A commentare le sensazioni derivanti da una partita tra Bari e Salernitana non poteva non essere un barese che ha giocato a Salerno: Claudio De Tommasi, nato nel capoluogo pugliese cinquantotto anni fa, era arrivato in Campania che aveva solo 19 anni, dopo l'esperienza nelle giovanili della Roma, e nella Salernitana (che anche all'epoca era Unione Sportiva, come adesso, ma giocava nel piccolo stadio Vestuti) ottenne 50 presenze e 6 gol dal '77 al '79, tutti dati raccolti in C1. Però ci furono anche 57 presenze e 7 gol per lui con la maglia biancorossa del Bari dall'82 all'84: con i suoi gol non poté salvare i pugliesi dalla retrocessione in B, però con altri gol ne sancì la pronta risalita nel campionato cadetto. Oggi De Tommasi è uno degli istruttori della scuola calcio Aurora Passepartout di Bari: TuttoSalernitana.com l'ha raggiunto per intervistarlo.
“Le sensazioni vertono più su una parte. La ragione mi dice Bari, perché ha fatto una squadra molto competitiva, che mi dicono che non sta giocando in maniera eccezionale ma è un organico costruito per vincere il campionato. Però il cuore mi dice Salerno, perché ho trascorso due anni e mi sono trovato molto bene, ho conosciuto compagni di squadra che erano dei veri e propri maestri di vita”.

Quali ricordi ha di Salerno?
“A parte il fatto che la città è quella che è, ricordo che il calcio era un calcio diverso, più pulito, più genuino, ed ebbi la fortuna di trovare allenatori come Tom Rosati, e compagni di squadra come Walter Zenga, e altri che avevano giocato nel Bari come D’Angelo, che è purtroppo deceduto, come Gigi Consonni, il grandissimo Lucio Mujesan, come Zazzaro, Di Maio, Gabriellini, quindi sono stati anni fantastici per me come calciatore e come uomo. Molto spesso mi invitavano a cena nelle loro case di Vietri sul Mare”.

Poi è passato a giocare proprio al Bari, era il 1982.
“Ricordo che dovevo andare in A quell’anno, o a Torino o ad Ascoli. Era stato già definito tutto, sennonché poi si mise di mezzo il Bari con Catuzzi e Regalia. Catuzzi era uno dei primi artefici del calcio a zona puro, e per lui andavo bene nella sua squadra. Nel primo anno retrocedemmo in C, poi nel secondo non solo vincemmo il campionato di C1, ma arrivammo in Semifinale di Coppa Italia, credo la prima squadra di C ad arrivarci. Fu un anno storico. Ebbi la fortuna anche di segnare i gol della promozione contro il Benevento”.

Già all’epoca in cui faceva il calciatore c’era il gemellaggio tra i tifosi di Salernitana e Bari?
“Sì, ricordo che venimmo a vincere al mitico Vestuti per 2-1 e fu una partita tranquillissima, normalmente tifata dalle due tifoserie. Poi nel corso degli anni questo gemellaggio si è acuito di più e questo mi rende contento. Sono barese, anche se il ‘mio Bari’ è l’AS Bari, non quello attuale. Senza punto di polemica”.

Un pronostico per domani sera?
“Direi un pareggio. Il Bari è una squadra che gioca più che altro su ripartenze, avendo attaccanti agili: attende per poi ripartire, quindi la Salernitana se mette il cuore granata mai dimenticato, credo che il pareggio sarebbe la cosa migliore”.

Le assenze in casa Salernitana saranno numerose, fino a che punto si possono avvertire?
“Certamente si avvertono, perché ci sono dei meccanismi già messi in opera, le assenze fondamentali avranno un peso sul gioco della Salernitana, un deficit molto pericoloso, ma confido nel vecchio cuore granata”.

Lotito e Mezzaroma secondo lei sanno fare calcio come lei prediligerebbe?
“L’operato è buono, perché la società è tornata a certi livelli. Mezzaroma lo conosco poco, Lotito lo conosco attraverso i giornali, però hanno riportato la squadra a certi livelli. A Salerno almeno la B è d’obbligo”.

E su Paparesta che cosa ci dice?
“Ricordo che il padre mi espulse in una partita Pistoiese-Cavesescherza, parlando dell'ex arbitro Romeo Paparesta – Sinceramente, però, Gianluca Paparesta sta operando bene anche lui come presidente. Ha riformato il settore giovanile, perché se non ci sono giovani nel calcio è inutile continuare in questa manfrina. La cultura calcistica in Italia è quella che è, visto che occorrono i risultati devono giocare i calciatori di un certo livello. Quando guardo i giornali e leggo formazioni con quattordici stranieri, rabbrividisco. Però Paparesta ha operato bene nei due anni”.

Ci viene in mente che il Bari in cui giocava lei era il Bari dei baresi…
“Sì, un Bari molto unito, c’era anche l’altro ex Gabriele Messina, Galluzzo, Totò Lopez, facemmo bene”.

Lei ha segnato 6 gol con la Salernitana, qual è il più bello che ha realizzato?
“Probabilmente il più bello riguarda un Salernitana-Brindisi 6-3 giocato in casa. Un tiro al volo mentre correvo, su assist di D’Angelo, barese anche lui. Comunque il ricordo del Vestuti è sempre vivo perché in quello stadio i tifosi li avevi vicino, perché era uno stadio assolutamente non dispersivo”.

Sezione: Esclusive TS / Data: Gio 05 novembre 2015 alle 22:00
Autore: Orlando Savarese
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