Daniele Faggiano ha concluso a Milano il complicato mercato della Salernitana. Tutti lo conoscono, tutti l’hanno salutato con affetto, da più di 15 anni fa il ds in club di A, B e C, ha girato tutta l’Italia e ha vinto tanto. Ma soprattutto ha vinto una battaglia con la vita che resta il successo più grande. Per questo allo Sheraton è stato bello vederlo sorridente, pimpante e attivo come sempre. E con 60 chili in meno.
la carriera
Ha cominciato come portiere, ma ben presto Faggiano ha scelto la carriera di manager ed è partito dai dilettanti in Puglia, debuttando in C2 a Noicattaro a 28 anni. A scoprirlo è stato Giorgio Perinetti (“Gli rompevo le scatole per prendere Conte allenatore e poi Caputo attaccante”) che l’ha portato con lui prima a Bari e poi a Siena, salendo entrambe le volte in Serie A proprio con Conte. A correre da solo ha cominciato nel 2012 a Trapani, dove in quattro anni è salito in B e perso la finale playoff per la A. Nel 2016 il Palermo e le repentine dimissioni quando Zamparini ha esonerato De Zerbi (“l’avevo promesso a Roberto quando l’avevo preso”).
Poco male, una settimana dopo era a Parma a far proseguire la scalata del nuovo club - cominciata un anno prima in D - portandolo prima in B e poi in A, sempre con Roberto D’Aversa. Tra il 2020 eccolo a Genova, prima sponda Genoa e poi Samp “fino all’arresto di Ferrero, quando io e Osti siamo stati allontanati”. Nel frattempo è diventato papà di Nina, dal 2018 si era trasferito a Pescara. Ma dopo la Samp è rimasto senza squadra. Capita, nella carriera di un ds. “Ero stanco e spossato - ricorda Faggiano - credevo che fosse perché non lavoravo. Ma non era così. Se l’emoglobina deve essere a 13, la mia era a 5”.
il dramma
Quando un manager è disoccupato, gira l’Italia vedere partite, stringere contatti, aggiornarsi. Così aveva scelto di fare anche quel 10 dicembre 2023, quando è cominciato il suo dramma. Con un brutto incidente stradale: “In autostrada, a San Benedetto, stavo andando a Modena e mi sono rotto due vertebre. Però sono uscito dall’ospedale firmando, contro la volontà dei medici. E una volta a casa, mio padre e mio suocero mi hanno rimandato a farmi vedere”. Pian piano è emerso il vero problema: “Avevo dei valori sballati, ho fatto controlli su controlli e non andava bene. I medici erano preoccupati, hanno capito che il fegato non funzionava. Così ho cominciato a girare gli ospedali, sono stato ricoverato a Torino e Ancona”. Faggiano, alto 1.90, in quel periodo pesava quasi 140 chili: “La dieta è stata la prima cosa, poi ho fatto altre cure e preso medicinali, pensavo di guarire così. Sì parlava di trapianto, ma non era urgente”.
il trapianto
Nel frattempo ha trovato squadra, andando nell’estate 2024 a Catania. “Ma non stavo bene - ricorda - e dopo la partita a Biella con la Juve Next Gen sono stato male. Grazie al dottor Ciampi dell’ospedale a Catania abbiamo capito la situazione e mi ha mandato all’Ismett a Palermo dal dottor Gruttadauria che ha preso in mano la situazione. Prima mi hanno fatto un piccolo intervento, poi è diventato urgente il trapianto”. Il Natale del 2024 è quello che ricorderà per tutta la vita: “Il 19 dicembre ero a cena con i miei genitori e mister Toscano, è arrivata la telefonata: entro tre ore dovevo essere a Palermo per il trapianto”.
i 100 giorni
Una volta operato, c’è stato forse il momento più difficile per Faggiano: “Un calvario, pensavo di non uscirne. Momenti bui, non li auguro a nessuno. Sono stato 100 giorni in ospedale, avevo vicino mia moglie Giorgia e i miei genitori, la mia forza. Come il Catania, da Pelligra e Grella a tutti i tifosi. E gli infermieri, diventati come fratelli: solo per portami in bagno, facevano una fatica enorme”. Non è stato facile gestirlo in quei giorni: “Ho provato dolore, rabbia. Una volta non capivo perché negli ospedali le finestre sono chiuse, me ne sono reso conto quando volevo aprirne una e scappare. Ma pensavo alla famiglia, alla bambina, agli amici veri che hanno sofferto con me e mi sono sempre vicini: sono venuti a trovarmi Perinetti, Ausilio e Baccin, poi giocatori come Torregrossa e Inglese”.
Da marzo ha ricominciato a vivere. Faggiano racconta ancora: “Ora vedo la vita diversamente, mi arrabbio sempre ma capisco che i problemi sono altri. Ho capito cosa vuol dire soffrire e se posso aiutare qualcuno lo faccio”. Danilo Iervolino gli ha dato l’opportunità che aspettava: “Il presidente mi ha dato la carica definitiva. Lui ne ha tanta! E me l’ha trasmessa. Il lavoro è la medicina migliore”. In questo mercato ha rifatto la Salernitana muovendo una cinquantina di giocatori tra entrate e uscite: “Il girone è tosto, oltre a Catania e Benevento ci sono anche Cerignola, Crotone, Monopoli, Potenza, e poi l’Atalanta U23. Spero di trasmettere la mia carica alla squadra. Essere qui mi ha dato forza e ora affronto questo impegno con l’entusiasmo di prima. Anzi più di prima, come se fossi resuscitato”.
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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