Nessuno vuole scadere nel vittimismo o nella retorica, ci mancherebbe, ma qualcuno diceva che tre indizi fanno una prova e ci sono elementi che giustificano quantomeno un pizzico di preoccupazione. Proviamo a ripercorrere quello che è successo nell'ultima settimana, ovvero da quando la Salernitana ha fatto saltare i piani rientrando prepotentemente in corsa per la salvezza. Anzitutto le date delle partite. I granata, causa ricorsi continui del Venezia, si ritroveranno ad aver giocato tre gare in sei giorni e con l'obbligo di preparare la più importante in 48 ore, a differenza di un avversario fresco e riposato. Piccoli dettagli che, a questo punto dell'annata, fanno la differenza. All'Atalanta, invece, è stato concesso di affrontare la Bersagliera nel posticipo del lunedì dopo aver giocato l'infrasettimanale con il Torino, ma la Lega A si è voltata dall'altra parte rispetto alle sacrosante e identiche richieste del presidente Iervolino. Due pesi e due misure, insomma. Capita poi che il signor Mazzoleni, che l'anno scorso commise errori clamorosi agevolando indirettamente la salvezza del Cagliari, venga scelto per lo scontro diretto di domenica: sarà al VAR, lui che è stato proposto come cittadino onorario della Sardegna. "Se vogliono affossare le squadre del Sud, c'è sempre Mazzoleni dietro le quinte. E' una vergogna, ci metto la faccia e denuncio pubblicamente tutto questo" disse il patron del Benevento Oreste Vigorito esattamente un anno fa commentando con un mix di rabbia, sgomento e comprensibile frustrazione un torto palese a danno dei sanniti che rivoluzionò la parte bassa della classifica. Nessuno vuol pensare alla malafede, ovviamente, ma era una scelta assolutamente da evitare quantomeno per buonsenso. Stiamo parlando di professionisti apprezzati e che operano da anni, ci mancherebbe. Se però poi pensiamo che il tandem è con Di Bello, quello che accompagnò il Verona in serie B a scapito dei granata nel 2011 (e che fu promosso dai vertici arbitrali!), la preoccupazione aumenta.
Andiamo poi a questo finale di stagione, in cui tutti o quasi stanno dando il massimo onorando il campionato senza regalare nulla. Certo, il Sassuolo visto all'Arechi e che cercò la vittoria pure in 10 contro 11 era ben diverso da quello arrendevole che perse a Cagliari: acqua passata, ma ricordiamo tutti quei 90 minuti a senso unico, con i neroverdi timorosi e mai pericolosi dalle parti di Cragno pur affrontando una delle peggiori difese della A. Ma Genoa-Juventus di stasera? Allegri ha tolto i migliori a inizio secondo tempo per dar spazio a ragazzini senza esperienza, poi Kean sbaglia un gol a porta vuota al 94' e, sull'azione successiva, viene concesso un rigore molto dubbio ai padroni di casa. Sozza, sopravvalutato, ha indicato il dischetto per un contatto minimo senza ritenere necessario un controllo, mentre ieri hanno impiegato quasi due minuti per accorgersi che Ceccaroni avesse parato un tiro di Fazio. Stendiamo un velo pietoso. E ora che il Napoli è certo del terzo posto e non ha più obiettivi, vi sorprenderebbe se il Genoa sbancasse anche il Maradona e facesse sei punti nelle ultime due? Possiamo solo dire che la Salernitana e alcuni suoi autorevoli rappresentanti hanno manifestato una certa ansia per alcune dinamiche sotto gli occhi di tutti e temono molto, per tanti motivi, la gara di domenica pomeriggio. Anche per questo qualcuno sta preferendo non rilasciare dichiarazioni, pur esprimendo con altri mezzi enorme preoccupazione. Gente che farà di tutto per tutelare la Salernitana in ogni modo "ma potrebbe non bastare". E ci fermiano qui.
Il senso di impotenza rispetto a queste situazioni è frustrante, alla mente di tutti stanno tornando alcune stranezze della stagione 1998-99 che costarono ben oltre una retrocessione sul campo. La Salernitana è stata maltrattata dall'inizio. Prima la querelle iscrizione (Lotito primo responsabile, ma Gravina non aspettava altro), poi la minaccia di esclusione, poi ancora il no al rinvio della partita con la Lazio pur con 14 indisponibili, arbitraggi sempre contro, rigori netti revocati al VAR nientemeno che da Orsato, finanche la minaccia di gara persa a tavolino e squalifica del campo per un pericolosissimo lancio di coriandoli. Le domande da fare sarebbero tante, ovviamente non riceveremo mai risposta. Perchè, ad esempio, Pairetto può condannare la Salernitana alla sconfitta nel derby di Napoli senza ricevere nemmeno una giornata di stop mentre viene sospeso se sbaglia a scapito dello Spezia? Con quale coraggio la società ligure punta il dito contro la classe arbitrale dopo la direzione a senso unico di Valeri qui all'Arechi e l'episodio gravissimo a Milano? Perchè Sepe para un rigore già molto dubbio e si dà la possibilità al Torino di calciarlo di nuovo? Come mai alcuni sedicenti operatori dell'informazione vogliono sporcare l'immagine della Salernitana un giorno sì e l'altro pure chiudendo gli occhi su altre realtà che, da anni, sembrano condannate all'anonimato fino a metà aprile e poi magicamente raggiungono i propri obiettivi? Salerno non chiede favori, ma rispetto. Non pretende di essere "risarcita", ma vuole giocarsela alla pari con tutti senza affrontare avversari invisibili.
Certo, classifica alla mano siamo ancora artefici del nostro destino ma domenica vedremo un Cagliari in versione partita della vita, pronto a combattere su tutti i palloni come di certo faranno Empoli e Udinese pur senza obiettivi di classifica. A favore della Salernitana ci sarà la spinta di 30mila persone, con altre decine di migliaia che sosterranno a distanza ma con medesimo calore. A volte verrebbe voglia di spegnere le tv, strappare i biglietti e non seguire uno sport che la credibilità l'ha persa da tempo e che, in fondo, rende quasi gustosa l'amara Macedonia di qualche settimana fa. Ma la passione è troppo forte, così come la voglia di andare contro tutto e tutti e tentare il miracolo sportivo che metterebbe a tacere tromboni sfiatati a caccia di popolarità. Non succede che non succede...ma se succede...
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