Ieri sera all’Arechi si è visto il meglio e il peggio della Salernitana. Un primo tempo regalato al Sorrento, con i granata che sembravano spaesati, e una ripresa feroce, di quelle che ribaltano la notte e il risultato. Inglese ha rimesso in piedi la partita, Capomaggio l’ha capovolta con il suo primo gol e poi si è buttato nell’abbraccio dei compagni: un gesto semplice, ma pieno di significati, perché racconta di un gruppo che sta imparando a soffrire insieme.

 E poi c’è lui, Antonio Donnarumma. Al 90’, quando il rigore di Santini poteva cancellare tutto, ha detto no. Ci ha messo le mani, i nervi, la rabbia, e soprattutto il cuore di un portiere che porta un cognome pesante. Perché i Donnarumma – da Gigio, oggi al Manchester City, fino ad Antonio, protagonista sotto la curva granata – hanno la porta scritta nel destino. E a fine gara, l’abbraccio dei compagni è stato quasi una liberazione, il segno che la fiducia sta tornando.

 Dodicimila spettatori hanno spinto dall’inizio alla fine, come se fosse già una finale. Tre vittorie in tre partite, nove punti su nove: più di così non si poteva chiedere a una squadra ricostruita da undici-undicesimi. È solo settembre, la strada è lunga e le insidie della Serie C non mancheranno. Ma ieri sera a Salerno si è respirato qualcosa che mancava da troppo: la sensazione che, tra difficoltà e fatica, questa squadra abbia ritrovato il coraggio di rialzarsi.

Sezione: News / Data: Lun 15 settembre 2025 alle 20:30 / Fonte: liratv
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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