Non siamo ancora ai livelli delle reiterate contestazioni a quella che resta, ad oggi, la miglior società della storia. Nè possiamo aspettarci prese di posizione nette come accadeva con Soglia e Aliberti. I tempi sono cambiati, la mentalità è differente, Salerno non ha più il bacino d'utenza di prima e, per fortuna, c'è stato un salto di maturità generale. Tuttavia ecco che la tifoseria si ricompatta dopo mesi di apparente disincanto e avvia una contestazione nei confronti della proprietà targata Iervolino. Finalmente, verrebbe da dire. Per la serie "meglio tardi che mai". 15 minuti di silenzio assordante, in uno stadio che presenterà un colpo d'occhio tale da non reggere il confronto nemmeno con lo zoccolo duro che in C2 riempì lo stadio col Poggibonsi. Poi la distinzione tra il sostegno ad una squadra scarsa, ma che tutto sommato suda la maglia, e una società che ha disatteso tutte le promesse con la compiacenza di buona parte del pubblico e di media che non hanno avuto la forza o il coraggio di raccontare i fatti. Anche se vincesse la Salernitana contro una più che modesta Carrarese, a nostro avviso bisognerebbe tenere la barra dritta. Perchè il problema va oltre il rettangolo di gioco: pur senza sottovalutare il pericolo doppio salto all'indietro, è doveroso ricordare che c'è ancora tempo per recuperare, che il calendario è abbordabile e che una B così scarsa non la ricordavamo da tempo. A nostro avviso, però, la querelle societaria va oltre i 90 minuti della domenica e richiede la presa di coscienza che, senza un cambio ai vertici, si rischia davvero di vivere un fase di ridimensionamento progressivo che la parte sana del tifo e dell'ambiente non merita.
Iervolino, i 1000 paganti in uno stadio da 40mila sono una sua sconfitta. Perchè lei è stato accolto trionfalmente, perchè alla gente andava bene chiunque pur di liberarsi di quegli odiati romani che le hanno lasciato in eredità e per una regola cervellotica un club in A, con bilancio in attivo, tanti milioni nelle casse e per una cifra almeno otto volte inferiore al reale valore. E caro Busso, sarà pur vero che Salerno ha vissuto anche altre retrocessioni (una costò la vita a 4 ragazzi dopo il furto sportivo con Bettin a Piacenza, ma conoscere la storia non è per tutti e forse era meglio non esprimersi), ma è altrettanto vero che eravamo ormai abituati a vincere e convincere, stante il passaggio dalla D alla A in meno di 10 anni, con due coppe in bacheca, il cavalluccio sulle maglie e un centro sportivo rinnovato. Stiamo ancora aspettando il nuovo centro sportivo di Iervolino, lo stadio con il brand internazionale, Cavani in attacco, le iniziative per le famiglie, la zona sinistra della classifica in A e un settore giovanile fiore all'occhiello. Di programmazione, ahinoi, non c'è nulla. Colantuono che va, Colantuono che viene. Il Sabatini-bis che è stato un disastro (anche nella prima era, quella del 7%, di errori ne sono stati fatti tanti). De Sanctis che rischia l'esonero anche a Palermo. Candreva, Gyomber e Ochoa mandati via senza nemmeno tentare di ripartire da loro mentre Sepe firmava un quinquennale e Sambia percepiva un milione di euro netto per guardare le partite dalla panchina.
E, ve lo possiamo assicurare pur con grande tristezza, ci sono tifosi con i capelli bianchi o che seguivano la Salernitana nei campetti sterrati della D che non si emozionano più per un gol, non si arrabbiano per le sconfitte (una sorta di assuefazione al peggio), non vivono l'attesa della gara con l'adrenalina che ci faceva trascorrere delle domeniche da brividi con la nostra squadra del cuore e con tanti compagni di battaglie da stadio che preferiscono restare a casa piuttosto che dare soldi e credito a chi non ha capito che patrimonio abbia ereditato nel gennaio del 2022 che speriamo possa trasformarsi in un 25 aprile 2025. Perchè lo slogan "Liberate la Salernitana" è tornato di moda e, stanti così le cose, non c'è alcun futuro per i nostri colori. Avessimo pareggiato col Sassuolo, vincessimo domenica prossima o venissero a gennaio Ronaldo, Messi e Neymar davvero ci dimenticheremmo di tutto quello a cui stiamo assistendo da due anni, con annessa richiesta di gemellaggio con realtà a noi rivali che Iervolino segue con simpatia? Si dirà: "Se va via chi se la compra?". Cronico tormentone che ascoltiamo perennemente in una piazza che, anche per motivi politico-imprenditoriali, non offre effettivamente grandi sbocchi a chi decide di investire nel calcio. Ma, ad ora, chiunque farebbe meglio. E, se all'epoca avessimo urlato forza Salernitana e non forza Gravina, forse oggi avremmo potuto scrivere un'altra pagina di storia. Chi è causa del suo mal pianga sè stesso.
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