Partiamo da una doverosa premessa: l'editoriale del venerdì è solitamente affidato alla sapiente penna di Enzo Sica, collega giornalista tifosissimo della Salernitana ma soprattutto persona perbene che ci onora della sua amicizia. In questi giorni ha avuto una disavventura personale, ma sta superando un momento difficile con la consueta determinazione e con l'amore della famiglia: caro Enzo, ti aspettiamo quanto prima al tuo posto per parlare di calcio e della nostra squadra del cuore facendo tesoro di tutti i tuoi insegnamenti. La città di Salerno e la tifoseria hanno bisogno come il pane di un gran signore come te, di un galantuomo d'altri tempi che ama visceralmente la Bersagliera e che, il 7 agosto, vogliamo assolutamente abbracciare in tribuna. Ciò detto, soffermiamoci su quanto sta accadendo in casa granata. Nelle settimane scorse non abbiamo nascosto un certo dispiacere per alcune situazioni che hanno suscitato polemiche. L'addio al veleno di un totem come Sabatini, la scelta di puntare su un direttore sportivo alla sua prima vera esperienza, il mancato riscatto di Verdi, Kastanos, Ranieri e Bonazzoli, l'addio di Djuric, la cessione di Ederson e gli zero acquisti prima della partenza per il ritiro avevano agitato le acque, ancor di più dopo aver comunicato i prezzi degli abbonamenti non propriamente in linea con le promesse. Ma alla base di tutto questo c'è un qualcosa che non va assolutamente dimenticato: la Salernitana parteciperà al campionato di serie A per la seconda volta di fila, è reduce da una impresa che resterà a vita nella storia del calcio mondiale e c'è un ritrovato patrimonio d'entusiasmo che non si deve affatto disperdere. Sarebbe bellissimo vivere l'intera prossima stagione in quel clima di trasporto emotivo che, siamo certi, ha giocato un ruolo determinante soprattutto nell'ultimo mese e mezzo, quando pubblico, società, dirigenza e squadra erano un corpo unico e c'era una spinta popolare davvero determinante.
Chi ha salvato due volte la Salernitana in pochi mesi merita fiducia e sostegno. Lecito criticare quando necessario, ci mancherebbe, per buona pace dei soliti noti del web che, non tifosi ma frustrati, ripropongono continuamente i tormentoni sui romani che stanno stancando anche i contestatori più accaniti. Essere tacciati di "nostalgia per Fabiani" o leggere risposte tipo "meritate Lotito" solo perchè si esprime una opinione conferma che parte dell'ambiente, fomentato dai destabilizzatori di professione che vivono di click pur non avendo argomenti, deve crescere e non poco. E questa crescita passa per l'isolamento dei sostenitori di loro stessi che, da due anni a questa parte, propinano favolette infinite ricche di bugie accattivandosi una fetta di pubblico che a stento sa dove si trovi l'Arechi. Ma la tifoseria, quella da spalti e non da social, il salto di maturità l'ha ultimato l'anno scorso e tutti stanno vivendo questo periodo del calciomercato con estrema intelligenza. E' fin troppo evidente che, dopo anni di improvvisazione e di scelte incoerenti o in ottica Lazio, ci sia di base un progetto a medio-lungo termine che punta a trasformare la Salernitana in una piccola, grande realtà del campionato di massima serie pronta a battagliare in tutti gli stadi spinta dallo smisurato amore di quel dodicesimo ruolo che resta patrimonio inestimabile. La decisione è evidente: tenere il meno possibile di una rosa che, pur nella storia, si è salvata con appena 31 punti e record negativi in serie, ripartire da un ottimo allenatore, non trattenere nessuno controvoglia e formare una base di giovani italiani e stranieri di grandissima prospettiva integrandoli, nel tempo, con un paio di elementi di esperienza. Lo diciamo senza giri di parole: crediamo fortemente alla promessa di Milan, a fine mercato siamo certi arriverà un grandissimo attaccante. Non il "nome", ma uno che possa garantire quei 15-20 gol che servono come il pane per trasformare il gioco di Nicola in punti pesanti per la classifica.
Ben venga che i musi lunghi vengano collocati altrove e non inseguiti a vita. Si legge da più parti di un Mazzocchi in direzione Monza. Non sappiamo se la Salernitana si priverà di uno dei protagonisti della salvezza, siamo certi anzi che il terzino possa essere un punto di forza nello scacchiere tattico di Nicola. "Se ci sono scontenti, vengano a parlare da me. Ma avranno ascolto solo se metteranno sul tavolo argomentazioni e giustificazioni valide, altrimenti mi irrigidisco" disse il ds De Sanctis in conferenza stampa rispondendo a una precisa domanda, ritenendo incedibile il ragazzo ma chiedendo a lui - come a tutti - di sentirsi privilegiati a rappresentare una piazza passionale in cui il presidente "paga il giorno prima e mai il giorno dopo". In fondo Mazzocchi, così come altri compagni di squadra, devono a Salerno e alla Salernitana più di quanto i granata debbano a loro. E questo discorso vale soprattutto per Bonazzoli. Ottimo attaccante, ci mancherebbe. Saremmo strafelici di rivedere la sua esultanza sotto la Sud, come accaduto 12 volte in una stagione che lo ha visto alternare performance eccellenti a qualche capriccio che gli costò l'esclusione. Ma anche in questo caso ci vuole riconoscenza per una società che gli ha permesso di tornare alla ribalta dopo un biennio quasi di anonimato, in cui non andava oltre l'etichetta del "predestinato". "Se a 25 anni non sei titolare a Salerno, è obbligatorio porsi qualche domanda" disse Castori prima della trasferta di Torino. 1,4 milioni di euro per quattro anni è offerta assolutamente ottima, non serve offrire brioche o baciare la maglia se poi prevale il dio denaro. Siamo certi che quei sentimenti espressi in pubblica piazza fossero sinceri e che Bonazzoli alla fine accetterà. Viceversa faranno bene tifosi e società a ricordarlo semplicemente come un ex, senza nemmeno tanti applausi quando tornerà da avversario.
Chiudiamo con una riflessione su Colantuono. Abbiamo letto da più parti attacchi meramente populistici di chi, senza avere il coraggio di far nomi, ogni giorno trova un bersaglio verso il quale sfogarsi. Certo, nelle sue gestioni da allenatore le critiche ci sono state e nessuno ha mai nascosto qualche fisiologico errore in un percorso comunque ricco di difficoltà. Ma pensare che un uomo con 30 anni d'esperienza nel mondo del calcio e che ha contribuito a creare il fenomeno Atalanta non sia in grado di dare una mano alla crescita del settore giovanile è folle. E' a busta paga, conosce l'ambiente, ha visionato molti ragazzi del vivaio, ha un sacco di agganci a livello nazionale e internazionale: perchè, dunque, storcere il naso se un settore così delicato è affidato ad un professionista navigato e che, piaccia o non piaccia, ha comunque contribuito a scrivere una pagina di storia? I tifosi facciano i tifosi, i giornalisti facciano i giornalisti. Iervolino, Milan e De Sanctis è terzetto di livello assoluto, vanno sostenuti sempre senza dietrologie stucchevoli che, sette mesi dopo il cambio di proprietà, si sperava d'aver messo nel dimenticatoio. Ma i nostalgici senza argomenti avranno ogni giorno qualcosa da obiettare.
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