I soliti soloni diranno che non aspettavo altro per pubblicare un articolo critico, da persona onesta intellettualmente però ritengo vada fatta un'analisi oggettiva della situazione. Con la premessa d'obbligo: 17 punti e +10 sulla zona retrocessione è un bottino ottimo, che poi si passi dal nono all'undicesimo posto poco importa. Conta esclusivamente tener lontane le ultime tre che, obiettivamente, al pari dello Spezia e del Lecce sono, per organico, inferiori ai granata pur esprimendo un gioco migliore. Ed è proprio da qui che partiamo, stavolta senza risparmiarci sull'allenatore. Perchè Nicola non può vivere "di rendita" nè venire in sala stampa a dirci che si è divertito. Ma come, la Fiorentina poteva fare cinque gol, ha assediato l'area di rigore, Sepe ha dovuto fare tre miracoli, la Salernitana ha calciato una sola volta in porta in 135 minuti e lui si diverte? Ogni tanto ammettere delle responsabilità e spiegare i motivi che inducono a fare scelte incomprensibili sarebbe meglio. E' vero che mancavano le due colonne della difesa (e dicemmo in tempi non sospetti fosse un errore rinforzare una retroguardia reduce da 80 gol incassati con Pirola, Lovato, Bronn e Daniliuc...giovani e, in alcuni casi, inadeguati), ma proporre Vilhena esterno contro un rapidissimo Ikonè, cambiare posizione a Mazzocchi ogni dieci minuti, tenere in panchina Dia per questo impresentabile Bonazzoli e costringere un campione come Candreva a giocare quasi terzino è inaccettabile. Diciamoci la verità: questa squadra è performante grazie alla indiscutibile forza dei singoli e allo spirito battagliero, ma sul piano del gioco, delle idee, dell'imprevedibilità i limiti si sono palesati anche sul finire della passata stagione. O abbiamo dimenticato lo 0-4 dell'Udinese e la salvezza raggiunta in quel modo? Si dice poi sia un tecnico abile nella gestione del gruppo, ma cosa deve pensare Kastanos (che l'anno scorso fece quasi sempre bene) quando si vede relegato sempre e comunque in panchina a favore di questo Vilhena? Mistero. Eppure parliamo di un giocatore che conquistò, con una magia, il rigore col Cagliari che permise anche al mister di difendere la serie A. Un pizzico di gratitudine non guasterebbe, due pesi e due misure rischiano di rendere la gestione complessiva poco credibile.

La riflessione va estesa anche all'area dirigenziale. Iervolino ha speso 40 milioni, ma ad oggi solo Dia e Candreva, tra i nuovi, hanno determinato. Bronn, Maggiore, Daniliuc e Piatek sono stati altalenanti, Pirola e Lovato maluccio, Vilhena un disastro, Valencia, Bradaric, Sambia e Botheim quasi non pervenuti. Tutto mentre si facevano andare via Djuric, Verdi e Ranieri che sarebbero costati nettamente in meno e che a Salerno avevano trovato il contesto giusto per esaltarsi. Ora, comunque, diventa obbligatorio non perdere a Monza. E guai a sentirsi già salvi. A gennaio si giocherà contro Milan, Napoli, Atalanta e Juve, gli scontri diretti saranno quasi tutti in trasferta e il Benevento di due anni fa testimonia che un + 10 non autorizza a fare un mercato solo di prospettiva. Occorrono come il pane un esterno sinistro, un difensore centrale di spessore e un centrocampista, oltre a un fantasista che salti l'uomo. La base è ottima, il campionato resta altamente positivo. Ma guai a sentirsi già salvi e a parlare di scontro diretto quando si affronta la Fiorentina...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
vedi letture
Print