Domani ricorrerà il decimo anniversario della morte di Carmine Rinaldi «Siberiano», capo ultras granata, leader dei Granata South Force. Tutti gli renderanno onore già oggi: video sui social e due striscioni in zona Vestuti con i simboli di Popeye e della folgore nella stella. "Braccio di Ferro racconta Giovanni Avallone, vecchio GSF, oggi infaticabile collaboratore della Salernitana al campo Volpe - era la passione di Carminuccio, un po' come il Maurizio Costanzo Show che vedeva in tv, nella sede di via Indipendenza. Poi via Zara divenne casa nostra, grazie alla generosità del masseur Bruno Carmando. Suonavo la grancassa, Siberiano il rullante e Hubner il tamburo. La prima tessera GSF me la firmò Carmine nel 1981-82". Fu l'anno nel quale i cinque gruppi (le cinque punte della stella) Panthers 77, Fighters, Fedayn, Warriors di Ciccio Rocco e Ultras dei fratelli Rinaldi, quest'ultimi appoggiati alla sede del club Mattioli, scelsero l'unità diventando GSF. Tra i fondatori, Edoardo Vernieri e Mario D'Ambrosio. Il resto è leggenda: la maglia numero 13 sulle spalle del Siberiano in sella alla Harley-Davidson, la 14 su quelle di Ciccio Rocco, "perché undici scendono in campo, il dodicesimo uomo è la curva e noi...". Poi le trasferte con gli 883 in cuffia, i tornei al New Airing, al pattinodromo, lo Scacciapensieri.

LA TRAGEDIA Un giorno - il 12 aprile di dieci anni fa -, Siberiano morì da ultras e da bagnino, davanti alle cabine dello stabilimento Nuovo Mercatello, stroncato da infarto. "È stato un immenso ultras, un esempio: sarà sempre un faro per la tifoseria granata", dice Ninetto Molinara, uno degli amici. Gli ultras al Vestuti lo piansero nella pioggia: bara portata sulla pista d'atletica, lo striscione "Il nostro addio è un arrivederci: salutiamo il Siberiano». Gli resero omaggio le curve d'Italia, tutte. Nella chiesa di Santa Maria a Mare a Mercatello, don Antonio Galderisi lo definì «brigante di cuori», c'erano delegazioni ultras di Cavese e Avellino. A Caserta, a metà degli anni Ottanta, Siberiano difese lo striscione e con alcuni striscioni è stato seppellito. «Siberiano ovunque», pure in Inghilterra per l'Anglo-Italiano: presenti in 12, partenza di lunedì mattina, tappa a Roma per noleggiare due camper, arrivo il mercoledì sera. Chi era il capo degli ultras granata? Saldava ribaltabili e rimorchi di camion nell'officina di famiglia, «viveva ultrà per amare Salerno". Esempi: raccolta fondi per il giovane Lucio Casaburi che doveva essere operato a New York, salvadanaio per i disabili. Ai tempi di Zandonà e degli incassi a rischio pignoramento, l'avvocato Florimonte fece da garante: i tifosi non passavano al botteghino ma alcuni ultras, Siberiano tra questi, raccoglievano i soldi e poi pagavano i giocatori. Nel libro «Educazione East», il compianto Orazio D'Orso, ultras East Side, scriveva: "Prima della trasferta di Pesaro, un politico ci avvicinò: pullman a prezzo ridotto. Raccogliemmo quote ma in agenzia scoprimmo che il bus era stato già pagato. Al ritorno, Siberiano e Ciccio Rocco ci catechizzarono: indipendenza ultras. Proponemmo di versare le quote alla curva ma dissero di conservarle per una scenografia. Così fu». A Telesalerno1, intervistato dalla giornalista Ketty Volpe, il capo ultras si presentò con Ciccio Rocco, Gino Brescia, Gino Bucciarelli. Disse: «La Salernitana è patrimonio della città, non di Casillo. A Salerno non l'ha chiamato nessuno. Non viene un mammasantissima a dirci se volete venire allo stadio, venite, altrimenti state a casa. Quella è nostra, è la nostra vita, la Salernitana".

L'EX PRESIDENTE Il ricordo dell'ex presidente Aniello Aliberti: "Uomo di poche parole, molti fatti nei miei confronti, tanti sguardi, mosso sempre dall'amore per la Salernitana. Lui e gli altri non mi hanno mai chiesto un biglietto: autonomi, indipendenti, quindi potevano contestare, applaudire. Non erano acquistabili lui, Ciccio Rocco e Roy Pagano pur essendo un tridente d'attacco".

Sezione: News / Data: Sab 11 aprile 2020 alle 22:30 / Fonte: il Mattino
Autore: TS Redazione
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