“Prima del lockdown ho visto un Empoli in forma e pronto a battere chiunque, dopo la pandemia si sono ribaltate le situazioni. I toscani sono fortissimi e hanno un organico importante, ma vedo una Salernitana atleticamente pronta e tatticamente più organizzata. In un campionato così livellato, ogni dettaglio può spostare gli equilibri e venerdì prossimo può accadere davvero di tutto. Gli spalti vuoti stanno pesando: sia per le  casse delle società, sia perché manca il sostegno ad ogni calciatore. Già prima del Covid c’era stato un calo di spettatori in tutt’Italia a causa della concorrenza televisiva, oggi vediamo un disinteresse generale ed è un problema che va rimarcato. Sono convinto, però, che la riapertura degli stadi garantirà un grande afflusso perché vedere la partita dagli spalti è un qualcosa di completamente diverso”. Così il doppio ex Salvatore Campilongo ai microfoni di TuttoSalernitana.

Il mister, reduce da una bella esperienza a Cava (“Non capisco perché non sono stato riconfermato, ho fatto un grandissimo lavoro e ho dato la possibilità alla società di guadagnare 700mila euro grazie al minutaggio dei ragazzi. Mi avevano chiesto la salvezza, ho ereditato una situazione complicatissima” ha detto in merito con un pizzico di rammarico), parla del collega Gian Piero Ventura: “E’ stato un mio allenatore ai tempi del Venezia, secondo me nella sua carriera ha sbagliato soltanto una cosa: accettare la Nazionale. E’ un insegnante di calcio, non un gestore, è un tecnico da campo che deve avere contatto con il gruppo ogni giorno. E’ un professionista esperto, molto esigente, che organizza bene le sue squadre. Mi auguro che la Salernitana lo possa riconfermare, se oggi i granata hanno quadratura e identità lo devono anche a Ventura. Non era facile riprendere così bene dopo tre mesi di stop, se non quest’anno sono convinto che la Salernitana possa puntare alla promozione in serie A. Bisogna capirlo e imparare a conoscerlo. Non ha un grande rapporto con i calciatori, dopo l’allenamento non trasmette empatia e può essere un handicap per chi non è abituato. Ognuno, però, ha il suo carattere e il suo modo di fare. Io mi ci sono trovato benissimo, altri ne parlano male perché avevano un modo di fare differente”.

Si apre inevitabilmente l’angolo amarcord: “Ho un buon rapporto con la piazza, spesso mi invitano in trasmissioni televisive e la gente mi ha accolto con affetto. Ho fatto il calciatore in una squadra fortissima che doveva stravincere il campionato, ma troppi galli nel pollaio non vanno bene. Meglio avere 2-3 “galli” e più gente che corre. Ho un ricordo splendido della dirigenza, il presidente Soglia era una persona straordinaria e vivevo in un quartiere popolare e innamorato dei granata come Pastena. Sono contento che non si sia incrinato il rapporto anche quando ho allenato realtà storicamente rivali. Uno dei più forti di quel gruppo era Crialesi, ricordo anche Sciannimanico, Di Battista, Di Maria, Ciro Ferrara, Totò De Falco. Una batteria d’attaccanti di tutto rispetto, forse eravamo in tanti e mister Tobia ha fatto un po’ di danni. Troppi gruppi da troppe squadre, si sono create fazioni che non hanno giovato alla squadra e l'ambiente era particolare. Non era uno spogliatoio spaccato, ma senza gruppo non si vince”.

Sezione: Esclusive TS / Data: Gio 23 luglio 2020 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
vedi letture
Print