Partiamo da una doverosa premessa: la nostra è una redazione democratica al 100%, tutti i redattori - nei propri articoli- hanno la facoltà di esprimere la propria opinione senza censure preventive e senza richieste editoriali che vadano nella direzione di attaccare ad arte o difendere a priori. E così ieri sera, a mezzanotte, è stato pubblicato un pezzo in cui il collega Ferraiuolo ha elogiato l'operato del tecnico Paulo Sousa indicato come "top player della Salernitana, artefice principale di questo buon inizio di stagione e della salvezza maturata l'anno scorso". E il sottoscritto non vuol certo sminuire i meriti di un allenatore che ha dimostrato di essere capace sostituendo al meglio un Nicola in confusione tecnico-tattica e che, dopo la sconfitta di Verona, rischiava per davvero di retrocedere e di depotenziare un organico di buon livello. Ma questo, consentiteci, non significa doversi sorbire ogni volta le lamentele in conferenza stampa. Da un mese e mezzo, un fine settimana sì e l'altro pure, Paulo Sousa non perde occasione per lanciare stoccate, per esprimere insofferenza e insoddisfazione nei confronti di chi ha avuto il coraggio di affidargli la panchina a febbraio scorso consentendogli, di fatto, di rilanciarsi dopo una serie di esperienze negative condite da risultati negativi, dimissioni e sconfitte. Un minimo di gratitudine non guasterebbe, almeno lavi i panni sporchi in famiglia evitando prese di posizione pubbliche che sanno tanto di "mani avanti" e che alimentano confusione.

Lo abbiamo scritto dopo la gara di coppa Italia, lo ribadiamo oggi: se non è contento di questo gruppo, se si aspettava altro dal mercato, se pensava che una squadra che deve salvarsi potesse spendere 25-30 milioni di euro come nulla fosse allora è libero di andare in sede e rassegnare le proprie dimissioni. Pensi piuttosto a spiegare perchè la Salernitana pareggia tantissimo e vince poco, si interroghi sui tanti infortuni muscolari, narri ai cronisti da dove nasca la scelta di insistere su Bohinen in cabina di regia, Botheim trequartista o Kastanos e Mazzocchi in quella posizione. A proposito di Mazzocchi, togliere la fascia di capitano a un calciatore bravo, carismatico, che un anno e mezzo fa accettava di firmare per una Salernitana virtualmente retrocessa non ci è sembrato opportuno e aumenta gli interrogativi circa la gestione del gruppo. E' stato il mister - tanto per fare un esempio - a mettere fuori rosa Bonazzoli e Sepe, gente che la società avrebbe trattenuto. Patrimoni depauperati in barba agli investimenti milionari del presidente. Mazzocchi ha dato tanto alla causa, ieri ha fatto benino in un ruolo non suo e meriterebbe di essere il capitano, senza nulla togliere a Candreva, Gyomber o altri ragazzi assolutamente degni di rappresentare la maglia granata in massima serie. Anche da queste cose apparentemente piccole possono nascere disguidi e malumori all'interno di una squadra che ieri, grazie alle individualità, all'aiuto del pubblico e ad un pizzico di fortuna, ha sopperito a qualche scelta infelice sfociata in 70 minuti di grande sofferenza.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 29 agosto 2023 alle 12:00
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
vedi letture
Print