Ancora una volta, la Salernitana ci ha regalato un'emozione degna di un documentario sulle amebe in bianco e nero, trasmesso a circuito chiuso in un ospizio alle 3 del mattino. Uno 0-0 a Bari che definire soporifero sarebbe un eufemismo. Un risultato che sembra scolpito nella pietra, come se la squadra avesse stretto un patto di non belligeranza con il gol.
Un punto guadagnato o due punti persi? È come chiedere se sia meglio un calcio nelle gengive o una carezza con carta vetrata: il dolore è garantito.
E veniamo alle "pagelle piccanti" di questi moderni gladiatori dell'area di rigore che sembrano più impegnati a risolvere il cubo di Rubik che a tirare in porta.
CHRISTENSEN 6,5 - Più reattivo di un gatto su una piastra rovente quando si distende su Lasagna. L'unico momento della partita in cui i tifosi granata hanno smesso di controllare ossessivamente la classifica sul cellulare. Per il resto della gara poteva tranquillamente sedersi in panchina, ordinare una pizza e guardarsi la partita, tanto di palloni dalle sue parti ne sono arrivati meno che clienti in un negozio di ventilatori durante l'inverno siberiano.
RUGGERI 5,5 - Inizia la partita con la stessa concentrazione di un monaco zen, poi improvvisamente si trasforma in un adolescente alla guida per la prima volta quando regala a Lasagna un pallone che gridava "Segnami!". Christensen lo salva dall'umiliazione pubblica e dal dover cambiare identità e trasferirsi in Patagonia. Nel secondo tempo si fa saltare da Maggiore come un turnista al casello autostradale che dorme in piedi dopo 12 ore di lavoro.
FERRARI 7 - L'unica volta che Lasagna gli scappa via, fa in tempo a telefonare a Ruggeri dicendogli: "Ehi, potresti recuperarlo tu? Ho appena fatto la piega". Per il resto della partita domina come un professore severo in una classe di quinta elementare. Se ci fossero più Ferrari come lui in squadra, la Salernitana correrebbe veloce come una Formula 1 invece di sembrare un Pandino in riserva.
LOCHOSHVILI 6,5 - Dalle sue parti non passa nemmeno l'aria, figuriamoci gli attaccanti del Bari. Si concede un paio di escursioni offensive con la stessa eleganza di un elefante in una cristalleria, ma almeno ci mette l'impegno. Solido come un bunker antiatomico, ma con la stessa capacità di costruzione offensiva.
GHIGLIONE 6 - Preoccupato più di Dorval che di contribuire all'attacco, fa una partita da pendolare: timbrare il cartellino, fare il minimo indispensabile, tornare a casa. Si concede una sola sortita offensiva con la cautela di chi entra in un negozio di porcellane indossando guantoni da boxe. Almeno su palla inattiva anticipa Lasagna con i tempi di un orologio svizzero.
ZUCCON 7 - Corre come se avesse scoperto che alla fine della partita distribuiranno pizze gratis, ma solo al primo che arriva. Ringhia su Dorval, impegna Radunovic, poi spreca un'occasione da pochi metri con la precisione di un ubriaco che tenta di infilare la chiave nella serratura alle 4 del mattino. Finisce con i crampi, sintomo che almeno qualcuno in questa squadra suda veramente la maglia. Esce con le pile scariche come uno smartphone dopo 48 ore di navigazione ininterrotta.
AMATUCCI 7,5 - Onnipresente come la pubblicità sui siti web. Fa da schermo, recupera palloni, subisce randellate e guadagna cartellini a favore con la stessa abilità di un attore professionista che simula un infortunio. Su palla inattiva deve marcare Novakovich, dimostrando che l'altezza è davvero solo un dettaglio quando ci metti il cuore, o forse solo la disperazione. L'unico che sembra avere un'idea di cosa significhi giocare a calcio.
SORIANO 6 - Ha più qualità lui nel mignolo che metà squadra messa insieme, ma le usa con il contagocce come se gli costassero un euro a tocco. Per due volte taglia la difesa del Bari come un bisturi, ma poi si dimentica di fare l'ultima cosa: concludere. È come avere una Ferrari e usarla solo per andare a comprare il pane all'angolo.
CORAZZA 6 - Si sdoppia tra fase difensiva e offensiva come un impiegato che fa due lavori per arrivare a fine mese. Su cross di Ghiglione preferisce fare l'assist a Verde anziché calciare, dimostrando un altruismo che ai fini del risultato si rivela inutile come un ombrello in un sottomarino. Duella con Favasuli pareggiando ai punti, come due pugili senza knockout.
VERDE 5,5 - Nei primi 45 minuti appare sulla partita come un'apparizione fantasma: tutti dicono di averlo visto, ma nessuno ha prove concrete. Esegue un tunnel su Favasuli che è l'unico sprazzo di qualità di un primo tempo altrimenti dimenticabile. Nella ripresa prova a sorprendere Radunovic direttamente da corner, idea brillante quanto inutile. Gioca lontano dalla porta come un vegano in una macelleria.
REINE-ADELAIDE 5 - Entra e fa rimpiangere Verde, impresa che sembrava impossibile fino a 10 minuti prima. Si aggira per il campo con lo sguardo perso di un turista senza Google Maps in una città sconosciuta. Cerca tempi di gioco che esistono solo nella sua immaginazione.
CERRI 5 - Con Simic ingaggia un duello fisico che ricorda più una puntata di wrestling che una partita di calcio. La sua unica conclusione è un tiro che probabilmente sta ancora salendo verso lo spazio, dove diventerà il compagno di viaggio del pallone calciato da Roberto Baggio ai Mondiali '94. Più isolato di un naufrago su un'isola deserta, attende palloni che non arrivano mai come chi aspetta l'autobus alle tre di notte.
ALL. BREDA 5 - Inizia la partita con l'approccio giusto, ma poi si dimentica di ricordare ai suoi che per vincere bisogna anche segnare. La gestione delle sostituzioni dimostra che ha ormai ristretto le sue scelte più di un adolescente al primo appuntamento che ordina sempre lo stesso piatto. Con Cerri in evidente difficoltà, decide di non cercare soluzioni alternative, forse sperando in un miracolo divino o in un autogol del Bari. Si accontenta del pareggio come chi riceve calzini a Natale: non è quello che voleva, ma è meglio di niente.
E così la nave granata continua a navigare in acque tempestose, con una salvezza che appare all'orizzonte come un miraggio nel deserto: più ci si avvicina, più sembra allontanarsi. Un punto che fa classifica come una goccia d'acqua fa oceano.
Per i tifosi della Salernitana, seguire questa squadra è come fare un giro sulle montagne russe progettate da un sadico: tante discese, rare risalite, e alla fine quella sensazione di nausea che non passa mai del tutto. Ma continuiamo a crederci, perché amare la Bersagliera è come amare una fidanzata problematica: sa farti soffrire come nessun altro, ma non riesci proprio a lasciarla.
Alla prossima puntata di questa telenovela calcistica che offre meno soddisfazioni di un documentario sulla vita monastica, ma molte più bestemmie di un torneo di briscola tra camionisti.
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