Era l'estate del 2020. La prima in piena pandemia. Mentre in città si organizzava ogni sorta di contestazione combattendo la multiproprietà e criticando a prescindere l'operato di Lotito e Mezzaroma, una squadra largamente incompleta partiva per il ritiro di Sarnano capitanata da Fabrizio Castori. In tantissimi provarono a ostacolare la coraggiosa scelta della proprietà, fomentati da qualche pagliaccio che puntò il dito contro un professionista esemplare accusandolo addirittura per aver indossato il laccetto con lo stemma del Trapani. La nostra redazione - e lo diciamo con un velo di sincera commozione - in tempi difficili sotto tutti i punti di vista decise invece di andare controcorrente, di credere fortemente in quell'allenatore e in quel nuovo corso post Ventura. Basta tiki taka sterile, basta passaggi tra portiere e difensore centrale: in quel ritiro stava nascendo una Salernitana arcigna, tremendamente concreta, magari non bellissima da vedere, ma capace di tener testa a tutti gli avversari. Anche a quelli più quotati. L'investimento del sottoscritto consentì ai nostri inviati di raccontare giorno dopo giorno che tipo di lavoro stesse svolgendo lo staff tecnico e quali fossero i reali obiettivi di mercato. Un investimento ampiamente ripagato dal risultato finale, da quel secondo posto fatto di sudore, sacrificio, sagacia tattica e cattiveria agonistica. Tutti "Castorizzati", sin dalle prime amichevoli apparentemente inutili, ma nelle quali vedevamo i calciatori mordere le caviglie all'avversario pur senza punti o trofei in palio. Del resto la mentalità vincente si costruisce nelle piccole cose.
Nel corso del tempo i fautori delle folli teorie del galleggiamento e del freno a mano iniziarono a ricredersi, troppo ghiotta l'occasione per salire su quel carro dei vincitori che, a nostro avviso, doveva essere invece palcoscenico per pochi. Il discorso non è rivolto agli ultras, sia chiaro. Chi segue dappertutto la squadra del cuore ha il sacrosanto diritto di dissentire, di dire la propria. E proprio la curva seppe chiedere scusa, un gesto nobile e intelligente. Ma il resto dell'ambiente avrebbe dovuto chiedere scusa anche a chi, da Sarnano, pur offrendo a proprie spese un servizio gratuito veniva deriso, sbeffeggiato e minacciato quando parlava di Salernitana da promozione allenata da un top player per la categoria. La classica memoria corta dei detrattori a prescindere, quelli che distruggono quasi per professione ma che dovettero riconoscere a Castori e al suo staff d'aver fatto una impresa calcistica con pochi precedenti. Ed è proprio per questo che domani è giusto che il libro scritto dal tecnico marchigiano sia presentato a Salerno in una kermesse organizzata anche dal sottoscritto, quegli Italian Sport Award che chiuderanno l'undicesima edizione con un evento ricco di emozioni e che richiamerà l'attenzione di un pubblico numeroso. Per buona pace di chi, da potenziale attore protagonista, ritorna mestamente dietro le quinte. D'altronde, tra "dietrofront" e fake news, ci sono abituati. Ascolteremo storie di vita, prima ancora che di sport, di un uomo umile, semplice, che piace alla gente proprio per il suo non essere personaggio. Una mosca bianca in un ambiente spesso artefatto, falsamente diplomatico e in cui l'apparire conta più dell'essere. Purtroppo.
Venendo ai fatti di casa Salernitana, obiettivamente c'è un po' di delusione per il mancato arrivo - ad oggi- di quei tasselli che servono come il pane. La proprietà sa da oltre un mese che Candreva, Maggiore e Mazzocchi salteranno la gara col Milan e quelle successive, eppure ad oggi è arrivato soltanto il portiere. Con il rischio di creare un dualismo che, in un ruolo così delicato, è controproducente. Si sta aspettando l'evolversi delle trattative per Zortea e Djuric (che erano già qui a maggio, è una implicita ammissione di colpa), si parla di tanti giovani di belle speranze ma si rischia di perdere di vista la realtà. Perchè, ad oggi, si giocherebbe con Sambia (zero gare da titolare) a cospetto di Theo Hernandez e Leao, con il solo Lassana Coulibaly al top tra i centrocampisti, con la stessa difesa che prende mediamente due gol a partita e con una panchina non all'altezza dell'undici titolare. Iervolino chiude il suo primo anno da presidente con un voto altissimo in pagella, ci mancherebbe, ma ci aspettiamo 2 innesti prima del 4 gennaio. Ed entro il 31 occorreranno un centrale esperto, un esterno destro, due centrocampisti e un giocatore di qualità che salti l'uomo. Il Verdi della situazione che manca come il pane. Chiosa sulla vicenda biglietti. I prezzi sono eccessivi, non in linea con quanto promesso .Ci saranno 28000 spettatori e i numeri sono da brividi, ma in questo modo si favorisce l'occasionale dal cuore rossonero rispetto al tifoso di fede granata che, almeno col Torino 4 giorni dopo, s'aspettava iniziative mirate e costi contenuti. Non sarà così. Il fattore pubblico, a Salerno, può dare tanti punti in più in classifica e ogni singolo spettatore, giocando idealmente con la squadra, può dare una mano. Ma è la società a dover lanciare un segnale. Nel rispetto degli abbonati, ma tenendo conto dei tempi di crisi economica che stiamo vivendo tutti.
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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