C’è una cosa che il calcio moderno continua a sottovalutare: la dignità. Non quella dei presidenti, che spesso si scioglie alla prima penalizzazione o difficoltà. Non quella delle Leghe, che si muovono con la leggerezza di un elefante in un negozio di cristalli. Parliamo della dignità dei tifosi. Gente che non firma contratti milionari, non fa conferenze stampa, ma che ogni partita fa la cosa più seria che c’è: crederci.

 A Salerno ci credevano. Alla salvezza, alla partita, all’orario scritto sul biglietto: 20.30, Arechi. Poi è arrivato il colpo di scena. Più che un rinvio, una riscrittura. I playout? Non più. L’avversario? Cambiato. La data? Boh. La motivazione? Se c’è, è nascosta molto bene.  E allora la Curva Sud Siberiano ha fatto quello che pochi sanno fare: ha detto no. Un no civile, rumoroso, orgoglioso. Mille cuori all’esterno dello stadio, striscioni e cori come armi gentili, contro un calcio che prende in giro la passione e la trasforma in decorazione da spot pubblicitario.  

Non andranno allo stadio, né in casa né fuori. Non per rabbia, ma per coerenza. Non si gioca? Bene, allora non si tifa. Questo è il prezzo della dignità: dire basta quando il gioco diventa truccato. A Salerno non vogliono privilegi. Solo il rispetto delle regole e della classifica. Perché c’è un orgoglio, lì sotto la maglia granata, che non può essere rimandato a data da destinarsi.

E tutti coloro che stanno interpretando a piacimento le regole consentendo a chi è retrocesso di sperare ancora e a chi dovrebbe spareggiare di salvarsi dopo il successo contro le riserve del Sassuolo con un rigore inesistente sappiano che hanno fatto un piccolo miracolo: spingere tutte le componenti a compattarsi al fianco della Salernitana come non accadeva da tempo.E la politica a breve sarà sotto la sede della Lega serie B.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 20 maggio 2025 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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