SALERNITANA: Mezzaroma-Lotito, festa per tre generazioni

Ci sarà. All’Arechi con i suoi. Claudio Lotito ha già prenotato tre posti sulle poltroncine rosse dello stadio con il nome da principe. Sabato, alle cinque e mezzo del pomeriggio, il (multi) presidente s’accomoderà in Tribuna autorità in buona compagnia. Porterà con sé il figlio Enrico, che della Salernitana è ormai diventato tifosissimo, non solo per “interesse” paterno, e poi la moglie Cristina, che di cognome fa Mezzaroma, sorella del co-patron Marco. Dynasty al completo, allora. In una festa di famiglia tutta tinta di granata. Perché il legame tra la proprietà capitolina e la regina della Lega Pro è ormai un “affare di cuore” per tre generazioni d’imprenditori (l’ultima ancora in età “scolastica”) che in quest’avventura con il cavalluccio marino hanno scoperto molto di più d’un investimento con l’ambizione d’ottenere risultati sportivi (immediati) e di conseguenza - possibilmente -  economici (nel medio lungo termine).

In testa c’è il capostipite Gianni Mezzaroma, il pater familias, e pure il firmatario dell’offerta - targata Morgenstern - presentata sui titoli di coda del bando pubblico nell’estate di quattro anni fa a Palazzo di Città. Proprio lui, il papà di Cristina e Marco, è stato una presenza fissa lo scorso luglio nel ritiro di San Vito di Cadore. Era sempre a bordo campo al fianco della squadra sulle Dolomiti, il cavaliere "ma non c’ho mica il cavallo", rispondeva simpaticamente a chi lo chiamava così), assieme al nipote Enrico, cui la Curva Sud ha dedicato persino un coro d’auguri per il diciottesimo compleanno, “regalo” ricambiato la settimana passata, con una nota intrisa d’emozione e gratitudine pubblicata sul sito di bandiera, nella quale Lotito Jr ha voluto festeggiare la promozione in B dei granata. "Ora, dopo la Lazio, ho un’altra squadra per cui tifare", disse il figlio del multi-patron al 91esimo di Salernitana-Juve Stabia 3-2, nel giorno del suo esordio sugli spalti dell’Arechi. Dove tornerà sabato, in un altro derby, per prender parte a un’apoteosi da 25mila cuori. Lo riporta il quotidiano Metropolis