Il campionato ormai è alle porte ma il braccio di ferro società - tifosi non si attenua, anzi. E continua quella indifferenza che non è certamente il sale del calcio ma pesa come un macigno su un futuro che certamente ci riserverà tanti di colpi di scena. Certo il silenzio della società granata non invita ad un ottimismo che purtroppo oggi come oggi è una utopia. Lontanissima, ovviamente, visto che questo muro contro muro oltre a non far bene al calcio pone tutti in situazioni distanti con riavvicinamenti che, onestamente, sono davvero lontani. E se non si parla o si cercano altre soluzioni è difficile che questo pessimismo possa finire, che ci si possa parlare e soprattutto, da parte della società, mettere in campo quei progetti che non sono mai esistiti o sono stati sbandierati solo in quella famosa riunione romana.

E tutto è rimasto lettera morta visto che anche la conclusione dello scorso campionato è stata una spada di Damocle che si è abbattuta su un ambiente già 'minato' in questi cinque anni di serie B ed anche mortificato da un non raggiungimento dei play off promozione in serie A che, forse, potevano anche bypassare questo inizio di nuova stagione. Insomma tante componenti, tante piccole cose che messe insieme hanno costruito un mosaico di carta straccia che al primo colpo di vento si è frantumato. Ed ecco la contestazione strisciante contro le multiproprietà, ecco il ritiro-farsa di Sarnano nelle Marche vissuto solo da un tecnico nuovo come Castori lasciato solo con i componenti (o parte) della rosa dello scorso anno che si è adattato alla situazione-esplosiva, ecco i rifiuti di calciatori di venire a giocare nella Salernitana (vedi il fiorentino Ranieri).

Insomma qualcosa che non ha quadrato proprio perchè siamo all'inizio della sesta stagione in serie B ed anche le manifestazioni di protesta della tifoseria (o parte di essa), stanca e distaccata da tutto e tutti con circa 50 persone che hanno lanciato sul terreno di gioco dell'Arechi dove era in corso una gara amichevole dei granata contro il Francavilla 150 palloni da restituire, come hanno detto, a Lotito visto che il patron quando nel lontano 2011 ha preso la Salernitana dichiarò che era giunto a Salerno, dopo il fallimento Lombardi, e la nuova società non aveva trovato neppure i palloni. Una serie di circostanze, dunque, che non solo non hanno attenuato il fuoco che covava sotto la cenere ma che ne hanno aumentato la potenza. Con la società che non risponde, non cerca quel confronto che, forse, sarebbe anche inutile ma crediamo che per salvare il calcio a Salerno c'è bisogno solo di serenità che in questo momento topico manca del tutto. E  non è poco...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 settembre 2020 alle 17:15
Autore: Enzo Sica
vedi letture
Print