Salernitana-FIGC, prove di disgelo. Per stessa ammissione del sodalizio granata, seppur in via indiretta sono ripresi i contatti con il presidente della Federazione Gabriele Gravina che, in una recente intervista, si è detto dispiaciuto per la retrocessione della Bersagliera augurandole un immediato ritorno in cadetteria. "Abbiamo dovuto applicare le regole, qualcuno l'ha interpretato come un torto alla Salernitana ma non è così" il pensiero del dirigente, sufficiente a scatenare una pioggia di commenti negativi sul web.

La domanda che in tanti si pongono è la seguente: con una Salernitana prima in classifica e capace di vincere tutte le partite, un ambiente che si sta ricompattando e un gruppo che sta conquistando il cuore della sua gente, era davvero necessario esprimersi pubblicamente in quel modo lasciando intendere che il riavvicinamento con Gravina susciti felicità nella società? Le parole di Milan hanno fatto il giro del web, inutile dire che la tifoseria si sia schierata contro ogni forma di rapporto d'amicizia con chi è ritenuto tra gli artefici principali della retrocessione in serie C della Salernitana.

Certo, nessuno dimentica gli orrori dell'anno scorso e le responsabilità sono evidenti: rosa molto modesta, calciatori che non remavano nella stessa direzione, due sessioni di mercato al risparmio e completamente sbagliate, allenatori che non hanno inciso. Ma allo stesso tempo non si può far finta di niente e mettere da parte i regolamenti stravolti, con il rinvio della trentaquattresima giornata a inizio maggio, il rigore con cui il Frosinone vinse contro le riserve del Sassuolo e, soprattutto, quel maledetto playout che doveva essere disputato contro i ciociari e non una Sampdoria matematicamente e meritatamente retrocessa in C.

Potremmo stare qui ore e ore a ripetere quello che scrivemmo con forza in quelle settimane di totale follia calcistica, assumendocene le responsabilità pur di tutelare la Salernitana. Termini come "il rinvio sine die non è previsto dal regolamento", "non si può annullare una partita senza deferimenti o penalizzazioni ufficiali" e "Bastava agire come nel 2019 e ripescare l'eventuale perdente dello spareggio in caso di condanna del Brescia" ce li sognavamo anche la notte e tuttora abbiamo impresso nella mente l'arbitraggio di Doveri, con rigore non dato su Soriano, gol annullato a Ferrari e rete irregolare convalidata alla Samp. In un contesto normale sarebbe stato sospeso, oggi invece è in A e - pare - con un voto positivo attribuitogli dagli osservatori in quella terribile e maledetta serata del 22 giugno.

Ma Gravina è anche quello che implicitamente vedeva nella Salernitana il male del calcio italiano. Non dimentichiamo, nel 2021-22, tutto quell'ostracismo nei confronti di chi aveva vinto con merito sul campo scrivendo la storia col passaggio dalla D alla A in meno di dieci anni. In un calcio senza soldi, con club blasonati che falliscono a stagione in corso e fondi senza fondi di cui non si conoscono i proprietari, il problema era davvero il legame di parentela tra Mezzaroma e Lotito?

Li ricordiamo ancora gli ultimatum e gli avvertimenti, già un minuto dopo il trionfo di Pescara. Ecco, anche per questo Salerno non potrà mai appoggiare quanto è stato dichiarato ieri, in direzione opposta rispetto a quanto si affermava in estate promettendo battaglia "anche a costo di arrivare al Consiglio di Stato, in punta di diritto non c'era nessun motivo per farci giocare con la Sampdoria. Tuteleremo in ogni sede la Salernitana e la sua gente". In che modo, a suon di ricorsi persi e con parole di distensione verso gli artefici di quell'ingiustizia calcistica? Quella che oggi porta i tifosi a gioire per le sconfitte della Sampdoria come fosse una rivale storica come Napoli o Verona? Ci saremmo aspettati una battaglia legale diversa, non un "tarallucci e vino all'italiana". 

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 20 settembre 2025 alle 14:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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