In occasione della vittoria della Salernitana a Modena del 2009, che fu anche l'ultima dei granata al Braglia, fu Dino Fava a decidere la partita segnando un rigore. L'attaccante se ne intende di come si fanno gol, avendone segnati 110 tra i professionisti: i colleghi del quotidiano La Città l'hanno intervistato per ricordare quel match. "In quella stagione partimmo a razzo con Castori ed eravamo messi benissimo in classifica, nelle primissime posizioni. A Modena finì con una nostra vittoria di rigore ma il risultato poteva essere molto più rotondo. Andavamo fortissimo, poi ci fu il calo. Le cose iniziarono a girar male quando ci accorgemmo di essere una buona squadra ma di non disporre di una rosa ampia né strutturata per reggere quelle posizioni dil vertice". E fece gol pure al ritorno, a Salerno. "Il Modena mi ispirava. Ricordo il bellissimo gol di tacco che un po’ meravigliò anche me. Non lo dimentico, perché dopo mi feci male e restai a lungo infortunato. Infatti la doppietta di febbraio, a Salerno, fu l’ultima del mio campionato. Provai il tacco, perché credevo di farcela. La rete fu la fotografia di una mentalità che stava pian piano ritornando a galla: eravamo in ripresa pure nel ritorno, affrontavamo il Modena dopo la vittoria di Frosinone e volevamo riprenderci la scena, eravamo in buona condizione, avevamo coraggio. Quello che sta mancando un po’ alla Salernitana di Torrente, complici i risultati altalenanti, è la capacità di osare di più. La squadra dovrebbe vincere le proprie paure". Quando a Fava si chiede se la formula per essere più audaci sia costituita da un tridente d'attacco, egli risponde in questo modo: "Non è detto. Si può essere offensivi e pericolosi pure col 5-3-2. Il problema è capire quanti palloni possano crossare i terzini. Senza rifornimenti, gli attaccanti escono di scena. In granata giocavo con Di Napoli, talvolta con Scarpa, pure con Iunco. C’era Ganci. Ruotavamo: il reparto era di sicuro ben munito. Però con un difetto: facevo il centravanti ma non avevo una vera riserva di ruolo. E questo è un problema: quando la squadra si abitua a giocare con determinate caratteristiche di boa, poi fa fatica ad adeguarsi. Sull’assortimento, meglio sempre avere uno di sponda e un altro che si butta dentro. Fuori casa, centravanti più velocità è la formula giusta: vedo bene Coda e Gabionetta ma anche Coda e Donnarumma. In casa, invece, due forti fisicamente in area sono a mio avviso una necessità". 

Sezione: News / Data: Gio 17 dicembre 2015 alle 12:00
Autore: Orlando Savarese
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