Alfonso Camorani, 42 anni, trascorsi da calciatore con Avellino, Fiorentina, Lecce, Salernitana, Ternana, Teramo e Campobasso, sta vivendo una “nuova vita” da allenatore sulla panchina del Tre Pini Matese. Con la stessa ambizione di quando giocava a calcio al cospetto di grandi campioni.
Camorani, tutto iniziò nel settore giovanile dell’Avellino.
"Sì, con tanti sacrifici. Quando ero piccolo da Caserta arrivavo ad Avellino con mio padre che mi accompagnava, con il passaggio o con il treno. Ho stretto i denti, avevo come obiettivo giocare a calcio e alla fine i risultati hanno ripagato gli sforzi fatti".
Quali i ricordi più bello?
"Ho giocato in tante squadre e le porto tutte nel cuore perchè hanno creduto nel sottoscritto e io le ho ripagate nel miglior modo possibile. In particolar modo, ho un bel ricordo del Campobasso perché, dopo la parentesi irpina dove non mi rinnovarono il contratto, approdai vincendo una Coppa Italia e arrivando ad un punto dalla prima in classifica. Questa esperienza è indelebile e resta nel cuore, giocavo davanti a 15.000 persone, una piazza importantissima. Ho giocato con grandi squadre ma quelle che mi hanno regalato particolari emozioni sono Salernitana e Lecce".
E i gol, invece?
"Ce ne sono tanti. Senz’altro la prima rete in serie B con la maglia della Salernitana. Giocavamo contro la Pistoiese e resta di fatto una rete pesantissima. Cn la maglia del Lecce segnai nel derby contro il Bari, con il Napoli e la rete della promozione in serie A contro il Palermo".
Lei ha giocato contro tanti campioni. Chi l’ha impressionata maggiormente?
"Ho giocato con tantissimi campioni, persone e uomini che nel calcio di oggi, senza nulla togliere, se ne trovano difficilmente. Mi ha impressionato particolarmente Seedorf, aveva una grande forza fisica e quando aveva la palla nella gambe era difficile prenderlo, faceva cose semplici con una velocità assurda. Poi Kakà, Del Piero, Marchisio, Totti. Erano tempi diversi, anche nelle piccole squadre c’erano grandi campioni e non a caso Vucinic è arrivano alla vittoria del campionato con la Juventus. Forse io, nel calcio di oggi, sarei arrivato anche a giocare in Nazionale".
E l’allenatore che le ha dato qualcosa di più?
"Sono stato fortunato, ho avuto grandi allenatori. Mi vengono in mente Zeman, Di Canio, Simoni, Pioli ed Erra che, pur non avendo avuto la fortuna di arrivare in massima serie, è un grandissimo allenatore ed oggi allena la Paganese. Zeman, Delio Rossi e Pioli mi hanno dato qualcosa in più.
Ha indossato tantissime casacche, ognuna con la sua storia calcistica".
Quale pesa di più? "Non voglio fare un torto a nessuno. Ovviamente la Salernitana, la maglia granata ha una storia particolare e la tifoseria è molto esigente. Poi Lecce e Fiorentina sono club importantissimi. Non saprei scegliere. Io gli ho dato tanto e loro mi hanno dato tantissimo. Salerno e Lecce sono 50 e 50".
Della Salernitana cosa ricorda?
"Mi ha dato tantissimo, sarei rimasto a vita a Salerno. Mi trovavo benissimo, sia con l’ambiente che con la squadra ed ebbi modo di crescere in maniera esponenziale. Poi ci fu un battibecco con il presidente Aliberti e le cose andarono diversamente. Lui fece delle scelte, io ne feci altre ma il ricordo di quella maglia e di quegli anni rimane sempre indelebile".

Sezione: News / Data: Lun 11 maggio 2020 alle 09:30 / Fonte: La Città
Autore: TS Redazione
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