Mentre gran parte della cronaca sportiva si concentra sulle classifiche e i risultati dell'inizio stagione granata, emerge dai numeri un paradosso affascinante che merita un'analisi più profonda. La Salernitana oggi, in Serie C, gode di un supporto popolare superiore a quello registrato nei suoi anni in Serie A e Serie B. Un fenomeno contro-intuitivo che racconta molto più di una semplice storia calcistica: è il ritratto di una relazione autentica tra una città e la sua squadra, liberata dalle logiche commerciali che spesso inquinano il calcio moderno.

Numeri impressionanti

I dati parlano chiaro e disegnano un quadro sorprendente. La campagna abbonamenti 2025-26 ha chiuso a quota 5.289 tessere, superando i 4.563 abbonamenti della stagione 2024-25 in Serie B. Al debutto casalingo contro il Sorrento, l'Arechi ha registrato oltre 12.000 spettatori, con code agli ingressi e settori esauriti che hanno ricordato i grandi giorni del passato.

Il confronto con le stagioni precedenti rivela l'entità del fenomeno. Durante l'esperienza in Serie A (2021-2024), nonostante il prestigio della categoria, la risposta del pubblico fu talvolta inferiore. Anche in Serie B, la media spettatori si attestava a 13.265 presenze per gara.

Ma è il dato degli abbonamenti a risultare più significativo: in Serie C la Salernitana ha convinto 726 tifosi in più rispetto all'anno scorso in Serie B a sottoscrivere l'abbonamento. Un incremento del 16% che va in direzione opposta rispetto alla logica commerciale che vorrebbe pubblico crescente al crescere della categoria.

La riscoperta dell'identità

La retrocessione in Serie C ha paradossalmente liberato questa dimensione identitaria dalle sovrastrutture del calcio professionistico.

Quando la Salernitana militava in Serie A, molti tifosi storici lamentavano un distacco crescente tra squadra e città. I prezzi dei biglietti lievitavano, l'esperienza dello stadio si commercializzava, i giocatori diventavano sempre più lontani dalla realtà salernitana. La Serie C ha restituito quella dimensione autentica che il calcio di vertice aveva spento.

La doppia retrocessione, vissuta come un dramma collettivo, ha ricompattato la città attorno alla sua squadra. La Serie C ha restituito la Salernitana al suo popolo.

L'Arechi che verrà: simbolo di rinascita

Non è casuale che proprio in questo momento di rinascita popolare prenda il via il restyling dello stadio Arechi. I lavori di demolizione della Curva Nord inizieranno la prossima settimana, dando concretezza a un progetto atteso da anni. Il nuovo impianto, con una capienza ridotta a circa 15.000 posti, sembra disegnato proprio per valorizzare questa dimensione più intima e partecipativa del tifo granata.

Il sogno di ospitare gli Europei 2032 nel nuovo Arechi rappresenta una visione ambiziosa che nasce proprio dalla consapevolezza di poter contare su una delle tifoserie più calde d'Italia. "Ragioniamo per gli Europei 2032 e partiamo con anticipo", ha dichiarato il sindaco Vincenzo Napoli.

Una lezione per tutti

La Serie C granata sta diventando un laboratorio di calcio sostenibile, dove i conti tornano non solo economicamente ma anche socialmente. Con oltre 10.000 presenze medie preventivate per questa stagione, la Salernitana si candida ad avere uno degli stadi più caldi della categoria, creando un vantaggio competitivo basato non sui milioni spesi ma sulla passione genuina.

Questo modello potrebbe ispirare altri club che vivono la retrocessione come una tragedia irreversibile. La Salernitana sta dimostrando che si può ripartire dalle proprie radici, dalla propria identità, dal rapporto sincero con i propri tifosi. Non è nostalgia del passato, ma costruzione di un futuro diverso.

Il prossimo appuntamento per verificare la solidità di questo legame rinnovato sarà stasera a Giugliano, dove i granata cercheranno la quinta vittoria consecutiva per entrare definitivamente nella storia della Serie C salernitana.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 21 settembre 2025 alle 12:00
Autore: Giovanni Santaniello
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