la vedrai mai. A Salerno c'è tutto: uno stadio caloroso, una bella città, si mangia bene, la gente ti accoglie come uno di famiglia e mi hanno sempre fatto sentire il loro affetto. Come puoi non innamorarti di quel contesto e pensare ad altro?".
Proseguiamo da un'immagine: le tue lacrime dopo il primo tempo contro il Venezia, finale di ritorno playout...
"Siete stati bravi a trovare questa notizia, pensavo non la sapesse nessuno. E' vero, stavamo perdendo e fui espulso. Mi sentivo in colpa, piangevo di rabbia perchè avevo tradito la fiducia dei compagni e dell'allenatore. Mi sarebbe piaciuto avere un joystick che guidasse i miei compagni verso il gol e che deviasse fuori i tiri del Venezia. Quando c'è stata la lotteria dei rigori avrei voluto, metaforicamente, cancellare il loro portiere. Per fortuna Francesco Di Tacchio ha buttato il pallone in porta e siamo esplosi di gioia, in un pianto liberatorio dopo una stagione partita con ben altre ambizioni e che si stava chiudendo con una retrocessione a dieci giorni esatti dal centenario. Tutti mi abbracciarono, mi resero partecipe dei festeggiamenti. E' un gesto che non potrò dimenticare".
Così come non puoi dimenticare il gol di Avellino al 96'...
"Ancora oggi, quando ricorre l'anniversario, sono subissato di messaggi, video e foto. E' un gol che cambia la carriera, che ti fa entrare nella storia. Perdevamo 2-0, facemmo una grande rimonta e arrivammo a raggiungere il 2-2. Sembrava finita, poi ebbi la palla giusta e la misi all'angolino. Non ci ho capito più nulla, ricordo soltanto la corsa sotto la nostra curva che era letteralmente impazzita. E ci accolsero alla grande anche quando di notte tornammo a Salerno".
Quella curva che, però, ha deciso di abbandonare la Salernitana perchè contesta Lotito e la multiproprietà...
"Non entro nel merito della discussione. Dico solo due cose: anzitutto la proprietà a me ha sempre manifestato la volontà di portare in serie A la Salernitana. In secondo luogo dico che non è giusto penalizzare i calciatori per questioni esterne: lo stadio fa la differenza e fa vincere le partite, l'Arechi deve tornare ad essere il dodicesimo uomo in campo".
Ora torni alla Lazio...ti aspettiamo a Salerno?
"Ci fu la possibilità di tornare un anno fa, ma assieme facemmo scelte diverse. Le vie del mercato sono infinite, decideremo con i direttori quale sarà il futuro migliore. Certo, lì sono stato benissimo e, a prescindere da tutto, auguro alla Salernitana di lottare per la promozione".
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