La classifica sembrerebbe parlare chiaro e risulterebbe quanto mai impietosa per la Salernitana ma è lecito chiedersi se davvero questa squadra e questa società siano le più scarse del panorama calcistico delle massima serie italiana 2023/24. Una maglia nera pesante e gravante che non può non portare chi ama il cavalluccio marino a interrogarsi e a ricercare possibili cause e, ancora più, possibili rimedi al male oscuro che sembrerebbe aver avvolto l'universo tutto della Bersagliera. Lottare per la permanenza in serie A può starci data la dimensione dei granata, ma lottare per l'appunto, non stazionare malinconicamente sul fondo della graduatoria, staccati e privi di fiducia e rabbia agonistica per quanto meno provare a risalire la china e a dare filo da torcere agli avversari di turno. Colpisce la rassegnazione e l'apatia di un organico che mai è riuscito a diventare un gruppo e, soprattutto, amareggia non solo quel che accade, o non accade, sul rettangolo verde, bensì anche quanto avviene in società e quanto traspare dalla quotidianità del sodalizio di via Allende.
A lungo ha riecheggiato in modo sempre più sinistro l'appello a inserire nell'organigramma della Salernitana uomini di calcio, di campo più che di scrivania, per meglio gestire e indirizzare gli eventi di una stagione sportiva nata male e, finora, proseguita peggio. Il solo generoso e commovente Walter Sabatini non può bastare, date le condizioni fisiche precarie che lo hanno costretto, e probabilmente lo costringeranno, a privare della sua presenza il gruppo. In società sono state presenti e sono tuttora orbitanti tante figure professionali, rispettabili e competenti nei propri ambiti, ma che, lo dice la loro storia, non hanno molta attinenza con il mondo del calcio giocato e con le sue complicate alchimie e dinamiche. Iervolino non è il solo a non appartenere a questo mondo pallonaro e a sembrare poco in sintonia con esso, così anche il buon ad Maurizio Milan, così l'avvocato e professore Francesco Fimmano', così pure lo stesso Gianni Petrucci, l'ultimo ad esporsi per correre al capezzale di allenatore e giocatori al fine di comprendere i problemi e provare a contribuire alla loro mitigazione se non risoluzione. Il solo bravo e sempre coinvolto Sasà Avallone può definirsi uomo di campo e di calcio giocato, un uomo che può capire i calciatori e magari leggere meglio e in modo più attendibile tanti campanellini d'allarme che suonano all'interno di uno spogliatoio e che, purtroppo, nel caso dei granata quest'anno sono parsi essere autentiche sirene.
Tra i calciatori con il cavalluccio marino sul petto per praticamente tutta l'annata sembra sia albergata una sorta di negatività, un atteggiamento passivo come se non si avvertisse senso di appartenenza e mancasse voglia di aiutarsi e di soffrire insieme per la causa granata. In una parola pare non vi sia mai stato spazio per il sorriso e per il divertimento mentre si suda e si sgobba in allenamento, niente gag e sfottò di spogliatoio, niente gavettoni in ritiro e niente esultanze collettive davvero sentite e da brividi. Laddove non abbondano i punti di riferimento forti ed autorevoli e allorquando i calciatori non ricevono i giusti input dalla dirigenza, può accadere che sullo spirito di gruppo e sugli obiettivi collettivi possano prevalere gli individualismi e gli egoismi che tanto sono mai digeriti e dannosi per uno spogliatoio. Quali rimedi ora? L'ad Milan, come fiduciario con delega espressa del patron Iervolino, avrà l'oneroso e delicato compito di relazionare la proprietà sullo stato dell'arte nello spogliatoio granata, consultandosi con il vice presidente Petrucci e il più stretto collaboratore del dg Sabatini, Bergamini.
Inutile nascondere che per rimediare davvero ad una situazione particolarmente incancrenita e di difficile ricomposizione potrebbe non bastare il comprensibile ma tardivo pugno duro impostato dalla società, così come anticipare il ritiro o affiancare stabilmente dirigenti ai calciatori durante la preparazione settimanale. Di certo vi è che il club campano giustamente non intende far passare sotto silenzio comportamenti di tesserati di per sé non tollerabili e bene fa a fare sentire la voce del padrone a soggetti che, non lo si dimentichi, sono dipendenti della società che li paga a cadenze regolari. Dispiace dirlo ma non è molto credibile pensare di poter improvvisamente cementare un organico mai coeso e coinvolto a dovere, così come nessuno può avere la bacchetta magica per infondere voglia di crederci e di combattere a calciatori che da soli dovrebbero fare ricorso all'orgoglio ed alla dignità per quanto meno provare a sovvertire un trend di rendimento e di risultati davvero mortificante. Bisogna, tuttavia, provarci perché è doveroso battagliare e sudare per evitare la retrocessione in una serie cadetta che purtroppo tante volte si è rivelata un po' il cimitero degli elefanti di club dal passato prestigioso che hanno dovuto faticare le proverbiali sette camicie per risalire in serie A.
La storia ci tramanda anche di club che hanno finito per porre in essere una sorta di continuo saliscendi tra la massima serie e la cadetteria, comunque stabilizzandosi con alterne fortune ai vertici del calcio nazionale a lungo, ma per poter ambire ad una immediata promozione o per garantirsi un futuro fatto più di serie A che di serie B, occorre organizzarsi, anzi, nel caso della Salernitana, riorganizzarsi, resettare quasi del tutto a giugno, e ciò indipendentemente dalla categoria di appartenenza nella stagione prossima. Iervolino deve dare un segnale importante facendo al più presto chiarezza sul futuro, riuscendo a spingere più lontano lo sguardo, adottando strategie di medio lungo termine per consolidare la base economica ed organizzativa della Salernitana, scegliendo gli uomini giusti al posto giusto, assegnando ruoli, mansioni e competenze ad uomini di calcio e di campo soprattutto.
In caso di retrocessione bisognerà immediatamente calarsi nella diversa realtà del campionato cadetto, che va conosciuto ed affrontato con gli strumenti giusti da parte di chi ne ha esperienza e di chi ne conosce le insidie. La serie B sarebbe meno tecnica e più temperamentale, più dispendiosa e logorante sul lato fisico e, soprattutto, sarà portata a decidersi in primavera, laddove chi avrà più gamba e determinazione avrà molte più chance di spuntarla. In sintesi la governance granata dovrà adottare un profondo rinnovamento di tutte le componenti strutturali e organizzative della Bersagliera, a cominciare dai quadri dirigenziali dell'area tecnica per arrivare ad un organico pressoché da rifare indipendentemente dal salvarsi o dal retrocedere.
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