Cinque punti dalla zona calda della classifica, un momento di lieve flessione, ma anche uno sguardo al futuro: perché per costruire un progetto a lungo termine questo serve. Guardare al futuro. E in questo, seppur con i tanti errori commessi, il presidente Daniele Iervolino sembra abile. 

Non è un mistero che - al netto delle tante critiche rivoltegli la passata stagione - mi stia ricredendo sulla sua figura (solo gli stolti non cambiano idea), e abbia apprezzato tantissimo la scelta di affidare la gestione tecnica al Ds Morgan De Sanctis, coadiuvato da uno dei più abili dirigenti che abbia mai visto lavorare, Simone Lo Schiavo. I tanti anni di C, tra i corridoi del calciomercato e i campi di calcio, mi hanno fatto apprezzare la bontà del suo operato, in una realtà sicuramente molto diversa da quella di Salerno. 
Ma sto apprezzando molto anche il lavoro che il presidente sta facendo "fuori dal rettangolo verde", perché, che piaccia o no, il calcio non è più quello sport romantico che univa popoli, il calcio a oggi è ANCHE un'azienda. Si, "anche maiuscolo", perché ha conservato la componente passionale, ma, come capita per il mondo, è uno sport che si è evoluto a 360°, di fatto divenendo una delle principali industrie del nostro paese (la quarta per fatturato, se non erro). Ecco, per gestire un'azienda servono basi solide, che non possono riguardare solo ed esclusivamente il risultato sportivo, per quanto in Italia si sia troppi figli dei tre punti. Il risultato sportivo conta, ma per mantenerlo nel lungo termine serve una precisa organizzazione, che parte dalle fondamenta. Per "fondamenta" intendo pure l'aspetto materiale del termine, non solo quello metaforico, intendo uno stadio adeguato e un centro sportivo che possa esser fruibile per tutto l'anno, non solo il giorno della gara, un po' come dovrebbe esserlo uno stadio: visione troppo inglese? Forse, ma è l'unico modo per poter sostenere le spese che il calcio adesso chiede. 

Lascio quindi che siano i miei colleghi, per altro anche più bravi di me, a parlare di aspetti maggiormente di campo, io sul resto preferisco concentrarmi. Ben vengano, quindi, i lavori di riprogettazione dell' "Arechi", così come l'individuazione dell'area dove poter costruire un nuovo centro sportivo. Certo, la burocrazia italiana potrebbe esser maggiormente di aiuto, ma questo va beh, è un altro discorso.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 19 ottobre 2022 alle 00:00
Autore: TS Redazione
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