L'arrivo di quattro calciatori sconosciuti ai più ha diviso la tifoseria. Da un lato chi ha grande fiducia nelle potenzialità di De Sanctis e aspetta il verdetto del campo prima di emettere giudizi che rischierebbero di essere affrettati, dall'altro chi rimarca quanto possa essere rischioso affidarsi soltanto a dei "carneadi" senza aggiungere alla rosa gente d'esperienza, che conosca la categoria e possibilmente non soltanto straniera. Perchè, tra problemi di adattamento e tempi di apprendimento, Sousa sarà costretto a un supplemento di lavoro che non eviterà alla Salernitana di presentarsi a Roma non al meglio. Per usare un eufemismo. La prima riflessione parte da qui. All'Olimpico scenderanno in campo 4/11 ereditati dalla vecchia gestione, ci saranno soltanto due difensori centrali a disposizione (tra cui Fazio, ultima gara da titolare a gennaio nella vergognosa gara di Bergamo) e dovremmo vedere Botheim a guidare l'attacco, stanti le condizioni non ottimali di Dia che, di fatto, ha saltato tutto il ritiro.

Con una salvezza acquisita ad aprile e dopo le promesse fatte, ci saremmo onestamente aspettati di più. Come abbiamo sempre rimarcato, c'è qualcosa che ha intaccato l'entusiasmo del presidente. O, comunque, la sua voglia di investire. Con tutto il rispetto non si può passare dal sogno Cavani e l'obiettivo zona sinistra a un ritiro con zero volti nuovi e l'algoritmo per scovare giocatori magari bravissimi, ma che militavano in tornei forse paragonabili alla C2 italiana di una volta. Poi Stewart farà 10-12 gol e saremo tutti felicissimi, ci mancherebbe, e tesseremo con piacere le lodi di un direttore sportivo che, con budget ridotto e mille paletti, ci sta mettendo la faccia assumendosi una bella responsabilità. Certo, il merito della società è di non aver ceduto i big, di aver programmato un grosso investimento per il centro sportivo e di aver rivoluzionato tutto in 18 mesi a suon di investimenti. Non era scontato, dopo aver rasentato l'esclusione da tutti i campionati professionistici, ritrovarsi ad agosto del 2023 con una rosa che vale decine di milioni di euro, 14 calciatori che militano in nazionale, un bomber da terzo posto nella classifica marcatori, un portiere con 5 mondiali e la curva Nord in procinto di riaprire grazie alla battaglia di Maurizio Milan. Ma sul mercato, consentiteci, ci saremmo aspettati qualcosa in più, almeno in termini di rapidità.

E' vero che non è a Roma che bisogna salvarsi, è vero che aver fermato di recente tutte le big non autorizza a far drammi se all'Olimpico dovesse andar male (figuriamoci se siamo appena alla prima giornata), ma il calendario da aprile in poi è tremendo e bisogna arrivare a marzo in una situazione quanto più tranquilla possibile. E per far questo occorrerebbe una partenza super in campionato. Sousa ha già messo le mani avanti, Iervolino si affida agli algoritmi, la gente ha risposto con 11mila abbonamenti sottoscritti e 3500 biglietti venduti per Roma in un'ora e mezza. Per un acino di sale non si butti la minestra: ok le scommesse, ok cedere prima di investire ancora, ok l'ossatura, ma due innesti di spessore e di categoria servono come il pane. Che poi, già così, sulla carta siamo superiori a Verona, Empoli, Lecce e Frosinone è un altro discorso. Ma il Genoa insegna anche che una neopromossa può permettersi di spendere 50 milioni di euro e di formare un terzetto offensivo Retegui-Messias-Malinovsky (con Thorsby a centrocampo) che è tanta roba. Perchè qui non si può?

Sezione: Editoriale / Data: Sab 19 agosto 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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