Otto gol in quattordici partite. Alla vigilia di questa giornata era capocannoniere del girone C a pari merito con Chiricò e Salvemini. Numeri che parlano da soli, ma che per chi mastica calcio come il pane la mattina vogliono dire una cosa sola: Guido Gomez non è un attaccante qualunque, è un'arma letale puntata dritta al cuore della difesa granata.
Napoletano di Vico Equense, classe '94, centottantasei centimetri di fisico e un destro che sembra macchiato d'inchiostro quando firma sui palloni. Gomez è quel tipo di giocatore che Daniele Faggiano aveva corteggiato nella scorsa estate, prima che il Crotone alzasse ul muro. Evidentemente l'offerta economica non era tale da convincerli a cedere il calciatore. Adesso tocca fermarlo, ma fermare uno che si muove come una pantera in area di rigore non è roba da romanticoni del pallone: serve tattica, disciplina, e tanta, ma proprio tanta, cattiveria.
L'anatomia di un predatore
Quando si dice che un attaccante "ha doti tecniche che non c'entrano nulla con la Lega Pro", come sottolineato anche dalla stampa locale, non si fa del complimento spicciolo. Gomez è costantemente in doppia cifra nelle sue stagioni, e quest'anno ha messo la freccia da subito: otto centri nelle prime dodici giornate rappresentano la sua miglior partenza in carriera. Non è solo la quantità, è la qualità delle sue giocate: un senso del gol che rasenta l'istinto animale, unito a una tecnica raffinata che ti permette di finalizzare anche nei frangenti più complicati.
La sua forza principale è l'essere il terminale perfetto di un attacco costruito per valorizzarlo. Il Crotone, pur navigando tra le onde della crisi – tre sconfitte consecutive, contestazione allo Scida e panchina di Longo che traballa – sa che fuori casa ha il miglior attacco del girone con dodici gol segnati. E chi li segna, quei gol? Ovvio: lui, l'uomo in più, quello che quando entra in area si trasforma in un cecchino pronto a far male. Con il piede destro, con quel fisico imponente che gli permette di vincere duelli aerei contro chiunque, Gomez diventa un incubo per ogni difensore.
Come neutralizzarlo
Se la Salernitana vuole davvero continuare la sua rincorsa al vertice – e questa sera serve la vittoria per tenere il passo di Catania e Benevento – dovrà blindare Vladimir Golemic su Gomez. Il grande ex, quello che per cinque anni ha difeso i colori rossoblu prima di scegliere il granata, conosce il suo avversario meglio di chiunque altro. Sa come si muove, dove preferisce ricevere palla, quando attacca lo spazio. E se c'è un uomo che può mettere il lucchetto a Gomez, quello è proprio il gigante serbo.
Ma Golemic non può fare tutto da solo. Serve un lavoro di reparto perfetto, una chiusura delle linee di passaggio che impedisca ai trequartisti crotonesi di innescare il loro bomber. Serve aggressività sui portatori di palla prima che questi possano alzare lo sguardo e cercare il numero nove. Serve, insomma, quella cattiveria che nei momenti topici divide le squadre che sognano la B da quelle che rimarranno incollate all'inferno della terza serie.
La cooperativa del gol granata – Inglese, Ferrari, Ferraris – dovrà fare la sua parte anche in fase di non possesso. Pressing alto, recupero palla immediato, ribaltamento veloce dell'azione: se il Crotone non ha il pallone tra i piedi, Gomez diventa una statua solitaria in mezzo all'area, un gigante silenzioso senza munizioni. E un gigante senza munizioni, all'Arechi, sotto la Curva Sud Siberiano che spingerà come solo lei sa fare, rischia di sparire nel nulla.
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