Salernitana in versione dottor Dottor Jekyll e Mister Hyde. Perchè la stessa squadra capace di battere big del calibro di Sampdoria, Palermo e Cremonese mettendo in grossa difficoltà Sassuolo, Pisa e Spezia all'Arechi è stata capace di prendere tre gol da una Carrarese che sarebbe eufemistico definire modesta. I 90 minuti di domenica scorsa hanno fatto riemergere problematiche palesi, quella famosa e proverbiale polvere che era stata messa sotto il tappeto nelle settimane precedenti perchè in fondo i risultati davano ragione a Breda ed era giusto darsi un pizzico sulla pancia. Tuttavia i dubbi sulla gestione dello storico capitano iniziano ad essere tanti. A partire dall'aspetto tecnico-tattico: centrocampo troppo lento, Tongya ancora mezzala, calciatori di talento in panchina e una squadra quasi completamente incapace di costruire occasioni da gol. Senza dimenticare le convocazioni ballerine, con gente che passa dalla tribuna al campo - e viceversa - nell'arco di sette giorni: come può, un gruppo, trovare una propria identità se non c'è chiarezza nè equilibrio nelle scelte? Ma è soprattutto l'aspetto psicologico che preoccupa, è evidente che la fatidica scossa non ci sia stata. Con la Cremonese avremmo perso in modo netto senza un Christensen in formato super, a Pisa i granata hanno pensato soltanto a difendersi pur giocando in superiorità numerica per 80 minuti, col Brescia è bastato un gol annullato all'avversario per rivedere i vecchi fantasmi accontentandosi dello 0-0 senza osare.
A Carrara, poi, una Salernitana impacciata, lenta, poco reattiva, surclassata da giocatori che in parte non sarebbero titolari nemmeno in serie C, ma che hanno messo in campo quella garra che è mancata alla Bersagliera. Eppure c'era tutto per ingranare la quinta: uno stadio per metà salernitano, toscani reduci da cinque sconfitte di fila e senza tre titolari e quei piacevoli problemi d'abbondanza che hanno consentito a Breda di scegliere in tutti i reparti contrariamente a quanto accadeva ai suoi predecessori. Contro il Frosinone ci aspettiamo una Salernitana metaforicamente parlando col sangue agli occhi o con l'occhio della tigre se preferite, che faccia capire agli avversari sin dagli spogliatoi che a Salerno non si passa. Ma una rosa composta per lo più da gente giovane, in prestito o a fine carriera ha nel suo DNA la "cazzimma" che invochiamo da tempo? Riflessione poi sul riavvicinamento di Iervolino. Ben vengano le sue dichiarazioni dopo mesi di assordante e ingiustificato silenzio, fa piacere rivederlo al fianco della squadra e la classifica relativa al monte ingaggi certifica che non sono mancati gli investimenti. E abbiamo sempre detto che Sabatini, Petrachi e De Sanctis, con errori a ripetizione, hanno influito sul suo calo d'entusiasmo e sulla scelta di chiudere i cordoni della borsa nell'ultimo biennio. Tuttavia sarebbe stato più utile incontrare tutti i giornalisti, e magari anche qualche esponente della tifoseria, per un confronto costruttivo e per poter rispondere a qualche domanda un tantino più scomoda e non concordata.
Mettiamola così: è un primo passo. L'auspicio è che la paura di retrocedere e la civiltà con cui la piazza sta vivendo il peggior biennio della nostra storia lo possano spingere a dimostrare con i fatti la voglia di ripartire, ma con investimenti concreti e la voglia di riportare il club dove è stato preso con bilancio in attivo a costo irrisorio rispetto al reale valore. Certo, parlare di futuro e di sogno serie A in questo momento così delicato sembra utopistico. La paura di fare il doppio salto all'indietro è ben presente nel cuore e nella mente di ciascuno di noi e il sottoscritto aveva lanciato questo campanello d'allarme addirittura a marzo, quando era palese che regnasse sovrana la confusione e si pensava alla Brera Holdings, a Liverani e alle liti a mezzo stampa con Inzaghi piuttosto che riprogrammare da subito un'immediata risalita come ha fatto il Sassuolo. In chiusura. E' vero che, per una piazza come Salerno, 12-13mila spettatori con prezzi così bassi e una gara decisiva è dato irrisorio. Ma, a pensarci bene e vedendola con obiettività, è un numero anche eccessivo se ripensiamo alle varie tappe di questi 24 mesi sportivamente parlando imbarazzanti e con un unico, grande responsabile. Pensare che, dopo aver visto San Siro e l'Olimpico grazie a Lotito, Mezzaroma e Fabiani, oggi si festeggerà (nella migliore delle ipotesi) una salvezza a scapito di Carrarese, Cittadella e Sudtirol fa storcere il naso. Ma immaginate che dramma sportivo sarebbe ritrovarsi a prendere il pullman numero 4 per andare a fare le trasferte. Ah Iervolino, che disastro!
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